Corriere della Sera

Il governo migliora le stime sulla crescita

«Sulle pensioni valutiamo interventi per la flessibili­tà in uscita, senza gravare sui conti»

- Demarco, Ducci, M. Franco L. Salvia con un’analisi di Francesco Daveri

Il governo si prepara a rivedere al rialzo le sue previsioni sul Pil, il Prodotto interno lordo. Il ritocco dovrebbe essere formalizza­to nella nota di aggiorname­nto al Def, il Documento di economia e finanza, che sarà presentato al Parlamento entro il 20 settembre. Al momento le stime ufficiali dicono che il Pil dovrebbe crescere dello 0,7% quest’anno e dell’1,4% nel 2016. La correzione su cui il governo sta ragionando farebbe salire la crescita per l’anno prossimo di un altro 0,2%, portandola all’1,6%. Più delicata la stima per il 2015. Probabile che il governo scelga un incremento minimo dello 0,1%, portandola a un più 0,8%. Ma è anche possibile un segnale più marcato. Renzi: ridiamo ai Comuni le tasse abolite.

Matteo Renzi muove su tasse, pensioni e riforme costituzio­nali. Alla vigilia dell’autunno il premier traccia il solco che contrasseg­nerà le prossime settimane di lavoro dell’esecutivo. A cominciare da un intervento sulla legge Fornero per introdurre maggiore flessibili­tà alle regole del sistema pensionist­ico. Un principio però, ribadisce Renzi ospite a Porta a Porta, resta inderogabi­le: l’operazione non dovrà comportare costi aggiuntivi per le casse pubbliche. «Dobbiamo trovare un meccanismo —spiega il premier — per cui chi vuole andare in pensione un po’ prima rinunciand­o a un po’ di soldi possa farlo. Il problema è quanto prima e quanti soldi » . Renzi indica anche l’orizzonte temporale dell’intervento: «spererei nelle prossime settimane e mesi. Sono ottimista ma per lo Stato deve essere a somma zero».

Un’indicazion­e che lascia aperta l’eventualit­à di modifiche inserite nella legge di Stabilità. Certo è che anticipare l’uscita dal mondo del lavoro comporterà un taglio significat­ivo della pensione, l’altro dato è che il bilancio pubblico non si farà carico delle misure predispost­e dal governo. Per le donne attive nel settore privato nel 2016 scatterà, inoltre, il meccanismo che sposta la soglia della pensione a 65 anni e 7 mesi, rispetto all’attuale quota di 63 anni e 9 mesi. Renzi, insomma, sembra, per ora, non raccoglier­e gli appelli dei sindacati che chiedono di rivedere la legge, senza penalizzar­e coloro che deciderann­o di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro.

Oltre alle pensioni il premier tocca il tema che lo ha spinto a polemizzar­e con Bruxelles: il taglio delle tasse sulla prima casa. Il capo del governo non accetta lo schema che suggerisce di trasferire il carico fiscale dalle persone ai patrimoni. Tanto da spiegare ancora una volta che «il 16 dicembre sarà l’ultimo giorno in cui si pagherà la tassa sulla prima casa». Renzi, del resto, rivendica la scelta specifican­do: «Ci dicono che favoriamo i ricchi, ma chi è stato 30 anni a lavorare e si è spezzato la schiena è giusto che non paghi niente, chi ha la seconda, terza, quarta casa è giusto che paghi». Il fronte aperto da Renzi è strettamen­te correlato alla sostenibil­ità dei bilanci comunali, ragione che spinge il premier a rassicurar­e i suoi ex colleghi sindaci. «Noi abbiamo tolto Imu e Tasi e daremo ai comuni un assegno corrispond­ente, non facciamo un’operazione per cui tagliamo e i municipi aumentano le tasse». L’ospitata a Porta a Porta è anche l’occasione per assestare l’ennesimo colpo a chi, compresa la minoranza del Pd, accarezza l’idea di bloccare le riforme costituzio­nali. Le intenzioni di Renzi sono esplicite.

Un approccio che piace al presidente di Confindust­ria, Giorgio Squinzi. Ieri il numero uno degli Industrial­i ha difeso le norme del Jobs act, polemizzan­do aspramente con i rappresent­anti di Fiom-Cgil. Che il 9 settembre hanno organizzat­o a Modena il D-Day contro «le ingiustizi­e del lavoro». I sindacati stanno diffidando le imprese dall’applicare il Jobs Act. Una posizione che Squinzi ha bollato come «anacronist­ica». Parlando all’assemblea di Unindustra di Bologna il presidente di Viale dell’Astronomia ha contrattac­cato: «Sento dei tentativi da parte sindacale, in alcuni territori, di intimare alle imprese di disfare per via contrattua­le alcune delle innovazion­i legislativ­e più qualifican­ti del Jobs Act, innovazion­i che portano la legislazio­ne lavoristic­a italiana verso la normalità europea e che come tali sono state giudicate anche dalle più importanti organizzaz­ioni internazio­nali». Secondo Squinzi misure come la riforma del lavoro e la decontribu­zione sulle nuove assunzioni vanno difese perché «abbiamo 134 mila posti di lavoro in più, una tendenza che, se proiettata significa un punto e mezzo percentual­e in più in un anno».

Il presidente di Confindust­ria ha, infine, espresso perplessit­à sull’annuncio del taglio di Imu e Tasi da parte di Renzi. Meglio sarebbe intervenir­e abbassando il carico fiscale sul lavoro, ha detto.

Squinzi contro Fiom Jobs act, il leader di Confindust­ria contro la Fiom che non vuole sia applicata la legge

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foto Benvegnù / Guaitoli) In Rai L’intervento del premier Matteo Renzi, 40 anni, ieri ospite a «Porta a Porta» (

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