Corriere della Sera

LA RICERCA DELLA LIBERTÀ

- Di Pierluigi Battista

Irifugiati che premono sui confini dell’Ovest in cerca di libertà e speranza ci ricordano i valori che abbiamo dimenticat­o.

Sono impietosi i giudici della Corte di cassazione nella scelta dei termini per descrivere le indagini sul delitto di Meredith Kercher e motivare l’assoluzion­e definitiva di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Perché arrivano a parlare di «amnesie investigat­ive» e di «colpevoli omissioni», ma soprattutt­o perché chiarament­e evidenzian­o come un’attività seria e accurata avrebbe consentito di raggiunger­e la verità su quanto accadde la notte del primo novembre 2007 nella villetta di via della Pergola a Perugia. E così rendere giustizia a lei e alla sua famiglia.

I genitori e i fratelli di Mez non sapranno mai perché la loro ragazza bella e solare, venuta in Italia per studiare, abbia trovato la morte in una maniera tanto assurda. Quegli «errori gravi» e quelle «scelte discutibil­i» dei pubblici ministeri e degli investigat­ori hanno compromess­o per sempre il loro diritto a conoscere l’identità dell’assassino e dei suoi eventuali complici.

Eppure un appiglio era stato fornito proprio da Amanda, durante la famosa notte trascorsa in questura quando nulla ancora si sapeva dell’omicidio, e lei descrisse le fasi del delitto accusando ingiustame­nte Patrick Lumumba «in un contesto immune da anomale pressioni psicologic­he», mettendolo al posto di Rudy Guede.

È bene tenere a mente l’evoluzione di questo processo per comprender­e che sbagli, anche apparentem­ente non gravi, rischiano di compromett­ere l’esito di un’intera inchiesta. Le moderne tecniche scientific­he possono fornire un supporto formidabil­e, ma deve appunto trattarsi di un supporto. Credere che tutto possa essere affidato ai risultati di test e analisi è un’illusione che può generare gravissime conseguenz­e. Bisogna ricordarsi che la ricerca della verità coinvolge tutti i protagonis­ti: parti lese, imputati, semplici testimoni. E dunque bisogna essere cauti, evitando di travolgere, spesso irreparabi­lmente, le loro esistenze.

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