Il fronte dei governatori del Sud si è già sfaldato
Un’idea comune sulla lotta alla mafia e alla camorra? Un colpo d’ala sulle politiche per i rifugiati? Nulla di tutto questo. Tutti presi dai loro calcoli «sudisti», già persi nel labirinto delle loro micro vertenze particolaristiche, e alle prese con i tecnicismi di sempre: con i calcoli su possibili sgravi fiscali e improbabili deroghe nell’uso dei fondi comunitari, i governatori meridionali del Pd già rischiano di perdere, prima ancora di giocarla, la partita storica a cui sono stati chiamati, quella dell’unificazione sociale tra Nord e Sud e della costruzione di un ponte tra Europa e Mediterraneo.
Tanto per cominciare, non si sono mai incontrati. Mai tutti insieme. Da quando sono stati eletti, anche se molti continuano a vederli come una squadra geograficamente e politicamente compatta, non si sono mai ritrovati sul campo di gioco, neanche per un palleggio.
Parlare di caso è impossibile. Domenica scorsa, a Potenza, la Cgil li ha invitati tutti a una una sorta di assemblea plenaria. Ebbene, Michele Emiliano, in trasferta dalla Puglia a Torino, non è riuscito a prendere un aereo in tempo per partecipare. Francesco Pigliaru ha avuto difficoltà, dalla Sardegna, «a raggiungere la Basilicata». E Vincenzo De Luca è rimasto a casa senza scuse e senza alibi. Due giorni prima, alla Festa dell’Unità di Milano, stessa storia. Anzi peggio. C’era un seminario sul Sud presieduto dalla presidente del Friuli Serracchiani. Emiliano non si è visto. Altri hanno gentilmente declinato l’invito. De Luca ha superato tutti motivando la sua assenza con queste poche e scortesi parole: «Essere assente a un dibattito non mi farà male, ho cose più importanti da fare». Non è finita. Sabato prossimo ci sarà la Fiera del Levante a Bari. C’è grande attesa per il discorso di Matteo Renzi, perché potrebbe essere quella l’occasione per presentare, o almeno tratteggiare, l’ormai famoso piano per Sud. Ma anche in quella occasione i governatori meridionali non ci saranno. L’Espresso accredita l’ipotesi di una telefonata partita da Palazzo Chigi per invitarli a restare ai loro posti. Emiliano ha fatto sapere di aver ritirato gli inviti per non dare a Renzi l’impressione di un assedio. Le due versioni non si contraddicono. Il dato è oggettivo. Il Fronte del Sud piace più ai giornali che ai diretti interessati. Emiliano, che ieri è stato inserito dal presidente del Consiglio in una sorta di lista nera degli oppositori interni, la mette così: «Un fronte comune? Io lanciai l’ipotesi. Non tutti ne sono entusiasti, come De Luca che è prudente nei rapporti di forza con il governo centrale». Non resta che l’attesa messianica di Renzi e delle sue tavolemasterplan.
Occasioni perse Mai un incontro, mai tutti insieme. Non saranno neppure alla Fiera del Levante