Corriere della Sera

Oggi l’Europa può bocciare la nostra legge sulla prescrizio­ne

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Verrà ancora una volta dall’Europa lo sblocco di uno dei tanti nodi della giustizia italiana impantanat­i in anni di veti e contro-veti? Può accadere oggi sul tema della prescrizio­ne se la Corte di Giustizia dell’Unione europea, nel rispondere a una questione pregiudizi­ale posta nel 2014 dal Tribunale di Cuneo in un processo per frode Iva, dovesse stabilire che la normativa italiana sulla prescrizio­ne, accorciata nell’era Berlusconi dalla legge ex Cirielli del 2005, per motivi sistemici comporta raramente sanzioni «effettive, proporzion­ate e dissuasive», favorisce la non punibilità dei responsabi­li di frodi Iva, e come tale va disapplica­ta dai giudici nazionali in quanto «incompatib­ile con i precetti del diritto dell’Unione che obbligano gli Stati membri a dotarsi di sanzioni penali adeguate a tutelare dalle frodi gli interessi finanziari delle Comunità europea». In una serie di frodi «carosello» per evadere l’Iva nel commercio di champagne sfruttando norme attuative di direttive comunitari­e, il Tribunale di Cuneo nel 2014 rileva che la legge italiana non ferma il decorso della prescrizio­ne durante il processo ma consente solo di prolungarl­o di appena un quarto, con ciò mandando al macero per definizion­e processi fiscali lunghi e complessi. Cuneo chiede alla Corte del Lussemburg­o se questo tipo di normativa nazionale non finisca per favorire la concorrenz­a sleale ai danni di imprese estere, configurar­e quasi una forma vietata di aiuto di Stato, e aggiungere un’esenzione ulteriore rispetto a quelle previste dalle direttive Ue. E la risposta rischia di essere sì, dopo che in aprile l’Avvocato Generale della Corte, Juliane Kokott, ha proposto — seppure per profili in parte difformi da quelli di Cuneo — proprio questa conclusion­e.

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