IL PARADOSSO DI CAMERON: EUROPEISTI, NON LODATE L’UE
Cari imprenditori, non dite che restare in Europa è bello. Perché danneggiate la nostra causa… europeista. È il paradosso di Cameron, il segno di quanto sia complicato il piano per evitare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Lo scoop è sulla prima pagina del Financial Times: il governo conservatore, dietro le quinte, preme sui business leader perché non prendano posizione contro la Brexit. Bocche cucite, altrimenti saremo più deboli al tavolo dei rinegoziati. Se ci mostriamo chiusi in un euroscettico silenzio, questa sembra la strategia, Bruxelles sarà più disposta a scucire le riforme necessarie a togliere munizioni al fronte del No (una fetta del partito di maggioranza, i nazionalisti dell’Ukip) e scongiurare l’addio. L’agenda prevede di strappare un accordo al summit Ue di dicembre o a quello di marzo 2016, così da indire con il vento in poppa per giugno o settembre il fatidico referendum dentro o fuori. Le controverse richieste britanniche (più sovranità ai parlamenti nazionali, meno benefit ai lavoratori che migrano a Londra dai Paesi Ue…) implicano un’ostica modifica dei trattati, comunque impossibile in tempi brevi. Cameron punta a ottenere un qualche impegno vincolante degli altri 27 leader. Un trofeo da gettare nella mischia referendaria. La cui partita inizia incerta, con un sondaggio di ieri che vede la rimonta e il sorpasso Brexit sugli europeisti (43 a 40). Incerta anche per le imprese: la maggior parte non prende posizione, per non inimicarsi consumatori. C’è chi, dal capo dei supermercati Sainsbury al boss della Siemens, è sceso in campo tifando Ue. Ma se ci invitano a stare zitti, si lamenta un anonimo executive al FT, i Brexit prenderanno il largo. Al contrario, per il teorema di Cameron questa ora è la strategia giusta. Un po’ gattopardesca, un po’ alla Varoufakis. Volete restare in Europa? Non parlatene bene.