Corriere della Sera

Saggezza in frammenti con Hume e Aristotele

- Di Arturo Colombo

(Castelvecc­hi, pp. 281, 16,50), nel quale Silvia Calamati, Laurence McKeown e Denis O’Hearn rievocano lo sciopero della fame e la morte del militante dell’Ira che, detenuto nel supercarce­re di Long Kesh, fu eletto nel 1981 al Parlamento di Westminste­r

Un viaggio « dentro » : dentro alcuni fenomeni contempora­nei, al fondo dell’ispirazion­e di artisti, poeti e musicisti, all’interno dei meccanismi di costruzion­e della cultura, e così via. È questo uno dei percorsi da seguire tra le 48 pagine del nuovo numero de «la Lettura», in edicola per tutta la settimana a 50 centesimi.

Il percorso può cominciare ad esempio scoprendo che uno dei luoghi ormai conclamati della trasmissio­ne di cultura, Wikipedia, che utilmente è aperta a continue revisioni e correzioni, è però anche esposta a fenomeni particolar­i. Ne scrive Serena Danna, riportando i dati dello scienziato Gene Likens sulla quantità di modifiche concentrat­e su ben precise voci «calde» o politicame­nte problemati­che, ad esempio relative a clima e inquinamen­to. Di qui una riflession­e più generale: orientare «ciò che si sa» modifica la lectio e la testimonia­nza, del presente, e sposta la realtà. E ci sono agenzie pagate per farlo.

Un tema che fa riflettere su quanto il «dato» del sapere sia sensibile e fragile, e quindi tanto

Epiù importante: ecco perché è preziosa la visualizza­zione pubblicata su «la Lettura», che anticipa un libro in uscita a gennaio per Vallardi, Daily Rituals di Mason Currey. Come spiega Cecilia Bressanell­i nell’articolo che la illustra, la visualizza­zione è dedicata ai riti quotidiani di alcuni geni dell’arte, della letteratur­a e della scrittura, e mette in fila riti privati, orari di scrittura o lavoro, perfino il menu e i tempi di sonno e veglia. Elementi che sono da una parte curiosi — Haruki Murakami si sveglia alle 4, Simone De Beauvoir beveva tè di giorno e scotch di sera, Fellini non dormiva più di tre ore — e dall’altra costituisc­ono un modo un po’ diverso per costruire un archivio biografico.

Non che le vicende intime degli scrittori si specchino direttamen­te nella qualità o nel senso delle loro opere, per riprendere un tema caro a Proust e a Sainte-Beuve: ma certo conoscerle ce li rende più familiari. Così forse capiamo di più l’ispirazion­e noir di Jo Nesbø, ora che lo scrittore norvegese ha raccontato a Stefano Montefiori, per «la Lettura», quanti demoni ci siano stati nella sua vita, a partire dalla scoperta scioccante di essere figlio di un soldato nazista. Un’intervista di cco un mini-libro, che ha un maxi-interesse. Si intitola Conosci te stesso ed è curato da Donald Draper (edizioni Il Melangolo, pagine 95, 7). Raccoglie «gli slogan più famosi della filosofia» su temi altrettant­o eloquenti e incisivi, a cominciare da Abelardo, che sostiene «non si deve credere in nulla se prima non lo si è capito», per concludere con Zenone di Cizio, che precisa: «Due orecchie e una sola bocca devono servirci ad ascoltare di più e a parlare di meno».

Filosofo

Lo scozzese David Hume (1711-1776) esponente del pensiero empirista

L’ispirazion­e

A sinistra, dall’alto: lo scrittore Jo Nesbø (1960); un ex voto di Cosimo II (1609-1621), Museo delle Cappelle Medicee di Firenze. A destra, dall’alto: un’interpreta­zione del simbolo di Wikipedia; una scena dall’Amleto di Giuliano Vasilicò del 1971, spettacolo realizzato con soli quattro personaggi. Al centro, Remedios Varo (1908-1963), Papilla estelar (1958, olio su masonite, particolar­e)

Il supplement­o

Resterà in edicola per tutta la settimana: è il nuovo numero de «la Lettura», in vendita al prezzo di 50 centesimi

Messi insieme — spiega il curatore — «diventano una raccolta di saggezza minima originale e divertente». Basta prendere atto di quanto scrive Aristotele: «Le radici della cultura sono amare, ma i frutti sono dolci». Oppure leggere una frase di David Hume: «L’abitudine è la grande guida della vita umana». Oppure ancora un detto di Ludwig Wittgenste­in: «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere».

Sono esempi che bastano per renderci conto di quale e quanto interesse traspaia dalle tesi sostenute da questi autori, antichi o nostri contempora­nei. Alcuni motti, più che slogan, sono decise prese di posizione, come quando Socrate spiega che «l’importante non è vivere, ma vivere bene», oppure Thomas Hobbes afferma che «l’interesse e la paura sono i principi della società».

Comunque, leggere le tesi di Epicuro, «meglio essere senza fortuna, ma saggi, che fortunati e stolti», come quelle di Bertrand Russell, «il mondo non ha bisogno di dogmi, ma di libera ricerca», e quelle degli altri qui raccolte, contribuis­ce a offrirci strumenti indispensa­bili per orientarci nel complicato presente in cui ci tocca vivere.

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