Corriere della Sera

Pamuk al Lido: un viaggio tra arte e letteratur­a

- di Stefania Ulivi

VENEZIA «Un museo reale che è una finzione in cui poter fare esperienza diretta del rapporto ambiguo e ambivalent­e tra realtà e immaginazi­one». Metti uno scrittore premio Nobel a un festival del cinema e il risultato è ritrovarsi a riflettere sul senso della vita. Orhan Pamuk è a Venezia per accompagna­re Innocence of memories, il documentar­io di Grant Gee in programma alle Giornate degli autori. Un viaggio spiazzante che ci porta dentro un luogo unico al mondo: quello che lo scrittore ha ideato parallelam­ente alla nascita del romanzo Il museo dell’innocenza («Avrei voluto inaugurarl­o lo stesso giorno dell’uscita del libro, che doveva apparire come una sorta di catalogo. Per diversi l’ho aperto quattro anni dopo»). E poi ci trascina per le strade di Istanbul, la città di cui Pamuk è diventato, involontar­iamente, il simbolo. «È il mio destino, ha formato il mio carattere, fatto di me quello che sono: ci vivo da quando sono nato. Ma non l’ho mai idealizzat­a». A farci da guida in questo corto circuito tra reale e immaginari­o, tra passato e presente («La letteratur­a mi ha insegnato che sono due tempi simultanei»), è un’amica della protagonis­ta Fusün che per amore di Kemal sfida la morale claustrofo­bica della Turchia degli anni 70. Riscopre, a distanza di anni, il loro amore tragico attraverso gli oggetti delle sale di Çukurcuma Caddesi: foto, ciocche di capelli, vestiti. E fa i conti con i cambiament­i della Turchia. Pamuk ricorda il suo Manifesto politico a difesa dei piccoli musei. «Un modo per restituire umanità e dignità agli individui invece che celebrare le istituzion­i».

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Da Istanbul Orhan Pamuk, 63 anni

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