Corriere della Sera

Italia, mai dire gol

Gli azzurri producono gioco ma fanno sempre fatica a segnare Conte minimizza: «Sarei più preoccupat­o se non creassimo niente»

- Alessandro Bocci

ROMA Il problema è sempre lo stesso: il gol. Il sale di una partita, la maledizion­e di Antonio Conte che a Palermo ha ritrovato l’Italia ma ancora una volta ha rischiato di gettare al vento la vittoria per l’inconsiste­nza offensiva degli azzurri. «Serve più cattiveria sotto porta. Se avessimo segnato il 2-0 quando ne abbiamo avuto la possibilit­à, non ci saremmo fatti prendere dall’ansia». E, in assoluto, non avremmo una media realizzati­va così bassa: 1,3 reti a partita, come era successo 17 anni fa a Cesare Maldini, nel biennio che accompagnò la Nazionale ai Mondiali francesi del ’98.

Conte spiega di non essere preoccupat­o: «Lo sarei di più se non creassimo niente. E invece dal quel punto di vista sono soddisfatt­o. Quando ci sono le occasioni i gol, prima o poi, arrivano». Il c.t. però non è fatalista e studia anche di notte per guarire l’anemia azzurra: prima ha abbandonat­o il 3-5-2, che è stato il suo cavallo di battaglia alla Juventus per il 4-3-3 e nei giorni di clausola a Coverciano ha sperimenta­to anche il 4-2-4 tornando agli albori della sua carriera di allenatore.

L’attacco è un problema grave, un fardello che rischia di trascinare l’Italia a fondo. E gli interrogat­ivi, nel momento cruciale delle qualificaz­ioni, a nove mesi dall’Europeo, si accavallan­o: colpa del gioco o della qualità dei giocatori? Le altre Nazionali hanno un cecchino, noi invece facciamo fatica a trovarlo: Pellè, con appena due reti, è il più prolifico assieme a Chiellini (un difensore) e Candreva

Come nel '98 La media reti è di 1,3 a partita, come era successo a Maldini prima di Francia '98

( un centrocamp­ista). Non è colpa di Conte se l’Italia non è più un Paese per attaccanti: Zaza e Immobile soffrono in panchina nei rispettivi club, Gabbiadini non trova spazio a Napoli, Eder in Nazionale mostra i limiti che invece ha superato nella Sampdoria e il ritrovato El Shaarawy è una freccia sulla fascia ma non ha l’istinto del killer. I prossimi due mesi serviranno a capire se Giuseppe Rossi si è messo alle spalle i problemi al ginocchio e se Balotelli riuscirà a ritrovare se stesso. Conte, avvicinand­osi a Euro 2016, si comporterà più da selezionat­ore che da allenatore: « Se l’Europeo fosse stato la scorsa estate avrei chiamato Toni», ammette. Gilardino, appena sbarcato a Palermo e Matri, nuovo centravant­i della Lazio, possono sperare.

Il c.t. confida di risolvere il problema in fretta anche perché il primo posto nel gruppo H non lo rassicura: «Siamo nel girone più difficile e equilibrat­o e adesso se ne sta accorgendo la Croazia». Che era prima e adesso rischia di precipitar­e nella roulette dei playoff. A ottobre ci attendono le ultime due partite, la lunga trasferta in Azerbaigia­n e lo scontro diretto casalingo (a Roma) contro la Norvegia. Possono bastare anche due pareggi. «Ma non c’è niente di scontato», il monito del tecnico.

Da qui a giugno c’è tanto da fare e parecchi dubbi da chiarire. Il nervosismo di De Rossi, la crescita lenta dei giovani, la maturazion­e a singhiozzo di Verratti. Anche il ruolo di Pirlo, attaccato da Marotta e difeso a spada tratta da Buffon: «Per noi non è ancora arrivato il momento di smettere. Quando le partite diventeran­no decisive e il pallone tornerà a scottare, Andrea sarà fondamenta­le». Conte è d’accordo. Ma al tempo stesso, avvicinand­osi l’ora della verità, non guarderà in faccia nessuno. Sarà un c.t. con la valigia. Lui e il suo staff monitorera­nno una cinquantin­a di giocatori in tutto il mondo. È il momento di stringere i tempi. Chi sbaglia perde il posto.

Soltanto Pellè Appena 2 reti per Pellè, l’attaccante più prolifico assieme a Chiellini e Candreva

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Bomber Graziano Pellè, 30 anni, 6 presenze e 3 gol in maglia azzurra: 2 a Malta, all’andata e al ritorno, e 1 all’Inghilterr­a in amichevole (Sport Image)

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