Assunti a tempo indeterminato: in sette mesi sono saliti del 35%
ROMA Lentamente, ma il Jobs act, unito ai forti sgravi contributivi, sta cambiando in meglio il mercato del lavoro. Più assunzioni a tempo indeterminato (sia pure senza più la copertura dell’articolo 18), con un incremento del 35,4% nei primi sette mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2014. Ma anche un saldo positivo e crescente tra nuovi occupati e cessazioni: + 706 mila nei primi sette mesi, con un aumento di 235 mila unità rispetto a gennaio-luglio dell’anno scorso. Un trend che conferma le ultime stime dell’Istat sulla crescita dei posti di lavoro.
Infine, diminuiscono le partite Iva: - 6,9% a luglio rispetto a un anno prima, secondo l’Osservatorio del ministero dell’Economia. Calano in particolare quelle individuali (-10,9%) e quelle relative alle società di persone (-9,3%) mentre aumentano quelle per le società di capitali (+6%). Il che dovrebbe essere conseguenza delle norme più severe per combattere le partite Iva fittizie, che in realtà nascondono rapporti di lavoro subordinati, la cui regolarizzazione sarebbe appunto stata favorita dagli sgravi sui contratti a tutele crescenti, osserva lo stesso ministero.
I dati dell’Inps sui nuovi rapporti di lavoro (in attesa che si arrivi a un coordinamento con i dati del ministero del Lavoro e dell’Istat) e le rilevazioni sulle partite Iva, entrambi diffusi ieri, descrivono quindi una situazione in miglioramento. Che però potrebbe aprire un buco nei conti pubblici, già quest’anno. Secondo l’associazione dei consulenti del lavoro, le risorse stanziate dalla legge di Stabilità per gli sgravi contributivi per i nuovi assunti a tempo indeterminato «si sono già esaurite». Calcolando la spesa sui 787 mila assunti con l’esonero contributivo nei primi 7 mesi, dice l’associazione, «sono stati spesi oltre 1,9 miliardi» a fronte degli 1,8 stanziati. Entro fine anno si assumeranno con sgravi 1,15 milioni di persone per quasi 5 miliardi di spesa e un buco di 3 miliardi, è la conclusione. Le stime che circolano in ambito governativo sono più prudenti. Il buco per quest’anno oscillerebbe tra 500 milioni e un miliardo.