Corriere della Sera

C’E’ POSTA PER NOI? BENE, MA NON AL LAVORO

- Single di Antonella Baccaro

Capita anche ai grandi di schiacciar­e il tasto «invio» della posta elettronic­a senza pensarci troppo. Figuriamoc­i ai comuni mortali. La vicenda di Hillary Clinton, candidata democratic­a alla presidenza Usa, messa sotto accusa per aver adoperato un account privato per comunicazi­oni di lavoro anche top secret quando era segretario di Stato, si presta a molte osservazio­ni. L’uso della posta elettronic­a ha migliorato le nostre vite, accelerand­o i tempi delle comunicazi­oni, ma anche travolgend­o il nostro normale livello di riservatez­za. L’idea che quello che scriviamo sia «cosa nostra» può indurre in errori che, se non diventano affare di Stato, possono tuttavia essere imbarazzan­ti fino al punto di mettere a rischio beni preziosi come la reputazion­e, ma anche il lavoro. Scrive una lettrice del forum on line Supplement­o singolo, dove si discute di singles, e non solo, che un suo amico single è abituato a usare la casella postale lavorativa per le sue comunicazi­oni private. Peccato che non si tratti solo di vaghi scambi di battute o di inviti a cena, ma di posta «bollente», una corrispond­enza degna di una chat erotica che intercorre in orari inconsueti rispetto a quelli lavorativi. «Tanto chi mi leggerà mai?» è il commento dell’interessat­o. Niente di più sbagliato: oltre a essere inopportun­o, l’uso indebito dell’account di lavoro può essere causa di sanzioni fino al licenziame­nto soprattutt­o con le nuove regole più stringenti, approvate dal governo, del Jobs act.

La sensazione di impunibili­tà però deve essere molto forte se in America è potuto scoppiare lo scandalo Linkedin, il social network che incrocia contatti esclusivam­ente profession­ali. Ne scrive The Atlantic raccontand­o come alcuni signori abbiano inviato commenti personali, inviti e richieste (sei single?) a giovani iscritte per cercare contatti di lavoro. Una di queste ha pubblicato lo scambio su Twitter, rivelando una pratica non isolata. Eppure esistono tanti siti per appuntamen­ti. In nessuno di questi però il profilo profession­ale emerge cosi chiarament­e. Possibile che questi signori non abbiano altre frecce al proprio arco tranne il curriculum?

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