Corriere della Sera

Proroga sul rientro dei capitali Il «cantiere» su pensioni e sanità

Atteso un gettito fiscale dalla voluntary tra 1 e 5 miliardi

- lorenzosal­via di Lorenzo Salvia © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il primo pezzo della legge di Stabilità è arrivato ieri sera. Ed è la proroga della voluntary

disclosure, la procedura per il rientro dei capitali all’estero che prevede lo sconto sulle sanzioni amministra­tive e lo scudo dal codice penale ma anche il pagamento di tutte le tasse dovute. Una proroga a metà, perché il termine per presentare le domande resta fermo al 30 settembre ma poi ci sarà un altro mese per trasmetter­e tutti i documenti. In ogni caso si tratta di una mossa per attirare gli indecisi che farà salire l’incasso dello Stato. Gli ultimi dati dell’Agenzia delle entrate parlano di 10 mila domande, le stime indicano un gettito aggiuntivo di 3 miliardi di euro. Ma - specie dopo la proroga a metà - la cifra finale potrebbe essere ancora più alta, fino a 5 miliardi.

Da qui verrà una buona fetta di quei 27 miliardi che ieri Matteo Renzi ha fissato come obiettivo per il disegno di legge che il governo presenterà al Parlamento entro metà ottobre. Un extragetti­to che avrà l’effetto di limare il deficit di quest’anno. E che potrebbe alleggerir­e la portata della spending review. Dalla revisione della spesa pubblica dovrebbero arrivare quest’anno 10 miliardi di euro, un obiettivo che solo pochi giorni fa il commissari­o Yoram Gutgeld ha definito «ambizioso». Sempre dal rientro dei capitali all’estero potrebbe giungere una limatura anche alle coperture da trovare grazie alla famosa flessibili­tà sui parametri europei. Non a caso ieri lo stesso Renzi ha detto che non saranno usati tutti i 17 miliardi che fino a pochi giorni fa aveva dato per acquisiti ma che difficilme­nte otterrà. C’è un problema, però. Quella legata alla voluntary disclosure è un’entrata straordina­ria che, dicono le regole di bilancio, non va usata per coprire tagli struttural­i come quelli di Imu e Tasi sulla prima casa. Qui i soldi da trovare non possono essere one shot.

I numeri indicati ieri da Renzi confermano che l’abolizione delle due imposte riguarderà tutte le prima case, anche quelle di lusso. Il premier ha anche detto che «i ricchi pagheranno di più sulle seconde case». Ma questo, salvo sorprese, non dovrebbe indicare un aumento delle aliquote per le case al mare o in montagna: i tecnici del governo hanno avuto il preciso mandato di lavorare a un’ipotesi che non preveda aumenti compensati­vi, politicame­nte scivolosi. Mentre il buco nei conti dei Comuni potrebbe essere ripianato girando loro l’incasso dell’Imu sui capannoni, che oggi va allo Stato. Sulla Google tax, che dovrebbe arginare la pratica di spostare i profitti verso i Paesi più convenient­i dal punto di vista fiscale, è ancora tutto da decidere. Dovrebbe partire nel 2017, dice Renzi. Non subito quindi. E l’annuncio sembra quasi una mossa per mettere pressione all’Unione Europea, che dovrebbe regolare la materia ma non l’ha ancora fatto. Restano da chiarire due capitoli fondamenta­li: la sanità per la quale è molto probabile che venga cancellato l’aumento di 3 miliardi ora previsto dal Patto per la salute. E le pensioni. Sulla flessibili­tà, cioè la possibilit­à di lasciare il lavoro prima con un assegno più basso, Padoan e Renzi usano accenti diversi, il primo molto prudente, il secondo meno. A fari spenti il governo ci lavora ancora.

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