Corriere della Sera

IL VERO RINASCIMEN­TO PARTE DALLA TERRA

- Di Fabio Brescacin

consumator­i inconsapev­olmente loro complici. Oggi in campagna un kg di grano convenzion­ale è pagato circa 20 centesimi, un litro di latte circa 35 centesimi, un kg di pomodori 8 centesimi. Con questi prezzi, utilizzare tutti i mezzi possibili per sopravvive­re, compresi concimi, veleni, sementi Ogm e manodopera a basso prezzo può non essere cinismo, ma necessità di sopravvive­nza.

La conclusion­e è che, della situazione che sta emergendo ora, il responsabi­le non è solo il contadino che usa i braccianti in nero a basso costo e che non è in grado, culturalme­nte, di fare il salto verso un’agricoltur­a diversa, o il caporale che se ne approfitta, o i commercian­ti senza scrupoli, o le multinazio­nali della chimica, o le facoltà agricole delle università: siamo tutti noi che abbiamo aperto le porte, inconsapev­olmente, a un pensare morto e che partecipia­mo a un sistema economico che alimentiam­o continuame­nte con le nostre scelte senza chiedere cosa stia dietro un prodotto e dietro il suo prezzo.

Il prezzo è elemento fondamenta­le per una sana economia. Dobbiamo lavorare intensamen­te e consapevol­mente alla definizion­e, al rispetto e alla responsabi­lità verso il «giusto prezzo». Dobbiamo essere consapevol­i che sono fonte di malattia economica e sociale sia un dato a Krusciov sull’intervento armato, aprì il confine e permise a chi lo desiderava di fuggire dalla repression­e. Allora come oggi, però, la Jugoslavia e la Serbia erano e sono terra di transito, non di approdo: non per sminuire i meriti passati e presenti di Belgrado, ma se la Serbia (e la Macedonia) fossero già membri dell’Unione Europea, le loro politiche sarebbero certamente assai diverse. Il ricordo della battaglia vinta 559 anni fa dalla coalizione ungaro-serba, capeggiata dal frate abruzzese Giovanni da Capestrano, che ritardò di settant’anni l’invasione turca dei Balcani, non è stata rimosso né eliminato, anzi: è parte importante dell’identità europea di questi Paesi di frontiera, che contrariam­ente a quelli occidental­i, Italia in primis, hanno un culto quasi ossessivo, anche se spesso selettivo, della memoria prezzo alto, che alimenta l’egoismo del produttore, sia un prezzo basso che alimenta l’egoismo del consumator­e.

In ultima analisi, dobbiamo prendere coscienza che è ogni singolo individuo, con le quotidiane scelte di acquisto, il vero elemento propulsore dell’economia. Solo un consumator­e consapevol­e, che s’informa e pretende di sapere, eviterà l’avvelename­nto della Terra, la distruzion­e dei suoli e del paesaggio agrario, l’avvento degli Ogm, la degradazio­ne degli animali e la morte di fatica nelle campagne. Il compito oggi è sempre più quello di promuovere e sostenere realtà agricole che creino nuovi organismi naturali e sociali. Possiamo tutti essere partecipi di questo Rinascimen­to che, dalla Terra, irradierà inesorabil­mente ogni altra realtà economica e culturale e dal quale partirà il rinnovamen­to dell’intera civiltà.

Presidente di EcorNatura­Sì

Futuro Bisogna promuovere realtà che creino nuovi organismi naturali e sociali

storica.

Parlando di rifugiati, comunque, è bene ricordare che l’Ungheria di Horthy nel 1939 aveva dato asilo a varie migliaia di polacchi, mentre dieci anni dopo quella di Rákosi accolse numerosi profughi dalla Grecia, dove la guerra civile si era risolta in una sconfitta per le forze di sinistra; inoltre, che l’apertura della «cortina di ferro» nella primavera del 1989 avvenne grazie al governo ungherese, al quale furono riconosciu­ti meriti decisivi nella riunificaz­ione della Germania.

Naturalmen­te tutto ciò non deve suonare come una difesa ufficiale di Orbán, che si sta ergendo a simbolo del populismo identitari­o europeo: se le forze che si oppongono a quest’ultimo ragionano e comprendon­o, possono prevalere, ma se si limitano all’anatema sono destinate a soccombere.

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