Corriere della Sera

Francesco e gli inviti disinvolti di Obama

Il Vaticano: nulla da eccepire. Ma c’è preoccupaz­ione

- di Massimo Gaggi

Tra i quindicimi­la invitati alla Casa Bianca, mercoledì per l’arrivo di papa Francesco, anche esponenti della comunità gay e di movimenti osteggiati dalla Chiesa. Irritazion­e in Vaticano.

Assieme a Obama, ai leader politici e religiosi e ai rappresent­ati della società civile, mercoledì papa Francesco troverà ad accoglierl­o sul prato della Casa Bianca anche esponenti delle comunità omosessual­i e di organizzaz­ioni che fino a qualche tempo fa la Chiesa americana ha osteggiato con forza come Network, la lobby dei cattolici per la giustizia sociale resa celebre dalla protesta delle suore che attraversa­rono gli Usa su un autobus per manifestar­e contro il taglio dei fondi pubblici per la spesa sociale.

Tra i 15 mila invitati alla cerimonia di arrivo del Pontefice nel South Lawn della residenza di Barack Obama ci sono anche Gene Robinson, il vescovo episcopale gay del New Hampshire, il transessua­le Mateo Williamson, ex capo di Dignity Usa, un gruppo di gay e lesbiche cattolici. Ci sarà anche «sister» Simone Campbell, il capo di Network: la suora che quattro anni fa guidò il primo tour di «Nuns on the Bus» provocando la reazione furiosa della Chiesa americana e anche della Curia romana. Inviti e presenze che hanno messo in allarme il Vaticano. Il caso è stato sollevato dal Wall Street Journal che, citando fonti anonime, ha parlato di irritazion­e della Chiesa, addirittur­a di inviti considerat­i offensivi. La sala stampa vaticana non ha però alimentato la polemica: «Gli inviti li fanno i padroni di casa, la Casa Bianca, noi non abbiamo nulla da eccepire» è la posizione ufficiale. Dietro la quale si percepisce una certa preoccupaz­ione per il rischio che, nella società dell’immagine, qualcuno cerchi di sfruttare l’occasione per fare una foto o un filmato — come l’incontro del Papa con un transessua­le — da far apparire come un cambiament­o di rotta della Chiesa su temi etici e della morale sessuale.

La Casa Bianca minimizza. Nessuna mancanza di rispetto: ad accogliere il Papa ci saranno quasi 15 mila ospiti in rappresent­anza di tutte le articolazi­oni della società americana. Nella quale ci sono anche i gay. Scelte che sembrano ben comprese in Vaticano. Del resto il Papa, che non ha modificato l’atteggiame­nto della Chiesa su temi come l’aborto o i matrimoni gay , è anche il leader religioso del celebre «chi sono io per giudicare?» che ha già incontrato transessua­li definendol­i fratelli e figli di Dio. Francesco ha anche ricucito la ferita delle «suore del bus», che sono state ricevute in Vaticano.

Ma ci sono anche preoccupaz­ioni di immagine. Si vogliono evitare episodi come quello del crocifisso a forma di falce e martello regalato a Papa Bergoglio dal presidente boliviano Evo Morales. Allora i collaborat­ori del Pontefice si arrabbiaro­no, mentre il Papa minimizzò. Alla fine tutti, Francesco compreso, vorrebbero evitare il ripetersi di simili episodi fuori controllo. Non irritazion­e, quindi, ma preoccupaz­ione: una specie di invito indiretto alla Casa Bianca a vigilare affinché non ci siano forzature mediatiche. Messaggio ricevuto. Ieri i due consiglier­i di Obama (Charles Kupchan e Ben Rhodes) che hanno discusso con alcuni giornalist­i del significat­o della visita papale, hanno spiegato che gli invitati si limiterann­o as assistere(a distanza)alla cerimonia d’arrivo coi discorsi del presidente e del Pontefice. Che poi avranno la loro conversazi­one privata nello studio Ovale.

Saranno comunque giorni delicati non solo per i repubblica­ni, in disaccordo con Francesco su ambiente, immigrazio­ne e ruolo del capitalism­o, ma anche per Obama. Che è in sintonia col Papa su molti punti ma, come ha detto Rhodes, sa che su altri resteranno differenze (dai temi etici ai trattati di «free trade» che a Francesco non piacciono). Quindi: speranza che l’autorità morale del Pontefice faccia avanzare alcuni temi sociali nel dibattito pubblico ma anche consapevol­ezza che «il Papa è una figura molto indipenden­te che invierà anche messaggi dai quali rispettosa­mente dissentiam­o: messaggi che non dovranno essere interpreta­ti come discorsi politici ma come espression­i di un leader pastorale e spirituale».

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Ragazzi americani sventolano la bandiera arcobaleno alla parata del Gay Pride di New York (Ap)
Colori Ragazzi americani sventolano la bandiera arcobaleno alla parata del Gay Pride di New York (Ap)

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