Corriere della Sera

Red Bull e Ferrari spaventano la Mercedes nelle prove libere

- D.spa.

In palla Kimi Raikkonen (Getty Images) Fantasmi blu e nella notte. Lo spettro della Red Bull che rimette le ali si aggira nel paddock: Daniil Kvyat chiude il venerdì davanti a tutti precedendo di un soffio Raikkonen e il compagno di squadra Ricciardo che già nella prima sessione aveva spuntato un ottimo 3° tempo. Fra blu e rossi si preannunci­a un bel duello per le prime file, come ai vecchi tempi: chi parte davanti in una pista dove i sorpassi sono ostici è a metà dell’opera. Se la giornata inizia con un fuoriprogr­amma — Rosberg che rifila tre decimi a Hamilton — prosegue poi con le Frecce d’Argento in affanno, Lewis non va oltre il 4° tempo e Nico è 7°. La Mercedes è davvero in difficoltà su un tracciato che più della potenza premia l’aerodinami­ca e la trazione oppure ha solo usato regolazion­i prudenti? Buona la seconda per Sebastian Vettel in difficoltà nel trovare il bilanciame­nto giusto della macchina nel giro secco: «Non so cosa sia successo, erano più lente. Ma sono sicuro che torneranno veloci: spesso durante le prove non mostrano tutto il loro potenziale. Come ci aspettavam­o, anche le Red Bull vanno forte». Per il team di Milton Keynes la sfida va ben oltre la pista. Sancito il divorzio dalla Renault (ormai vicinissim­a all’acquisto della Lotus), con Mercedes che ha negato le forniture dei propri motori, l’unica pista aperta per il 2016 resta quella della Ferrari. Sergio Marchionne ha «benedetto» l’accordo, Bernie Ecclestone pure nel tentativo di scongiurar­e l’uscita di scena di una squadra che ha vinto quattro titoli. «Senza un motore competitiv­o ce ne andiamo» ha ribadito Helmut Marko, ma le sue sono parole politiche per chiudere al più presto l’affare. Più tempo passa e più tardi partirà lo sviluppo della monoposto per il prossimo anno. Per tornare alla pista, inizia con il botto il cammino di Alexander Rossi in F1: l’americano si schianta alla prima uscita. Chiamato all’ultimo secondo a sostituire sulla Manor Marussia il titolare Roberto Merhi — il team a corto di soldi offre un sedile a chi paga meglio — ha detto di aver voluto il numero 53 sulla macchina, quello di «Herbie, il Maggiolino tutto matto». Tolto il casco ha un futuro da comico.

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