Lo scandalo Volkswagen tocca l’Europa
Il caso Liquidazione d’oro al manager: 60 milioni
Lo scandalo Wolkswagen coinvolge l’Europa. L’ormai ex ceo Martin Winterkorn, 68 anni, se ne va con una liquidazione record da 60 milioni di euro. Oggi il consiglio di sorveglianza dovrebbe nominare al suo posto Matthias Müller, 62 anni, numero uno di Porsche dal 2010. A lui toccherà il compito di far ripartire il gruppo di Wolfsburg travolto dallo scandalo delle emissioni truccate nei motori diesel, scoppiato in America, ma poi esteso a 11 milioni di vetture nel mondo. Berlino fa sapere che Volkswagen ha manipolato le emissioni anche in Europa. Accuse a Bmw. Controlli in Italia: il ministro dei Trasporti Delrio ha annunciato «test a campione su almeno mille auto diesel di tutti i marchi», con un costo «di 8 milioni».
Volkswagen chiama alla guida il numero uno di Porsche, Matthias Müller. Mercoledì si è dimesso l’ex ceo Martin Winterkorn, 68 anni, che se ne va con una liquidazione di oltre 31 milioni, e una pensione record di 28,6 milioni. Oggi il consiglio di sorveglianza della casa automobilistica dovrebbe nominare al suo posto Müller, 62 anni, ceo di Porsche dal 2010 dopo una carriera costruita tutta all’interno del gruppo tedesco: arrivato nel 1977 come apprendista utensilista in Audi, vi è ritornato nell’84 come junior manager nella divisone It, dopo essersi laureato in informatica all’Università di Scienze Applicate a Monaco di Baviera. A questo manager venuto dalla ex Germania dell’Est (è nato a Chemnitz, in Sassonia) toccherà il difficile compito di far ripartire il gruppo di Wolfsburg, travolto dallo scandalo delle emissioni truccate nei motori diesel, che riguarda 11 milioni di vetture nel mondo.
Berlino fa sa p e re che Volkswagen ha manipolato le emissioni anche in Europa. Alcuni manager nel quartier generale di Wolfsburg hanno riferito alla commissione ad hoc creata dal governo tedesco per indagare sullo scandalo dei gas di scarico che «in Europa i veicoli con i motori diesel 1.6 e 2.0 litri sono interessati dalle manipolazioni», ha dichiarato ieri il ministro tedesco dei trasporti, Alexander Dobrindt.
«Quello che è veramente necessario ora è avere una fotografia chiara della situazione di quanti veicoli ci sono in Europa con il software ingannevole», ha affermato una portavoce della Commissione Ue. La questione verrà discussa nell’incontro con le autorità nazionali di omologazione in programma a Bruxelles nei prossimi giorni. Molti Stati si stanno già mobilitando. Il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, ha annunciato «controlli a campione in Italia su almeno mille auto diesel di tutti i marchi», con un costo previsto «di 8 milioni», mentre il pubblico ministero di Torino, Raffaele Guariniello ha ordinato una serie di accertamenti sulle vetture della casa tedesca che circolano in Italia. In Francia la ministra dell’Ecologia, Ségolène Royal, ha chiesto una commissione che farà test a campione su un centinaio di autovetture.
Sui mercati finanziari è stata un’altra seduta da dimenticare, con i titoli automobilistici in picchiata dopo le speculazioni del giornale tedesco Bild sul possibile coinvolgimento nello scandalo delle emissioni truccate di un modello della Bmw. E a poco è servita la smentita della casa di Monaco, che in Borsa ha perso il 5,5% affossando tutto il comparto. Fca è scesa del 7,5%, Daimler del 4,4%, mentre VW ha chiuso +0,3%.
È una catastrofe che fa cadere altre teste a Wolfsburg: lasciano Wolfgang Hatz, capo dello sviluppo di Porsche, Ulrich Hackenberg, responsabile per lo sviluppo di Audi. Via anche il nuovo direttore dello sviluppo di VW, Heinz-Jakob Neußer, e il numero uno del gruppo in America, Michael Horn. Müller dovrà riconquistare la fiducia di consumatori e investitori. Moody’s e Standard & Poor’s minacciano di tagliare il rating sul credito di VW: se succederà, aumenteranno i costi per finanziarsi. Un altro guaio per il gruppo che rischia fino a 18 miliardi di multa, senza contare i costi per i richiami, il conto miliardario delle potenziali class action e la perdita di quota di mercato. Perciò i 6,5 miliardi accantonati dalla società di Wolfsburg probabilmente non basteranno, avverte il Credit Suisse.