«Contratti, intesa a breve o interverrà il governo»
ROMA «Non si decide sulla base di una singola riunione. Certo, il primo segnale non è stato positivo ma sono ancora fiducioso. Di sicuro il governo non aspetterà in eterno». Filippo Taddei è il responsabile economia del Pd. Sul nuovo modello contrattuale — che darebbe più peso al secondo livello, cioè alla contrattazione territoriale e aziendale — il governo aveva detto di aspettare un accordo fra sindacati e imprenditori. Ma anche che, senza accordo, sarebbe intervenuto per legge.
La settimana scorsa i sindacati Cgil e Uil non si sono presentati all’incontro con Confindustria. Fino a quando
aspetterete prima di intervenire?
«Adesso siamo concentrati sulla legge di Stabilità, che terminerà il suo percorso parlamentare a fine anno. Una volta chiuso quel capitolo riporteremo l’attenzione sui contratti. Spero che nel frattempo le parti sociali abbiano trovato il modo di discutere e il coraggio di trovare una sintesi. Altrimenti saremo noi a fare il passo».
Ma non è che, dietro il potenziamento dei contratti di secondo livello, il vero obiettivo è indebolire il sindacato?
« No, è l’esatto contrario. Non vogliamo buttare a mare il contratto nazionale e tanto meno la contrattazione. Con il Jobs act 250 mila persone hanno trovato un lavoro e più di 500 mila sono passate dal precariato o dal finto lavoro autonomo a un rapporto dipendente. Sono di più, saranno sempre di più. E per le loro condizioni di lavoro da oggi conta di più il contratto collettivo. Per i sindacati è un’opportunità». Pensate a incentivi fiscali? «Possibile ma c’erano e non hanno dato grandi risultati».
Ma cosa può fare il contratto di secondo livello in più rispetto a quello nazionale?
«Un esempio: per i lavoratori stagionali del turismo il problema è aiutarli a riallocarsi in un altro settore quando finisce la stagione. Secondo voi si può fare la stessa cosa in Sardegna e in Romagna?».
La strategia Non vogliamo buttare il contratto nazionale