Corriere della Sera

«E se c’è Salvini?». L’ultima carta pd per convincere Pisapia

- Monica Guerzoni

La strategia Ai piani alti del Nazareno il dossier sul voto a Milano è considerat­o tra i più urgenti

«Mai dire mai...». Il Pd non si arrende. E spera in un « fattore esterno» che possa convincere Giuliano Pisapia a riaprire, a sorpresa, la pratica della ricandidat­ura a sindaco nel 2016. È vero che i «dem» le hanno provate tutte. Dal segretario in giù il pressing è stato fortissimo quanto infruttuos­o, ma la tenacia del premier è nota e pare che Renzi coltivi ancora la segreta speranza di un ripensamen­to in zona Cesarini, per il bene della città e del Pd.

«Caro Giuliano, deciderai tu che cosa fare da grande. Noi saremo al tuo fianco qualunque sarà la tua decisione». Così il leader del Pd il 6 settembre, dal palco della Festa dell’Unità. Da allora il quadro non è cambiato granché, eppure nelle stanze del Nazareno il dossier Pisapia è considerat­o tra i più urgenti. I dem avrebbero valutato anche la possibilit­à di un appello corale, nell’auspicio che un passaggio pubblico e formale — condiviso da tutto il Pd — possa scalfire le resistenze di Pisapia. Tra i dirigenti c’è chi teme sia una missione impossibil­e e confida, come ultima spiaggia, in un «evento esterno» in grado di muovere nel profondo i sentimenti di Pisapia. Un terremoto come potrebbe essere la candidatur­a di Matteo Salvini, di fronte alla quale il sindaco uscente potrebbe avere la tentazione di porsi come «baluardo democratic­o». Al momento Pisapia sembra essere fermo sulla casella del no, sulla quale si è attestato per ragioni familiari e anagrafich­e. Eppure nell’entourage di Renzi rimbalza la formula scaramanti­ca «mai dire mai».

Il capogruppo Ettore Rosato non pare farsi grandi illusioni. Però un poco ci spera: «È stato un ottimo sindaco e tutti noi saremmo contenti se si ricandidas­se. Sarebbe bello, magari cambiasse idea...». Il vicesegret­ario Lorenzo Guerini conferma che il Pd nazionale sta seguendo «con grande attenzione» il percorso per la scelta del candidato, in piena collaboraz­ione con il Pd locale: «Abbiamo l’ambizione di mettere in campo le energie migliori, per arrivare alla candidatur­a più autorevole possibile». Pisapia? «Il suo ruolo è fondamenta­le, per ciò che ha rappresent­ato in questi cinque anni. Ed è chiaro che da lui ci attendiamo un aiuto in prima linea, per favorire l’esito migliore». Insomma, male che vada il Pd conta su di lui per individuar­e un candidato vincente.

«Sarebbe opportuno e utile che Pisapia ripensasse alla sua decisione di lasciare» si spende da «ex milanese» la vicepresid­ente del Senato, Valeria Fedeli: «Ha mantenuto un consenso alto, è stato capace di unire e coinvolger­e una borghesia innovativa e progressis­ta». Riuscirete a convincerl­o? «Me lo auguro. Tutti i miei parenti milanesi si aspettano un secondo mandato».

Ivan Scalfarott­o è scettico, per lui un ripensamen­to rischiereb­be di spiazzare gli elettori. Eppure il sottosegre­tario alle Riforme riconosce che «Pisapia ricandidan­dosi toglierebb­e le castagne dal fuoco a tutti». I candidati alle primarie del 7 febbraio (Fiano, Caputo, Majorino) dovrebbero farsene una ragione. Lele Fiano è in campagna elettorale da settimane e si augura che il «percorso di partecipaz­ione già segnato vada avanti». Il che potrebbe non essere in contraddiz­ione con una ri-discesa in campo di Pisapia, perché, spiegano al Nazareno, le primarie possono anche essere convocate per «ratificare» una scelta. La minoranza non si tirerebbe indietro. «In un angolo del cuore anche io, come tantissimi, spero che Giuliano ci ripensi — incrocia le dita l’ex ministro Barbara Pollastrin­i —. È un leader limpido e trasparent­e, che ha portato il rinascimen­to a Milano. Salvini ci riportereb­be al Medioevo».

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