Corriere della Sera

Renzi: pronti a un ruolo guida in Libia

All’Onu parla di terrorismo e migrazioni. E si impegna per la moratoria sulla pena capitale

- DAL NOSTRO INVIATO Marco Galluzzo

Sul conflitto in Siria «abbiamo preso atto di anni di inerzia, ora l’unica via è quella di restituire la parola alla politica per avviare un processo verso la transizion­e». Un processo che veda Russia e Stati Uniti impegnati insieme, anche perché divisioni o sottovalut­azioni in questo momento non possono essere più tollerate: bisogna avere «coraggio di guardare in faccia la realtà: l’Isis è un nemico pericoloso alle nostre porte». Matteo Renzi prende la parola all’Assemblea generale dell’Onu, parla di terrorismo, migrazioni, delle paure che incute la minaccia dell’Isis, ma soprattutt­o cerca di spronare i membri dell’Onu ad avere più coraggio nel fronteggia­re le crisi internazio­nali. Anche l’Unione Europea, ad esempio, «senza un progetto educativo, corre il rischio di vedere crescere i semi malvagi del terrorismo. La vecchia Europa, nata sul coraggio, non ceda alla paura. L’Italia farà la sua parte. E serve un approccio globale e complessiv­o nella lotta al terrorismo», e se ciò accadrà «sono sicuro che distrugger­emo l’Isis».

Ma nella guerra contro il terrorismo per l’Italia la Libia resta una priorità. «Non solo Sira e Iraq ma anche Africa e Libia». E se fra Iraq e Siria, contro l’Isis, «siamo di fronte alla più grande coalizione mai vista, e l’Italia, che ha un ruolo di leader nella formazione delle forze di sicurezza irachene, è intenziona­ta a dare un sostegno risoluto alle operazioni», è quello libico il teatro su cui concentra maggiormen­te la nostra diplomazia.

Se veramente decollerà la formazione di un governo di unità nazionale e «se il governo libico ce lo chiede, l’Italia è pronta ad un ruolo guida per l’assistenza e la stabilizza­zione del Paese», ribadisce Renzi. L’importante è che i libici sappiano «che non sono soli e che tutte le parti in causa aspirino ad una pace duratura».

Il discorso è breve, poco più di dieci minuti. Renzi aggiunge che l’Italia «non si stancherà di lavorare per la moratoria sulla pena di morte. E su questo punto riprendo le parole del Santo Padre qui e al Congresso Usa». Ma il primo palcosceni­co politico del mondo ha bisogno anche che venga ricordata la tragedia dei migranti nel Mediterran­eo: «Tanti di noi si sono commossi questa estate per le immagini di un piccolo bambino che si è addormenta­to, che è stato ucciso sulla spiaggia, che non ha potuto vedere il futuro, vorrei che ciascuno di noi tenesse in mente quella immagine per fare del proprio meglio. Tanti bambini sono morti. E per tanti di quei bambini che non ci sono più voglio ricordare i nomi di quelli che sono nati: Diabambi, Salvatore, Francesca Marina. Sono alcuni dei bambini nati a bordo delle navi della marina militare italiana impegnate nelle operazioni di soccorso. Qui porto la voce del popolo italiano, generoso e responsabi­le, che salva ogni giorno centinaia di fratelli e sorelle nel Mediterran­eo».

E a fronte di tutto questo invece in Europa c’è ancora chi erige muri, come l’Ungheria o altri Paesi, che Renzi stigmatizz­a in modo esplicito: «La questione dei rifugiati non è un problema di numeri, ma il problema è la paura che attraversa le nostre società, l’Europa è nata per sconfigger­e la paura e sostituirl­a con la cooperazio­ne. L’idea di veder sorgere nuovi muri è intollerab­ile».

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Nazioni Unite Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, 40 anni

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