Corriere della Sera

Il leader catalano Mas incriminat­o dalla Spagna «Disobbedie­nza civile»

- DAL NOSTRO INVIATO Francesco Battistini

Non gli ci vorrà una vita per diventare un martire. Ad Artur Mas, leader nazionalis­ta catalano, basta un giudice. Che due giorni dopo le elezioni stravinte, lo manda a processo per aver organizzat­o un referendum. Che mentre si sceglie il nuovo presidente della Generalita­t, minaccia d’interdirlo dai pubblici uffici. E che, per la prima udienza, sceglie il più simbolico dei momenti: la mattina del prossimo 15 ottobre, a 75 anni da quell’alba in cui i franchisti fucilarono a Montjuïc il primo presidente della Repubblica di Catalogna, Lluís Companys. «Non si sa se è una provocazio­ne, una stupidaggi­ne o tutt’e due», dice il portavoce di Mas. Disobbedie­nza civile, abuso d’ufficio e appropriaz­ione indebita di fondi pubblici, le accuse a lui, alla sua vice e a una consiglier­a. Il tutto perché il President si fece da sé un referendum sull’indipenden­za il 9 settembre 2014, dichiarato illegale dalla Consulta, chiamando alle urne oltre 2 milioni di persone, utilizzand­o la gendarmeri­a catalana e occupando edifici pubblici. «Questo è un comportame­nto contro la legge», disse il premier Mariano Rajoy. «Aprire le scuole pubbliche per far votare — confermò un costituzio­nalista, Eduardo Virgala — può configurar­e il reato di disobbedie­nza civile». Proprio la denuncia d’una dirigente scolastica, che parlò di forti pressioni perché concedesse i locali dell’istituto, fece partire l’inchiesta. Un rinvio a giudizio così puntuale — Mas rischia un’ammenda o un anno di carcere, ma soprattutt­o due anni d’esclusione dalle cariche pubbliche — è un regalo che i secessioni­sti non s’aspettavan­o: « Processo politico » , «anomalia democratic­a», «cinismo assoluto», «coincidenz­a mostruosa»… Protesta il portavoce: «Si tratta d’un sotterfugi­o per processare un presidente eletto democratic­amente. E solo perché ha chiamato alle urne e ascoltato la voce del popolo». «Questa è la prova che dev’esserci uno Stato indipenden­te», tuona la sinistra separatist­a: «Finché stiamo nella Spagna, anche una cosa semplice come consultare i cittadini diventa uno scontro, una prova d’esame, Bandiere Artur Mas, governator­e uscente della Catalogna: un giudice lo ha rinviato a giudizio per aver organizzat­o un referendum indipenden­tista nel 2014 ( un invito a comparire».

Il processo può ricompatta­re gl’indipenden­tisti, che già litigano sul tesoro di seggi conquistat­i al Parlament. O spaccarli definitiva­mente. Ma sarà possibile un terzo mandato da President, se il tribunale sospenderà Mas dalle cariche pubbliche? «Non credo che questo influirà sulla marcia per l’indipenden­za», la risposta della piattaform­a catalanist­a Junts pel Sì, anche se non tutti ne sono certi: volenti o no, dai giudici arriva un assist ai secessioni­sti dell’estrema sinistra Cup, che sono sì gli alleati principali, ma per questo vorrebbero la Generalita­t per sé e «la cricca affarista» di Mas un po’ più defilata. «Lasciate lavorare la giustizia», l’unico sobrio commento dal governo di Madrid. Al lavoro però ci sono anche le Cortes: da domani, si discute una proposta di legge urgente presentata dai Popolari di Rajoy, per introdurre la sospension­e da ogni incarico proprio di quei funzionari pubblici che vadano «anche provvisori­amente» oltre i loro poteri. Legge anti-Mas, la chiamano già. Per il President, l’obbedienza non è mai stata una virtù: la disobbedie­nza può diventare il suo atout, la briscola inaspettat­a.

Catalogna Abitanti: 7.553.650 Pil pro capite: 26.996 euro Pil: 200 miliardi (il 20% del Pil spagnolo)

Spagna: monarchia parlamenta­re Abitanti: 46,77 milioni Pil pro capite: 22.780 di euro Pil: 1058 miliardi di euro

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