Il leader catalano Mas incriminato dalla Spagna «Disobbedienza civile»
Non gli ci vorrà una vita per diventare un martire. Ad Artur Mas, leader nazionalista catalano, basta un giudice. Che due giorni dopo le elezioni stravinte, lo manda a processo per aver organizzato un referendum. Che mentre si sceglie il nuovo presidente della Generalitat, minaccia d’interdirlo dai pubblici uffici. E che, per la prima udienza, sceglie il più simbolico dei momenti: la mattina del prossimo 15 ottobre, a 75 anni da quell’alba in cui i franchisti fucilarono a Montjuïc il primo presidente della Repubblica di Catalogna, Lluís Companys. «Non si sa se è una provocazione, una stupidaggine o tutt’e due», dice il portavoce di Mas. Disobbedienza civile, abuso d’ufficio e appropriazione indebita di fondi pubblici, le accuse a lui, alla sua vice e a una consigliera. Il tutto perché il President si fece da sé un referendum sull’indipendenza il 9 settembre 2014, dichiarato illegale dalla Consulta, chiamando alle urne oltre 2 milioni di persone, utilizzando la gendarmeria catalana e occupando edifici pubblici. «Questo è un comportamento contro la legge», disse il premier Mariano Rajoy. «Aprire le scuole pubbliche per far votare — confermò un costituzionalista, Eduardo Virgala — può configurare il reato di disobbedienza civile». Proprio la denuncia d’una dirigente scolastica, che parlò di forti pressioni perché concedesse i locali dell’istituto, fece partire l’inchiesta. Un rinvio a giudizio così puntuale — Mas rischia un’ammenda o un anno di carcere, ma soprattutto due anni d’esclusione dalle cariche pubbliche — è un regalo che i secessionisti non s’aspettavano: « Processo politico » , «anomalia democratica», «cinismo assoluto», «coincidenza mostruosa»… Protesta il portavoce: «Si tratta d’un sotterfugio per processare un presidente eletto democraticamente. E solo perché ha chiamato alle urne e ascoltato la voce del popolo». «Questa è la prova che dev’esserci uno Stato indipendente», tuona la sinistra separatista: «Finché stiamo nella Spagna, anche una cosa semplice come consultare i cittadini diventa uno scontro, una prova d’esame, Bandiere Artur Mas, governatore uscente della Catalogna: un giudice lo ha rinviato a giudizio per aver organizzato un referendum indipendentista nel 2014 ( un invito a comparire».
Il processo può ricompattare gl’indipendentisti, che già litigano sul tesoro di seggi conquistati al Parlament. O spaccarli definitivamente. Ma sarà possibile un terzo mandato da President, se il tribunale sospenderà Mas dalle cariche pubbliche? «Non credo che questo influirà sulla marcia per l’indipendenza», la risposta della piattaforma catalanista Junts pel Sì, anche se non tutti ne sono certi: volenti o no, dai giudici arriva un assist ai secessionisti dell’estrema sinistra Cup, che sono sì gli alleati principali, ma per questo vorrebbero la Generalitat per sé e «la cricca affarista» di Mas un po’ più defilata. «Lasciate lavorare la giustizia», l’unico sobrio commento dal governo di Madrid. Al lavoro però ci sono anche le Cortes: da domani, si discute una proposta di legge urgente presentata dai Popolari di Rajoy, per introdurre la sospensione da ogni incarico proprio di quei funzionari pubblici che vadano «anche provvisoriamente» oltre i loro poteri. Legge anti-Mas, la chiamano già. Per il President, l’obbedienza non è mai stata una virtù: la disobbedienza può diventare il suo atout, la briscola inaspettata.
Catalogna Abitanti: 7.553.650 Pil pro capite: 26.996 euro Pil: 200 miliardi (il 20% del Pil spagnolo)
Spagna: monarchia parlamentare Abitanti: 46,77 milioni Pil pro capite: 22.780 di euro Pil: 1058 miliardi di euro