Regione e governo trovino un accordo Dimostriamo di saper immaginare il futuro
Il passo decisivo Ora l’idea di portare studenti e aziende ha bisogno del supporto della politica, senza più bizantinismi e garbugli
I terreni sono di proprietà della società «Arexpo», composta da Regione e Comune, oltre che da Fondazione Fiera e Comune di Rho
Cassa depositi e prestiti insieme all’Agenzia del Demanio e su richiesta del Governo hanno presentato a luglio un piano per realizzare un campus universitario della Statale e una cittadella dell’innovazione con Assolombarda.
Un brusco richiamo d’autunno ci informa che a Milano è tornata la nebbia. Una nebbia politica che rischia di offuscare il bicchiere mezzo pieno lasciato da Expo: milioni di visitatori, un ponte sul mondo, una prova d’efficienza da non sprecare nell’interesse del Paese. A un mese dalla fine dell’Esposizione universale nessuno sa dire con certezza come sarà il dopo, chi occuperà quell’area gigantesca di Rho Pero, quali saranno le ricadute sul futuro dell’investimento fatto. Il premier, Matteo Renzi, non può stare a guardare: a tempo ormai scaduto si avanza adagio, un passo avanti e due indietro. A luglio sembrava tutto fatto. A ottobre si ricomincia con i «se»: se Comune e Regione trovassero un accordo definitivo; se il Governo venisse ufficialmente coinvolto; se la Cassa depositi e prestiti trovasse i soldi; se Università Statale e Assolombarda pazientassero ancora un po’; se campus universitario e parco dell’innovazione riuscissero a sopravvivere fino all’elezione del nuovo sindaco... Se, se e ancora se. Non è un bel messaggio. E nemmeno un bel finale di partita. Ricominciare coi ritardi, le critiche, le polemiche, in una fase di rilancio per Milano e per l’Italia. «Il commissario Sala ha lavorato benissimo», ha detto il premier. Ma il dopo Expo è un’altra vetrina: misura l’efficienza delle nostre istituzioni, la nostra capacità di progettare il futuro. Purtroppo ci siamo arrivati al buio e in ordine sparso: la Regione voleva uno stadio, il Comune il Centro agroalimentare, Assolombarda la Silicon Valley e il Governo non pervenuto. Meno male che cinque mesi fa la proposta del rettore dell’Università Statale, Gianluca Vago, ha dato una svolta: trasloco delle facoltà scientifiche dagli edifici obsoleti di Città studi, campus universitario per 5 mila studenti e cittadella della ricerca. Di colpo si è accesa una luce. Il presidente degli imprenditori Gianfelice Rocca ha rilanciato il parco tecnologico e dell’innovazione per aziende piccole e medie, l’Agenzia del demanio ha proposto il trasloco di attività della pubblica amministrazione, restano verde, housing sociale, attività commerciali e residenze, per non creare l’effetto dormitorio. Non ci dovrebbero essere dubbi su quel che si
Questa è l’occasione per testare l’efficienza delle istituzioni: Renzi non può restare a guardare
deve fare, su quel che la politica può fare: accelerare le procedure e andare di corsa verso un accordo. Il massimo interesse pubblico e il minimo interesse partitico. Così si guarda avanti, evitando bizantinismi e garbugli (per non dire di peggio) che rimandano a un passato non troppo lontano, quando Roberto Formigoni e Letizia Moratti litigavano su chi doveva intestarsi la governance dell’Esposizione universale. Governance: ecco la parola che sembra frenare il dopo Expo, lasciando il sito espositivo in pole position per diventare quello che tutti non si augurano: una terra di nessuno. Chi deve decidere? La Regione, forte dell’investimento da 200 milioni dal quale vuole rientrare? O il Governo, che attraverso la Cassa depositi e prestiti dovrebbe entrare con la stessa cifra e un ruolo determinante nella partita? O ancora il Comune, indebolito dall’uscita di campo di Pisapia e in piena bagarre elettorale? La bandierina da piantare è contesa: utile al centrosinistra, importante per il centrodestra. Ma il dopo Expo vale molto di più: ci si gioca la faccia. Il Governo batta un colpo. Non c’è piu tempo (da perdere).