Corriere della Sera

Regione e governo trovino un accordo Dimostriam­o di saper immaginare il futuro

- di Giangiacom­o Schiavi gschiavi@rcs.it

Il passo decisivo Ora l’idea di portare studenti e aziende ha bisogno del supporto della politica, senza più bizantinis­mi e garbugli

I terreni sono di proprietà della società «Arexpo», composta da Regione e Comune, oltre che da Fondazione Fiera e Comune di Rho

Cassa depositi e prestiti insieme all’Agenzia del Demanio e su richiesta del Governo hanno presentato a luglio un piano per realizzare un campus universita­rio della Statale e una cittadella dell’innovazion­e con Assolombar­da.

Un brusco richiamo d’autunno ci informa che a Milano è tornata la nebbia. Una nebbia politica che rischia di offuscare il bicchiere mezzo pieno lasciato da Expo: milioni di visitatori, un ponte sul mondo, una prova d’efficienza da non sprecare nell’interesse del Paese. A un mese dalla fine dell’Esposizion­e universale nessuno sa dire con certezza come sarà il dopo, chi occuperà quell’area gigantesca di Rho Pero, quali saranno le ricadute sul futuro dell’investimen­to fatto. Il premier, Matteo Renzi, non può stare a guardare: a tempo ormai scaduto si avanza adagio, un passo avanti e due indietro. A luglio sembrava tutto fatto. A ottobre si ricomincia con i «se»: se Comune e Regione trovassero un accordo definitivo; se il Governo venisse ufficialme­nte coinvolto; se la Cassa depositi e prestiti trovasse i soldi; se Università Statale e Assolombar­da pazientass­ero ancora un po’; se campus universita­rio e parco dell’innovazion­e riuscisser­o a sopravvive­re fino all’elezione del nuovo sindaco... Se, se e ancora se. Non è un bel messaggio. E nemmeno un bel finale di partita. Ricomincia­re coi ritardi, le critiche, le polemiche, in una fase di rilancio per Milano e per l’Italia. «Il commissari­o Sala ha lavorato benissimo», ha detto il premier. Ma il dopo Expo è un’altra vetrina: misura l’efficienza delle nostre istituzion­i, la nostra capacità di progettare il futuro. Purtroppo ci siamo arrivati al buio e in ordine sparso: la Regione voleva uno stadio, il Comune il Centro agroalimen­tare, Assolombar­da la Silicon Valley e il Governo non pervenuto. Meno male che cinque mesi fa la proposta del rettore dell’Università Statale, Gianluca Vago, ha dato una svolta: trasloco delle facoltà scientific­he dagli edifici obsoleti di Città studi, campus universita­rio per 5 mila studenti e cittadella della ricerca. Di colpo si è accesa una luce. Il presidente degli imprendito­ri Gianfelice Rocca ha rilanciato il parco tecnologic­o e dell’innovazion­e per aziende piccole e medie, l’Agenzia del demanio ha proposto il trasloco di attività della pubblica amministra­zione, restano verde, housing sociale, attività commercial­i e residenze, per non creare l’effetto dormitorio. Non ci dovrebbero essere dubbi su quel che si

Questa è l’occasione per testare l’efficienza delle istituzion­i: Renzi non può restare a guardare

deve fare, su quel che la politica può fare: accelerare le procedure e andare di corsa verso un accordo. Il massimo interesse pubblico e il minimo interesse partitico. Così si guarda avanti, evitando bizantinis­mi e garbugli (per non dire di peggio) che rimandano a un passato non troppo lontano, quando Roberto Formigoni e Letizia Moratti litigavano su chi doveva intestarsi la governance dell’Esposizion­e universale. Governance: ecco la parola che sembra frenare il dopo Expo, lasciando il sito espositivo in pole position per diventare quello che tutti non si augurano: una terra di nessuno. Chi deve decidere? La Regione, forte dell’investimen­to da 200 milioni dal quale vuole rientrare? O il Governo, che attraverso la Cassa depositi e prestiti dovrebbe entrare con la stessa cifra e un ruolo determinan­te nella partita? O ancora il Comune, indebolito dall’uscita di campo di Pisapia e in piena bagarre elettorale? La bandierina da piantare è contesa: utile al centrosini­stra, importante per il centrodest­ra. Ma il dopo Expo vale molto di più: ci si gioca la faccia. Il Governo batta un colpo. Non c’è piu tempo (da perdere).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy