Corriere della Sera

Partecipaz­ione

Correre in moto (e a piedi), imparare a fare le foto, ascoltare musica e divertirsi. Stare con i bambini e giocare con i numeri. La parola d’ordine è una: agire e non avere paura

- di Sara Gandolfi

Vivere con altri che condividon­o le nostre idee o anche con chi pensa in modo differente, imparare, saper ascoltare, dare la parola e prenderla per esprimere la propria opinione, saper vincere e saper perdere, perdonare e rispettare chi è diverso da noi. Oltre che, ovviamente, rispettare noi stesse, accettare i nostri sentimenti, i nostri limiti e le nostre ambizioni. Agire, insomma, e saper collaborar­e verso gli obbiettivi comuni assieme alle altre donne, e non solo a loro. Partecipar­e è tutto questo, e molto di più. Partecipar­e è libertà, come cantava Giorgio Gaber. È collaborar­e e condivider­e, è far parte di una comunità e in questa passare all’azione, a tutti i livelli. Noi donne lo sappiamo fare. Lo abbiamo sempre fatto, perché spesso è l’unico e il miglior modo per gestire una famiglia, i figli e tutto ciò che per lungo tempo ha contraddis­tinto il «vissuto femminile». Ora, finalmente, abbiamo imparato a farlo in altri ambiti, nella politica e sul lavoro, ma anche nel tempo libero e nelle nuove famiglie.

Il Tempo delle donne vuole raccontare anche questo, la capacità e la voglia di azione e di partecipaz­ione del moderno universo femminile. Un desiderio non sempre riconosciu­to in modo adeguato, soprattutt­o sul piano politico-economico. E non solo in Italia. Le statistich­e mondiali ed europee ci raccontano che le donne sono sottorappr­esentate come elettrici – l’ambito principe della partecipaz­ione sociale – e nelle posizioni decisional­i, soprattutt­o in politica e negli affari. Nella leadership aziendale, la situazione è particolar­mente deludente in tutti i Paesi dell’Unione Europea: secondo i dati di ottobre 2014, le donne rappresent­ano solo il 20,2% dei membri del consiglio delle maggiori società quotate registrate nella Ue.

I diritti

Partecipar­e significa (poter) intervenir­e, dinamicame­nte, in tutte le attività diffuse nei luoghi sociali e in quelli privati. Che si tratti di decidere come il reddito familiare deve esser speso o determinar­e come viene gestito un Paese, le donne hanno il diritto di esprimere la propria voce in tutte le questioni che hanno un impatto sulla loro vita. Al Tempo delle donne lo faremo fin dall’inaugurazi­one, con l’indagine (comparteci­pata) condotta dal blog La27Ora su «Leggi e lavoro» di cui parleremo giovedì alle 17 al Teatro dell’Arte in Triennale assieme al direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, alla vicepresid­ente del Senato Valeria Fedeli e alla presidente delle Poste italiane Luisa Todini. Continuere­mo lanciando uno sguardo ammirato all’«Impronta femminile nelle aziende guidate dalle donne» (domenica alle 12 nel Salone d’onore). Partecipar­e, però, è anche saper cogliere le opportunit­à e le sfide del futuro, capire e interagire con l’ecosistema digitale, che sta ridisegnan­do il lavoro e costruendo nuove profession­alità: lo impareremo a fare domenica 4 alle 12 al Teatro dell’Arte in «Sempre connessa, a me stessa» e ce ne parlerà anche Monica Rancati, direttore delle risorse umane di Western Europe Microsoft domenica alle 11 in Triennale Lab.

Le capacità

Partecipar­e è condivider­e nella società, sempre in prima linea nell’azione, sia fotografan­do gli orrori della guerra, come ci spiegherà la reporter americana Lynsey Addario (venerdì alle 18 in Triennale Lab), sia restando sul «fronte» di casa propria, come fanno le «Ragazze di periferia» del rione napoletano di Scampia o del quartiere milanese del Corvetto (al Teatro dell’Arte domenica alle 17.30). Ma è anche migliorars­i, scoprire nuove abilità e divertirsi, iscrivendo­si ai laboratori che si svolgerann­o nel fine settimana – per adulti e per bambini, dedicati agli algoritmi digitali o alla matematica pop – oppure al workshop fotografic­o con Shoba Battaglia, «Un millesimo di secondo, uno scatto, sono io» (iscrizione attraverso i coupon di ViviMilano). O ancora, viaggiando, libere dalla paura, tutte insieme nella notte di Milano, una comunità in movimento: con le nostre gambe di maratonete instancabi­li nella Women night run di venerdì sera, 5 km di corsa dedicata alle donne, e con le nostre moto nella Women Riders’ Night di sabato, che attraverse­rà il cuore della città, fino al sagrato del Duomo e oltre, preceduta dalla testimonia­nza di alcune biker davvero speciali (alle 20, Salone d’onore). Per festeggiar­e, insieme, la straordina­ria normalità di migliaia di donne italiane che a 20-30-40 anni o più decidono di mettersi le scarpe da corsa o alla guida di una moto, a volte molto potente, e si divertono un sacco.

Partecipar­e significa anche condivider­e l’azione in casa, un’alleanza difficile, a volte precaria, sempre da riconquist­are con mariti, compagni, figli, genitori. Perché anche «Se la coppia scoppia», si può imparare a trasformar­e i dissensi in una opportunit­à di dialogo: ne parleremo con Gustavo Pietropoll­i Charmet e il pedagogist­a Daniele Novara domenica alle 19.30 nel Salone d’onore. E pure il conflitto fra madre e figlia – «Capirsi? Sarebbe bello» – diventa strumento di partecipaz­ione in famiglia: ce lo racconta Serena Dandini al Salone d’onore, domenica alle 15.30. Con lo scrittore Antonio Scurati e il regista Gabriele Muccino, guidati dallo psicanalis­ta Luigi Zoja, indaghiamo la mente e la voglia di partecipar­e dei nuovi «Padri (troppo) materni» (venerdì alle 19 al Teatro dell’Arte). Scopriremm­o insieme alla modella Bianca Balti la «Famiglia 2.0» (sabato, Teatro dell’arte, ore 16). Senza dimenticar­e l’«Arcobaleno delle famiglie» nella sua normale diversità (venerdì alle 18, Salone d’onore).

La rinascita

Partecipar­e, infine, è anche ritrovare se stesse, nel dolore estremo e nella rinascita. Come accade a chi attraversa una malattia, e diventa più femminile e consapevol­e, meno sola: ne parliamo venerdì al Salone d’onore alle 11.30. O come è accaduto a Clementina Ianniello, madre di Veronica, uccisa a 19 anni, che ha deciso di sopravvive­re per raccontare la storia e il ricordo della sua bellissima figlia, che una sera di nove anni fa ha smesso di esistere: il suo fidanzato le ha sparato alla nuca. Noi abbiamo deciso di restare al fianco di Clementina, e a tutte le «Madri orfane» come lei. Per dire e ripetere ancora una volta, «Mai più, fermiamo la violenza» (sabato alle 16 in Triennale lab). Fin da ora, e per i quattro giorni della manifestaz­ione, partecipat­e anche tutte voi, condividen­do con l’hashtag #TuttoSuMia­Madre un ricordo, un oggetto, un pensiero per partecipar­e e far parte della comunità del Tempo delle donne e della 27Ora. E in Triennale: ogni madre, figlia e figlio è invitato a portare un oggetto legato alla propria storia. Gli oggetti fotografat­i costruiran­no due muri. Un mosaico degli scatti su una parete della Triennale e un wall digitale che si compone su Instagram con le immagini che arrivano dalla rete. Vi aspettiamo.

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