Corriere della Sera

Festa del cinema, addio al concorso «Scelgo la qualità non le passerelle»

Il direttore Monda: puntiamo sulla varietà. L’apertura con il film «Truth»

- Valerio Cappelli

«Non è più un festival, è una festa. Ogni film, ogni ospite sarà celebrato e sarà già un vincitore. Il cinema è condivisio­ne al buio di un’emozione sullo schermo. Tutto il resto è orpello», dice il nuovo direttore della Festa del cinema di Roma (16-24 ottobre), Antonio Monda.

La decima edizione torna all’originale intuizione di Walter Veltroni, all’epoca sindaco. Dopo la partenza bruciante, l’abbraccio soffocante della politica ha penalizzat­o la crescita e l’identità di una rassegna che quest’anno si presenta con «una sala in meno all’Auditorium ( quella più grande da 2756 posti), una giornata in meno, e quasi la metà dei film in meno». Ma questo vuole essere un punto di forza: «Abbiamo puntato sulla qualità, sulla discontinu­ità e sulla varietà dei generi». La maggiore novità è la cancellazi­one del concorso, dopo l’ingresso nella gestione del ministero dello Sviluppo economico, che da una parte ha chiesto il rilancio del mercato internazio­nale, che ora si chiama Mia, dall’altra va evitata qualunque sovrapposi­zione con la Mostra di Venezia. Pesa l’incognita della perdita di adrenalina che dà la gara. Cathriona White, ex fidanzata del celebre attore Jim Carrey (nella foto, i due insieme), è stata trovata morta lunedì notte nella sua casa a Los Angeles. Ne ha dato notizia ieri il sito Tmz, ipotizzand­o il suicidio per overdose. A fianco del cadavere della ragazza, 28 anni, sarebbero infatti state trovate molte pillole, probabilme­nte ingerite con un cocktail di superalcol­ici. Tmz parla anche di un biglietto d’addio destinato a Carrey, 53 anni: si erano lasciati il 24 settembre scorso. Carrey e White si erano conosciuti nel 2012 e dopo alcuni mesi di frequentaz­ione si erano separati. Da maggio

I 37 film da 24 Paesi sono riuniti in una unica sezione. L’apertura è con Truth di James Vanderbilt, con Cate Blanchett e Robert Redford, su informazio­ne e faziosità. Gli italiani sono tre: Sergio Rubini per Dobbiamo parlare; Claudio Cupellini di quest’anno avevano ripreso la relazione, fino alla nuova rottura. «Sono choccato e addolorato per la morte della mia dolce Cathriona» ha dichiarato ieri il divo in un comunicato. Era un gentile e delicato fiore d’Irlanda, troppo sensibile per questa terra. Il mio pensiero va ai familiari, agli amici, a tutti quelli che l’hanno amata». Il giorno della rottura con Carrey, la giovane aveva chiuso il suo profilo Twitter con un cinguettio, l’ultimo: «Spero di essere stata una luce per i miei cari e le persone più vicine». Un messaggio che oggi suona come un addio. (L. Za.) per Alaska, con Elio Germano; l’esordiente Gabriele Mainetti per Lo chiamavano Jeeg Robot. Poi il documentar­io Registro di classe di Gianni Amelio. Le star confermate al momento sono Ellen Page (per il film lesbo sui diritti civili in Tv e notizie Cate Blanchett, 46 anni, e Robert Redford (79) in «Truth», film che inaugura la Festa del cinema bellezza.

Sul tappeto rosso Monda (che ha avviato un progetto triennale) la pensa così: «Negli ultimi anni i festival si sono avvicinati troppo alle sfilate di moda». Ma se è vero che il cinema si fa (anche) con le facce, la Festa di Roma deve fare i conti col budget: per le spese artistiche ci sono appena 4 milioni. Tra i film più attesi: Junun di Paul Thomas Anderson e The Walk- 3D di Robert Zemeckis. Omaggi, retrospett­ive curate da Mario Sesti, documentar­i: Pietrangel­i «maestro dimenticat­o»; Vittorio e Paolo Taviani; Pasolini; Kubrick raccontato dal suo autista; Truffaut e il suo libro su Hitchcock, testimonia­l Scorsese, Frank Sinatra attore, il cileno Pablo Larrain. L’unica certezza della Festa del cinema è che il cinema è sempre una festa.

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