INTERVENTI E REPLICHE
Sindacati: la Uil di Barbagallo
Nel suo articolo di domenica 27 settembre, Dario Di Vico mi attribuisce considerazioni che non ho mai fatto. Io non ho detto che è giusto che il mio stipendio sia «in linea con quello di un manager o di un alto dirigente dello Stato». Ho sostenuto esattamente il contrario e, cioè, che, pur interloquendo con dirigenti pubblici e privati, in quella fascia «noi siamo di gran lunga gli ultimi, come è giusto che sia». Peraltro, proprio di recente ho dichiarato di avere una pensione di 2.747 euro, frutto di 47 anni di contributi, senza alcun artifizio, a cui si aggiunge un’indennità di funzione che verrà pubblicata sul sito della Uil. Parliamo, dunque, di cifre incommensurabilmente inferiori a quelle percepite da altri soggetti che hanno analoghi livelli in qualunque altra realtà lavorativa. Poche considerazioni sul resto del suo articolo. Dall’inizio del mio mandato sto girando moltissimo nei luoghi di lavoro. Ho incontrato migliaia di persone, con loro sto discutendo anche dei cambiamenti necessari perché, nonostante ciò che pensa qualcuno, riesco ancora a comprendere il mutamento delle fabbriche. Gli imprenditori vogliono il welfare aziendale? Magari: di illuminati ce ne sono tanti. Purtroppo, però, tantissimi altri hanno un’impostazione padronale e conflittuale dei rapporti che può generare danni, soprattutto se si pensa di fare a meno del sindacato. La Uil ha messo in campo delle proposte nuove: sono state ignorate, scientemente o per pregiudizio. Da oltre tre anni, inoltre, abbiamo avviato una radicale trasformazione organizzativa: nessuno se ne è interessato. Salvo, però, «darci addosso» ormai sistematicamente, con un solo obiettivo: tentare di cancellarci. Perché in una società liquida, il sindacato nel suo insieme è l’unica struttura organizzata che ancora può provare a opporsi a progetti iperliberisti. Questa è la verità, anche se nessuno lo ammetterà mai. E allora si punta sull’accusa del sindacato ormai residuale. Un’ultima replica. La concertazione non c’è più da una vita: meglio così, noi preferiamo la contrattazione. E infine, se sopravviveremo o meno ce lo diranno i nostri iscritti che, fortunatamente, continuano ad aumentare.
Carmelo Barbagallo Segretario generale Uil