Crollo Milan (4-0) La Fiorentina vola
Tempi duri per Mihajlovic
MILANO Certe notti cambiano una stagione, diceva Sinisa Mihajlovic alla vigilia, alla disperata ricerca di una svolta che finalmente facesse diventare grande il suo Milan. E invece certe notti sono crudeli, possono anche annientare. Perché ti buttano in faccia con lucidità e spietatezza tutti assieme i tuoi limiti (limiti clamorosi, collettivi e individuali, che si traducono in un solo tiro in porta, 13 gol subiti che fanno di te la seconda peggior difesa del campionato), e nell’aria c’è un sentore di verdetti.
Perché perdere si può, crollare di schianto non è invece consentito (era dal marzo 2014, Milan-Parma 2-4, che i rossoneri non prendevano 4 gol a San Siro) soprattutto se in estate sono stati spesi 80 milioni. Il verdetto è che questa squadra farà fatica a entrare in Europa League e che Mihajlovic ora è sulla graticola. D’altra parte il Napoli si candida a lottare per lo scudetto. È superiore in tutto la squadra di Sarri: sul piano fisico, su quello dell’organizzazione (tutti, a partire dai terzini, sanno come iniziare il gioco) e su quello delle individualità (Higuain e Insigne, fanno impallidire la coppia d’attacco rossonera BaccaLuiz Adriano, De Sciglio e Kucka soffriranno per 90 minuti).
Il Napoli lascia sfogare un po’ i rossoneri, li punisce alla prima disattenzione con Allan, li manda all’intervallo con il rammarico tipico delle provinciali («però perdiamo ma non abbiamo neanche giocato male»), per poi chiudere la partita all’inizio della ripresa con Insigne (per lui, sotto lo sguardo compiaciuto del c.t. Conte, saranno alla fine due gol e un assist).
A quel punto il Milan esce dal campo, o entra nella parte del sacco da boxe: Diego Lopez osserva una punizione ancora di Insigne finire nel sette e, quando tutto lo stadio è già in feroce contestazione, gli ultrà minacciano una lunga notte e Adriano Galliani è già negli spogliatoi, c’è pure un’autorete di Ely a sigillare la tregenda.
Se questa notte si rivelerà invece una svolta la sarà per il Napoli, che intanto trova continuità (cinque vittorie e un pari nelle ultime sei partite tra serie A e Europa), sicurezza anche in trasferta (non vinceva in campionato dal 19 aprile) e un risultato storico (nei precedenti 21 incontri una sola vittoria a San Siro contro i rossoneri).
Sarri contro il Milan si era messo in luce lo scorso anno e contro il Milan trova la quadratura del cerchio ora: e forse se ne va con la convinzione che il destino, che lo ha tenuto lontano da Milano, ha detto bene a lui. Il Milan affonda tra i suoi problemi: questa volta l’approccio alla gara è buono, però il gioco è appeso al solo Bonaventura e manca la concentrazione feroce che potrebbe sopperire qualche mancanza individuale.
Così è il solito Zapata, con la più classica delle disattenzioni, a consegnare dopo meno di un quarto d’ora palla ad Hamsik, che innesca Insigne che trova Allan solo soletto. Come sempre successo fin qui, quando il Milan va in svantaggio poi implacabilmente perde: nel primo tempo ha una sola occasione sprecata da uno sciagurato Luiz Adriano. Questa volta però non si limita a perdere, ma crolla. Ed è un crollo che farà rumore.
Difesa colabrodo I rossoneri hanno la seconda peggior difesa della A, l’attacco produce solo un tiro