In missione a Roma La mossa di Maroni nel duello con Salvini
Oggi la trattativa con il governo. Lega divisa
tenga conto che ogni punto in più di risorse mantenute sul territorio vale due miliardi».
Ma questa partita si intreccia a quella sul referendum per l’autonomia, approvati dal Consiglio regionale lo scorso febbraio. Un folto gruppo di sindaci e presidenti di Provincia della Lombardia di area Pd ha infatti proposto che prima di andare a referendum si tenti la strada di una trattativa con lo Stato per ottenere nuove competenze. A Maroni la cosa non dispiace affatto, anche perché i sindaci riconoscono la necessità di ridurre il residuo fiscale. Insieme Il governatore lombardo Roberto Maroni con il leader della Lega Matteo Salvini a Cittadella lo scorso settembre Però, resta il problema della trattativa, e non solo. Il fatto è che Matteo Salvini è favorevole ad andare a referendum il prima possibile, il sogno è quello di un election day che accorpi il referendum alle corpose amministrative del prossimo maggio. E qui, ecco il secondo appuntamento di Maroni: del referendum si parlerà nel consiglio regionale lombardo domani pomeriggio. Per Maroni, una seduta difficile: lui proporrà uno «stand-by» sulla consultazione in attesa di vedere le carte del governo: «Il fatto nuovo — spiegano i suoi collaboratori — è il sostegno dei sindaci all’iniziativa. Dire no a Maroni per il governo poteva essere facile. Ma oggi Renzi dovrebbe dire no alla Lombardia e ai suoi sindaci. Inoltre, se la trattativa fosse un fallimento, il referendum si potrebbe comunque svolgere». Resta il fatto che il gruppo leghista in Regione sta con il segretario: no alla trattativa e sì al referendum il prima possibile. Insomma: il menù di domani prevede un difficile confronto all’interno della stessa Lega
In fine, c’è la partita di maggior visibilità politica, quella per il sindaco di Milano. Oggi Maroni incontrerà — ed è il terzo appuntamento — i segretari regionali del centrodestra. Il ruolo di mediatore assegnato dagli alleati al governatore, a Matteo Salvini è piaciuto assai poco. Così come pochissimo gli era piaciuta l’insistenza di Maroni per l’inclusione nell’alleanza di Ncd. Il presidente teme infatti che se il centrosinistra dovesse candidare il commissario all’Expo, Giuseppe Sala, i centristi confluirebbero nella sua lista civica. Con probabili ripercussioni serie sulla Regione: «Siamo sicuri che vogliamo mandare a monte il governo della Lombardia?» è la domanda che ricorre in queste ore in Regione. Insieme all’altra: come mai Salvini e Berlusconi ancora non si sono visti né parlati? Secondo la solita fonte maroniana, il problema viene soprattutto da «Berlusconi, che vuole tenersi le mani libere. Non per nulla quando parla dei “traditori” si riferisce sempre a Ncd e non a Verdini. Chissà: forse perché qualche discorso aperto con Renzi c’è ancora». In questo quadro di possibile riedizione del patto del Nazareno, la paura dei maroniani è che «per Berlusconi la vittoria a Milano sia meno importante di quanto Salvini non pensi».