Nuovo attacco, accoltellato giovane ebreo a Gerusalemme
Atterra da New York, dove ha parlato davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite, e incontra a Tel Aviv, nel palazzo bianco che è il Pentagono israeliano, i generali dello Stato Maggiore e i dirigenti del servizio segreto interno. Perché Benjamin Netanyahu è sotto pressione, la calma che ha promesso durante la campagna elettorale di otto mesi fa non si sta realizzando, gli scontri e i disordini a Gerusalemme e in Cisgiordania crescono di intensità. Proclama di aver dato ordine di demolire le case delle famiglie degli attentatori, come il ragazzo palestinese di 19 anni che sabato sera ha ucciso con un coltello due ultraortodossi per le vie della Città Vecchia. La moglie di una delle vittime ha raccontato di aver chiesto aiuto ai passanti arabi e di essere stata derisa. Poche ore dopo un altro attacco: un giovane israeliano è stato ferito a pugnalate, l’assalitore ucciso dalla polizia. Il padre del palestinese sostiene invece che il figlio sia stato picchiato da estremisti ebrei e gli agenti gli abbiano sparato mentre cercava di scappare.
Il governo israeliano ha bloccato l’ingresso nella Città Vecchia ai palestinesi non residenti e ha lanciato un’operazione a Jenin, in Cisgiordania, per arrestare un presunto terrorista. Negli scontri di ieri — in tutti i territori e nella parte araba di Gerusalemme — sarebbero rimasti feriti quasi 100 palestinesi. I ministri oltranzisti nella coalizione — come Naftali Bennett — chiedono un intervento ancora più duro. L’intelligence resta convinta che per ora la rivolta (Intifada in arabo) non sia organizzata, gli attacchi restano l’opera di «lupi solitari» poi rivendicati dai gruppi estremisti. È quello che sostengono anche i leader del Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen: «Nessuna fazione in Cisgiordania — commenta una fonte al quotidiano Haaretz — ha preso la decisione di riprendere gli attentati». La Jihad islamica ha però pubblicato un video su Internet in cui minaccia di inviare di nuovo i kamikaze per colpire le città israeliane.