E arriva lo «scisma» tra Hillary e Obama
Scontro La Clinton: «Serviva più forza in quella crisi» Il presidente Usa: «Retorica elettorale»
Nella settimana in cui il suo vice, Joe Biden, potrebbe annunciare la sua decisione di contendere a Hillary Clinton la nomination democratica per le presidenziali 2016, Barack Obama liquida come «retorica elettorale» la sortita dell’ex Segretario di Stato che prende le distanze dalla Casa Bianca sulla Siria: «Gli Stati Uniti dovevano agire con più forza in quella crisi». La campagna elettorale certamente contribuisce ad allontanare Barack da Hillary: il presidente non può che difendere la sua politica spiegando che, se non sono stati raccolti i frutti sperati, è perché la situazione è divenuta molto difficile, incontrollabile, per tutti. La Clinton, accusata di essere complice degli insuccessi della politica estera americana (l’ha materialmente fatta nei primi quattro anni dell’era Obama), ha tutto l’interesse a prendere le distanze sostenendo che ora lei avrebbe fatto le cose in modo diverso. Tanto più che adesso rischia di essere sfidata proprio da un uomo che viene dalla Casa Bianca. Ma quello che il New York Times definisce uno scisma va ben oltre le tattiche elettorali. Hillary è sempre stata molto più interventista di Obama: ha votato da senatrice per l’invasione dell’Iraq (osteggiata da un Barack non ancora leader) e anche nell’avventura libica, rivelatasi a posteriori disastrosa, ha spinto fin dall’inizio per un attacco al regime di Gheddafi. Obama, incerto, si mosse solo dopo l’inizio dei bombardamenti francesi. Convinto che in Siria non si possa andare oltre gli attacchi mirati contro l’Isis e che anche la creazione di una «no-fly zone» sarebbe stata impresa troppo impegnativa e rischiosa, il presidente oggi definisce «idee cotte a metà» gli argomenti dei suoi critici. Compresa la Clinton che avrebbe voluto «no-fly zone» e addestramento dei ribelli. Che è stato fatto dagli Usa ed è fallito. Perché iniziato troppo tardi e fatto senza convinzione, sostiene chi critica la Casa Bianca. Una disputa che rischia di infiammarsi quando, il 22 ottobre, la Clinton dovrà testimoniare sul caso Bengasi e l’uccisione dell’ambasciatore Stevens. Sotto accusa gli errori di valutazione del Dipartimento di Stato di Hillary, ma i repubblicani vogliono sostenere che il diplomatico fu vittima anche di una guerra sotterranea già allora in corso tra Casa Bianca e ministero degli Esteri.