Corriere della Sera

Bert, il comico nero che ispirò Chaplin

Il bacio finale di Charlot in «La febbre dell’oro» è quello che anticipò Williams in un film del 1913

- Giuseppina Manin

Bert era un omone, Charles un omino. Williams aveva la pelle scura, Chaplin chiara. Il primo sottolinea­va la bocca larga con la biacca, il secondo con i celebri baffetti. Eppure, per molti versi Bert Williams è stata la blackface di Chaplin. Lo Charlot nero del cinema muto.

Stessa comicità irresistib­ile, costruita sui gesti e la mimica , stesso abbigliame­nto da clown in cilindro e marsina scalcagnat­a, scarpe troppo lunghe, piedi troppo piatti, ciascuno diretto in direzione opposta all’altro. La camminata del Vagabondo. Personaggi­o che Chaplin inventa nel 1913, ma anticipato da Williams nel 1906 nei tratti di mr. Nobody, un signor È Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, l’ospite di questa settimana a Il giorno e la storia, il programma in onda da lunedì a domenica su Rai Storia a mezzanotte e quaranta dove si commentano anche cronache, fatti e protagonis­ti dell’attualità (in replica alle 8.30, alle 11.30, alle 14 e alle 20.30). Fontana oggi ricorda il 5 ottobre 2000 quando la prima sezione penale della Corte di Cassazione respinse il ricorso con la richiesta di revisione del processo avanzata da Ovidio Nessuno uguale a tutti, cui Bert dedica anche una canzone di grande successo. Struggente e tenera come «Smile», composta qualche decennio dopo da Chaplin.

A riscoprire nell’era di Obama questo pioniere della comicità afroameric­ana quando il razzismo in Usa era ancora imperante, ci pensano le Giornate del Cinema Muto di Pordenone. Che dal 3 all’11 ottobre, accanto a grandi «silent movie» come Il fantasma dell’opera e I miserabili, propongono per i 100 anni del capolavoro di D.W. Griffith Nascita di una nazione, una rassegna curata da Ron Magliozzi del MoMA sul «black cinema» del 1915 e dintorni.

Pezzo forte, Lime Kiln Club Field Day, sette rulli con una serie di scene inedite datati 1913 dove Williams, rompendo le convenzion­i che mostravano i personaggi di colore come violenti e avidi, si cimenta in L’originale Il bacio tra l’attore e regista Bert Williams (1875 – 1922) e la collega Odessa Warren Grey (1883 - 1960) nel film «Lime Kiln Club Field Day» del 1913 Bompressi e Adriano Sofri ( nella foto). Diventò così definitiva la condanna nei confronti di Sofri, Bompressi e Pietrostef­ani per l’omicidio del commissari­o Luigi Calabresi. Domani invece il tema è l’uccisione, da parte di estremisti islamici, del presidente egiziano Sadat: era il 6 ottobre 1981. Al via oggi invece la nuova edizione di Il Tempo e la Storia, il programma condotto da Massimo Bernardini, con la consulenza di un comitato di storici tra i maggiori esperti italiani. una love story con la bella Odessa Warren Grey. Una coppia affiatata e sensuale, la cui intimità amorosa era suggellata da un provocator­io bacio finale. Dove Bert incolla le sue grandi labbra a quelle di Odessa guardando in macchina, proprio come farà Charlot nel finale de La febbre dell’oro nel 1925.

Insomma l’accostamen­to Williams-Chaplin parve ovvio ai contempora­nei, tanto che nel 1916 i due apparvero, l’uno accanto all’altro, nel primo numero Alle 13.10 su Rai3 e alle 20.50 un nuovo viaggio tra i secoli, i personaggi, le ragioni, i problemi e gli snodi della Storia. Centosessa­nta appuntamen­ti di un’ora, cinque giorni a settimana, per tracciare i passaggi epocali nel cammino della storia dell’uomo e fornire un valido strumento di lettura del presente. Oggi il professor Giovanni Sabbatucci racconta «Le elezioni del 1924», le ultime elezioni politiche in Italia prima dell’instaurazi­one della dittatura fascista. di The Soil, rivista d’arte d’avanguardi­a. E benché la breve carriera di Bert, morto a soli 47 anni, volgesse al termine mentre quella di Chaplin stava cominciand­o, somiglianz­e e affinità erano evidenti.

Considerat­o il «santo patrono degli interpreti afroameric­ani» Williams ebbe il merito di rompere cliché e stereotipi razziali sugli attori di colore. Primo nero americano a entrare nel 1910 nel cast delle Ziegfield Folies, ad assumere un ruolo primo piano sulle scene di Broadway. Capace di sventare con un sorriso le provocazio­ni di chi gli rinfacciav­a la sua etnia. Come quel barista che per allontanar­lo dal locale gli chiese 50 dollari per un gin. «Bene, allora dammene una decina» replicò Bert, tirando fuori una banconota da 500. «Uno dei più grandi comici del mondo, un talento paragonabi­le a Chaplin e Buster Keaton» assicura Ron Magliozzi. «L’uomo più divertente che abbia mai visto. E il più triste che abbia mai conosciuto» lo definì W.C. Fields che con lui recitò in molti film.

Ma la battuta finale Bert la riservò per se stesso. Colto da malore la sera del 27 febbraio del ’22 durante una recita a Detroit, vedendolo barcollare la gente pensò che stesse scherzando. Portato in camerino, prima di chiudere gli occhi per sempre ebbe la forza di commentare: «È un modo divertente di morire. Con la gente che rideva alla mia ultima uscita».

L’attore di colore era considerat­o il «santo patrono degli interpreti afroameric­ani»

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