Inter e Samp, il pari fa arrabbiare tutti
Gli uomini di Zenga iniziano meglio il match, potrebbero anche chiuderlo ma sbagliano I nerazzurri soffrono, reagiscono, rimontano ma non riescono a completare l’operazione
Decisivo Perisic in scivolata batte Viviano e mette a segno il gol del pareggio nerazzurro, dopo il vantaggio della Sampdoria con Muriel. Il 26enne croato è stato il migliore della squadra di Mancini (LaPresse)
Avrebbero potuto vincere entrambe, ma nessuno lo ha davvero meritato: ecco perché questo 1-1 è un pareggio corretto. La Sampdoria, che ha abbordato meglio il match e poi è passata con Muriel, si è fermata a sognare quando forse avrebbe potuto finire la sua vittima. L’Inter, che è stata capace di soffrire, reagire e segnare con Perisic, non ha avuto più tempo e garra per completare il ribaltone. Nessuno è uscito davvero contento, ma tutti hanno avuto la loro parte di ragione: da una partita simile, comunque intensa e interessante, non potevano che arrivare il primo pari in casa della Samp e il primo pari in campionato dell’Inter proprio là dove la Roma aveva perso, tanto per ricordare che davvero la serie A non dà mai nulla per scontato.
Per i manciniani è stata comunque una buona reazione dopo il flop con la Fiorentina: certe lacune in qualche singolo e in alcune fasi di gioco — oltre al mistero Ljajic, finito dietro Biabiany e addirittura Manaj nelle gerarchie dell’attacco— restano evidenti, ma almeno quella notte viola è alle spalle, anche se non pareva così in avvio, quando la squadra di Zenga ha aggredito subito con Zukanovic di testa (fuori) e Correa da lontano (fuori). Questione di ritmo. La Samp lo teneva alto, con Eder e Correa ai lati sulla linea dei tre mediani e Muriel unica punta. L’Inter invece tendeva ad abbassarlo e a governare il possesso di palla. Succedeva dopo il quarto d’ora. Di nuovo con il trequartista — un ottimo Perisic, centrale in fase difensiva e largo in quella offensiva — e con Palacio per Jovetic al fianco di Icardi, e nonostante i limiti creativi del trio GuarinMelo-Kondogbia, l’Inter produceva una palla gol con l’uomo derby, che però rovesciava alto da due passi. Errore notevole, ma niente in confronto a quello di Correa su un grave sbilanciamento nerazzurro: solo davanti ad Handanovic, dopo un primo rimpallo, l’attaccante sgonfiava da dilettante a porta vuota. Missione impossibile, eppure lui, che pure indossa il numero 10, c’è riuscito.
Nell’alternanza di potere, a inizio ripresa è tornato il turno della Samp, brava a sfruttare lo spazio creato dall’alzamento simultaneo degli interni interisti, troppo spesso senza bussola. Mesbah ha sfondato a sinistra e Muriel ha sfiorato il gol di testa. Un minuto dopo ha sfondato Pereira a destra e stavolta il colombiano ha colpito nel vuoto lasciato da Murillo e Medel. Ora il contropiede della Samp affetta l’Inter, ha pensato tutto Marassi. Invece i nerazzurri hanno retto, e poi Mancini ha inserito Biabiany. Lui a destra e Perisic stabile a sinistra hanno allargato il gioco in un inatteso 4-23-1, la Samp un po’ si è intimidita e un po’ ha perso gamba, arretrando, dunque rischiando. Un lampo di Muriel è stato l’ultimo suo sussulto. E al 31’ il 66 per cento di possesso nerazzurro ha trovato un senso. Sul cross da destra di Santon è nata una mischia e Icardi, fin lì nullo, ha avuto il guizzo: assist di esterno destro e Perisic, chi sennò?, ha pareggiato da un passo. Ora l’impressione era che l’Inter potesse prendersi la partita. Ma, come l’ingresso di Cassano per un quarto d’ora accademico e malinconico, era solo un altro errore di prospettiva. Pari era e pari sarebbe rimasto per sempre.
Segnati e mangiati Correa si divora un gol fatto, poi segna Muriel ma a 15 minuti dalla fine colpisce Perisic
Kondogbia delude