Corriere della Sera

«Vanessa e Greta, riscatto da 11 milioni»: una soffiata dei rapitori riaccende la polemica

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

In Parlamento il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva smentito il pagamento di un riscatto definendo le indiscrezi­oni «prive di reale fondamento, veicolate da gruppi terroristi­ci». Davanti ai magistrati della procura di Roma erano state invece Greta Ramelli e Vanessa Marzullo — le due giovani sequestrat­e ad Aleppo il 31 luglio del 2014 e segregate per cinque mesi e mezzo — a confermare di aver saputo dagli stessi rapitori che la contropart­ita per il loro rilascio era il denaro. E adesso sono gli stessi «signori della guerra» siriani a ribadire l’avvenuto pagamento, facendo sapere di aver condannato uno dei negoziator­i per aver intascato quasi la metà dei 12 milioni e mezzo di dollari, 11 milioni di euro, pagati per la liberazion­e.

Quanto basta per riaprire la polemica politica, soprattutt­o per far salire la preoccupaz­ione sulla sorte degli ostaggi ancora nelle mani dei sequestrat­ori, primi fra tutti i quattro dipendenti Eni catturati a luglio in Libia. Ha una strana veicolazio­ne la notizia. La rilancia l’agenzia Ansa che prima parla di «fonti giudiziari­e» poi spiega che «il tribunale islamico» del Movimento Nureddin Zenki, una delle milizie già indicata come coinvolta nel sequestro, ha condannato Hussam Atrash, descritto come uno dei signori della guerra locali, capo del gruppo Ansar al Islam. Nessun organo ufficiale, dunque, ma l’esito di una resa dei conti interna ai gruppi fondamenta­listi. Tanto che la Farnesina si affida a una nota dell’Unità di crisi per spiegare di non voler «commentare supposte fonti giudiziari­e di Aleppo o del sedicente tribunale islamico del movimento Nureddin Zenkin, anche se non risulta nulla di quanto asserito».

In realtà non risulta — almeno ufficiosam­ente — a servizi di intelligen­ce e diplomazia che Hussam Atrash fosse uno dei mediatori. Nè quel nome è mai comparso agli atti dei carabinier­i del Ros delegati alle indagini seguendo il sospetto che il rapimento potesse essere stato addirittur­a pianificat­o in Italia e le due giovani — da mesi impegnate a sostenere la causa dei rebelli siriani — fossero state agganciate su Internet e convinte ad andare ad Aleppo da chi le aveva già «vendute». Sin da subito si era però parlato di un riscatto di 12 milioni di dollari con un messaggio dall’account Twitter “@ekhateb88”, utente considerat­o vicino ai ribelli anti-Assad, e poi rilanciato dalla tv araba Al Aan.

Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle chiedono al governo di riferire in Parlamento e sollecitan­o le dimissioni del ministro degli Esteri. Mentre il Copasir,

Il mediatore Un tribunale Islamico avrebbe condannato un mediatore (che prese metà dei soldi)

comitato di controllo sull’attività dei servizi segreti, decide di avviare una verifica, a tutti risponde Rosa Calipari, componente per il Pd. E dice: «Le opposizion­i stanno montando una polemica sulla base delle notizie diffuse dal “tribunale islamico” del Movimento Nureddin Zenki. Tutti i governi hanno sempre sostenuto la salvaguard­ia della vita degli ostaggi. Alcuni sequestri sono ancora in corso: Lega, Forza Italia e M5S si assumano la responsabi­lità di dire chiarament­e di non voler trattare mai e in nessun caso».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy