Corriere della Sera

Missioni italiane Regole d’ingaggio

- Michele Farina

Occhio al pod del Tornado: «Per ora i quattro caccia italiani in missione anti-Isis hanno soltanto il pod di sorveglian­za», dice al Corriere Pietro Batacchi, 38 anni, direttore della Rivista Italiana Difesa. In gergo militare il pod è un contenitor­e smontabile, un «accrocchio» che si piazza e si riempie sotto la pancia del velivolo a seconda della missione. Attualment­e i nostri caccia volanti nei cieli dell’Iraq non hanno il pod da combattime­nto (sono disarmati): mancano del sistema di designazio­ne o targeting che serve ad «illuminare» i bersagli per le proprie bombe o per le bombe di altri aerei.

Gli ultimi caccia italiani ad aver sganciato bombe in zone di guerra sono stati tre Amx, velivoli che hanno sostituito i Tornado nella missione aerea in Afghanista­n terminata nell’estate 2014 (dopo 10.000 ore di volo e 3.100 missioni). Nell’ambito dell’operazione Isaf i nostri apparecchi inizialmen­te si alzavano in volo per raid di sorveglian­za e ricognizio­ne. Non lanciavano bombe ma scattavano foto. Poi le «regole di ingaggio» sono cambiate, nel periodo del governo Monti, con il mutare delle condizioni a terra e il crescere della minaccia talebana. Mentre gli elicotteri Mangusta già da tempo venivano impiegati in attacchi al suolo.

Tutto dovrebbe dipendere dalle «regole» della guerra. In inglese RoE, «Rules of Engagement»: i limiti che definiscon­o quando, dove e come le forze in campo debbano e possano essere utilizzate. Tali coordinate sono spesso un rebus. Si tratta, sottolinea Batacchi, di «documentaz­ioni in gran parte classifica­te». Ovvero segrete. «Negli ultimi tempi un cambiament­o delle regole di ingaggio richiede sempre più spesso un passaggio in Parlamento».

Una decisione politica. L’occasione per discuterne potrebbe essere il giro di boa annuale del rifinanzia­mento del «decreto missioni» (la partecipaz­ione delle nostre forze armate alle missioni all’estero). Decreto già entrato in scadenza. Per ora i nostri Tornado (e i due Predator che fanno loro compagnia nell’aria appiccicos­a del Golfo) non hanno il pod da combattime­nto. Il Kuwait è uno dei quattro Paesi da cui partono i raid della missione anti Isis a guida americana denominata «Inherent Resolve» (gli altri sono Emirati Arabi, Qatar e da un mese la Turchia).

Con il ritiro quasi completato dall’Afghanista­n, il nostro maggiore impegno militare resta la missione in Libano, dove oltre mille soldati italiani operano nell’ambito dello squadrone Onu di peacekeepi­ng. In quel quadro, le regole di ingaggio delle Nazioni Unite prevedono l’uso della forza soltanto per motivi di autodifesa. Niente pod da combattime­nto.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy