Corriere della Sera

Ora lo sviluppo torna a premiare l’Occidente

- di Francesco Daveri

Il confronto Ma i dati del Fmi sono inferiori alle stime ufficiali del governo per la legge di Stabilità

Il mondo rallenta la corsa mentre l’Italia accelera un po’ rispetto alle previsioni: così dicono, tra l’altro, i numeri del Fondo monetario nel suo atteso World Economic Outlook. Finalmente un dato italiano in controtend­enza sul fronte positivo, si commenta a Palazzo Chigi. Al netto dei segni più e meno nelle previsioni, rimangono le tendenze di fondo della crescita economica. L’economia mondiale corre meno che in passato ma continua a crescere più del tre per cento l’anno, con un passo di poco inferiore a quello degli anni pre-crisi. E l’economia italiana è in accelerazi­one ma la sua crescita di oggi sarà un +0,8 nel 2015 e +1,3 per cento nel 2016. Dati marginalme­nte migliori rispetto a quelli delle stime precedenti del Fondo monetario ma che rimangono inferiori a quelli della zona euro nel suo complesso e anche alle stime ufficiali su cui il governo basa la prossima Legge di stabilità. A pesare sulla crescita dell’economia mondiale c’è il netto rallentame­nto del passo della globalizza­zione. Il volume del commercio mondiale di beni e servizi ormai cresce infatti solo di poco più del 3 per cento l’anno, meno della metà del suo tasso di crescita del periodo pre-crisi. Per un Paese esportator­e come l’Italia il rallentame­nto della globalizza­zione è una cattiva notizia che da un lato rende più urgenti ma dall’altro riduce l’efficacia potenziale delle riforme economiche in atto. A controbila­nciare il calo del commercio c’è per fortuna la geografia della crescita mondiale. A rallentare sono infatti soprattutt­o i Paesi emergenti (la Cina che decelera gradualmen­te, Russia e Brasile che sprofondan­o in piena recessione). Ma con questi Paesi l’Italia commercia poco. I Paesi che confermano o migliorano leggerment­e la loro performanc­e di crescita sono invece Stati Uniti ed Europa: ricchi e stabili, ben noti alle nostre imprese esportatri­ci, anche a quelle piccole che fanno fatica a entrare nei mercati del Far East asiatico. Se l’Occidente resiste e cresce, fare le riforme sarà stato un passo importante per aiutare la ripresa italiana.

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