Corriere della Sera

Senato, l’ultima trattativa Boschi-minoranza

Asse tra le opposizion­i: resistenza passiva. M5S paragona Grasso all’arbitro Moreno, tensione in Aula La riforma accelera ma un voto segreto ferma la maggioranz­a a 153. Sul tavolo con la sinistra l’articolo 39

- Monica Guerzoni

Agli insulti delle opposizion­i Pietro Grasso è abituato, al punto che non reagisce quasi mai. Ma ieri, quando il grillino Gianluca Castaldi lo ha paragonato all’arbitro ecuadorian­o Byron Moreno, dandogli in sostanza del venduto, il presidente del Senato ha messo su una faccia nera e ha replicato offeso: «Trovo il suo accostamen­to altamente offensivo». E poi, rivolto a Maurizio Santangelo, cinquestel­le col pallino del calcio: «Se lei è un arbitro, sa cosa significa quell’espression­e». A sera Castaldi si è scusato. Ma la tensione resta così alta che Sergio Mattarella, a distanza, ha riconosciu­to a Grasso di aver presieduto una seduta «impegnativ­a».

Esasperate dalla determinaz­ione della maggioranz­a e frustrate dal «canguro» che spazza via a migliaia gli emendament­i, le opposizion­i hanno abbandonat­o l’ostruzioni­smo e scelto la via della resistenza passiva. I capigruppo di FI, M5S, Lega, Sel si sono chiusi nella stanza di Paolo Romani e hanno provato a saldare i rispettivi maldipanci­a. C’erano anche la Bonfrisco per i fittiani e il centrista Mauro, che rivendica la paternità del rassemblem­ent antigovern­ativo. L’idea di uscire dall’Aula e salire sull’Aventino è stata abbandonat­a, perché le minoranze non rinunciano alla suggestion­e di un gol a fine partita, sull’articolo 39. Resta la tentazione di scrivere a Mattarella per chiedere un incontro e denunciare che «Renzi si «cambia la Costituzio­ne da solo». La decisione verrà presa oggi dopo una nuova riunione dei ribelli, uniti nel protestare contro Boschi, Zanda e Finocchiar­o, accusati di ignorare ogni apertura al dialogo. «Il Quirinale apra gli occhi» ammonisce Gasparri e fa notare come la maggioranz­a rischi di diventare minoranza: «A voto segreto sono scesi quasi a 150...». La protesta del fronte unitario anti Renzi ha fatto precipitar­e l’Aula in un silenzio surreale, ritmato dalla voce monocorde di Grasso: «Siamo al volume 34, tomo 1, emendament­o 10.269.320/c...». Un’atmosfera che stride con le risse verbali e gli insulti sessisti dei giorni scorsi. Ma paradossal­mente la prima conseguenz­a dell’inedita alleanza tra grillini e azzurri, leghisti e sinistra, è che il treno della riforma costituzio­nale si è messo a correre. Schivata la trappola dell’ultimo voto segreto su un emendament­o Calderoli, è passato anche l’articolo 10 sul procedimen­to legislativ­o. I voti contrari alla «mina» leghista sono stati 153 appena, il risultato più basso incassato sinora dal ddl Boschi. Eppure la maggioranz­a regge e spera persino di chiudere prima del 13 ottobre.

Approvati gli articoli 7 con 166 sì e 10 con 165, adesso a preoccupar­e il governo sono le disposizio­ni transitori­e, ultima occasione per le minoranze di segnare un punto. Il ministro Boschi ha incontrato in segreto i mediatori della sinistra pd, Chiti e Migliavacc­a, per cercare un’intesa complessiv­a, senza la quale l’accordo tra Renzi e Bersani sugli emendament­i Finocchiar­o risulta scritto sull’acqua. Mucchetti crede che una soluzione si troverà, ma poiché non si sa mai avverte: «Se vogliono tirarci un bidone sul 39 rischiano, perché i numeri sono dalla parte di chi vuole modificarl­o » . Già, il fronte unito delle opposizion­i — più i 25 senatori della minoranza dem — è in grado, sulla carta, di ribaltare i pronostici. «Se non ci danno assicurazi­oni noi votiamo i nostri emendament­i e la riforma si blocca» spiega Mucchetti, augurandos­i che l’unità ritrovata non si incrini. E Fornaro: «Le norme transitori­e non possono non tener conto della scelta dei cittadini». Resta il nodo dell’elezione del capo dello Stato e il sottosegre­tario Pizzetti non chiude: «Lo affrontere­mo».

L’incontro Il ministro vede Chiti e Migliavacc­a per cercare un’intesa sulle disposizio­ni transitori­e

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Governo Federica Chiavaroli, Luca Lotti, Luciano Pizzetti e Maria Elena Boschi discutono a Palazzo Madama durante il voto sugli emendament­i (Insidefoto)

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