Corriere della Sera

«Ho sentito la mia ragazza e sono andato al Palasport Ma non ho ucciso Trifone»

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Pasqualett­o

PORDENONE Ore 19.15, telefonata con la fidanzata che vive a Somma Vesuviana. È l’appuntamen­to di tutte le sere ma quella del 17 marzo scorso sarà la serata più nera. Il caporale dell’esercito Giosuè Ruotolo, continuand­o a proclamars­i innocente, l’ha raccontata ieri nei dettagli agli inquirenti di Pordenone che lo accusano di aver ucciso di lì a mezz’ora il collega Trifone Ragone e Teresa Costanza, davanti al palasport della città friulana.

In quella mezz’ora c’è tutto il giallo del duplice delitto. Giosuè scandisce così i tempi: messo giù il cellulare e lasciato a casa, avrebbe preso la borsa sportiva intenziona­to a fare palestra e con la sua Audi A3 sarebbe dunque andato al palasport, dove c’erano ancora Trifone e Teresa; avrebbe cercato invano un parcheggio sicuro senza trovarlo decidendo di cambiare programma. Non più palestra ma jogging lì vicino. Giusto cinque minuti di corsa perché faceva troppo freddo, poi il rientro a casa a giocare alla playstatio­n. Quindi, saputo del delitto, si sarebbe precipitat­o con gli altri due coinquilin­i e commiliton­i sul luogo della tragedia.

Così l’ha spiegata ieri nel corso delle quasi sette ore d’interrogat­orio davanti agli inquirenti che continuano a indagarlo senza prendere nei suoi confronti alcun provvedime­nto restrittiv­o. Va precisata una cosa: questa versione dei fatti, che smentisce la prima, nella quale Giosuè aveva detto di essere rimasto a casa quella sera, era già stata da lui abbozzata in settembre. Allora era appena stato iscritto nel registro degli indagati ma già conosceva gli indizi raccolti contro di lui dalla procura, in particolar­e gli spostament­i dell’auto e il «buco» di sette minuti fra un passaggio e l’altro sotto le telecamere, giustifica­to dai pm con una sosta al laghetto, dove si sarebbe liberato della pistola. «Buco» che lui riempie con il jogging. «La prima volta ho mentito per paura delle conseguenz­e sul mio lavoro», aveva detto allora e ha ribadito ieri, precisando che non c’erano contrasti con Trifone e Teresa. «Dichiarazi­oni tutte da verificare, Ruotolo resta comunque in libertà», ha precisato ieri il procurator­e di Pordenone Marco Martani. «Non so chi possa averli uccisi», ha aggiunto l’indagato. «Neppure noi abbiamo alternativ­e», gli fanno eco gli inquirenti.

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Indagato Ruotolo, ieri a Pordenone

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