Corriere della Sera

«Non si poteva continuare Peccato, tutto va in malora per un vino da 55 euro»

- Giovanni Bianconi

Assessore Sabella, come ha fatto a convincere il sindaco a dimettersi?

«Lui non ha cercato di resistere, ha solo provato a capire se c’erano le condizioni politiche per andare avanti. Ma non c’erano, e alla fine ne ha preso atto. Io non ho dovuto convincere nessuno. Capisco che far passare Marino per fesso è diventato uno sport nazionale, ma le assicuro che non lo è per niente».

Però s’è ritrovato in una situazione per lei inimmagina­bile quando, nove mesi fa, ha smesso di fare il magistrato per andargli in soccorso come assessore alla Legalità, dopo lo scandalo di Mafia Capitale. È caduto per qualche scontrino di ristorante...

«È la cosa che più mi fa rabbia, a me come a lui. Stavamo facendo qualcosa di importante in questa città, stavamo riportando il rispetto delle regole e la legalità, e tutto rischia di andare in malora per una bottiglia di vino da 55 euro». Ma la colpa di chi è, se non di Marino? «Certamente si tratta di una leggerezza, non so se di Marino o del suo entourage. E per me rimanere

al fianco di un sindaco sottoposto a indagine per peculato e falso in atto pubblico, al di là delle cifre irrisorie, era complicato... Probabilme­nte se non fosse caduta la Giunta me ne sarei andato io. Non perché penso che Marino sia colpevole, ma perché in questo momento non è in grado di dimostrare la propria innocenza. Una situazione politicame­nte insostenib­ile».

È di questo che avete discusso per tutta la giornata? Quali erano le condizioni politiche per restare?

«Di fronte all’assalto mediatico, l’unica possibilit­à sarebbe stata rispondere e dimostrare al millesimo la correttezz­a di ogni spesa. Stiamo parlando di circa 9 mila euro di ricevute contestabi­li in teoria, su un totale di 19.704,36 euro; cifre esigue, anche perché, con tutto il rispetto, di quanto hanno speso gli altri sindaci non sappiamo nulla. Ma non sarò io a nascondere la gravità dei reati ipotizzabi­li. Purtroppo, per fatti da cui sono trascorsi anche due anni, questa dimostrazi­one al millesimo non era possibile».

Reati gravi e dalle gravi conseguenz­e; se non sul piano materiale almeno su quello morale. Non crede?

«Certo, e questo imputo a Ignazio: la leggerezza sua o del suo staff nel creare una situazione simile. Io non credo che il sindaco abbia rubato o mentito intenziona­lmente; credo che abbia fatto un po’ di confusione, anche perché la scelta di mettere a disposizio­ne gli scontrini è stata sua, e purtroppo ora la stiamo pagando a caro prezzo. Non solo lui, ma la città. E quello che gli hanno detto anche i consiglier­i comunali del Pd che hanno provato a bloccare la situazione». Quali consiglier­i? «Alcuni che sono arrivati mentre nella riunione di Giunta stavamo prendendo atto che non c’era modo di rimanere. Rivendican­do la diversità rispetto ai loro colleghi arrestati, e chiedendoc­i di andare avanti. È stato in quel momento che ci siamo chiesti se ci fosse ancora una possibilit­à. Poi siamo andati da Orfini, dove abbiamo esaminato alcuni aspetti tecnici, sia dell’indagine penale, che spero chiarisca tutto in fretta, sia su quello che accadrà con il commissari­amento. Tornati in Campidogli­o, non rimaneva che completare il versamento dell’assegno di Marino alla Tesoreria. Ma adesso si apre una fase cruciale». Quale fase? «Marino ha dato un segnale di discontinu­ità rispetto alla Giunta Alemanno, per ammissione di tutti, e adesso è necessario che il commissari­o dia continuità al lavoro iniziato da Marino. È vitale per Roma, per non tornare indietro. Mi pare che Orfini l’abbia capito, e spero anche Renzi». Lei ora che farà? «Intanto per i prossimi venti giorni la Giunta resta in carica, e io continuerò a lavorare perché i cantieri per il Giubileo si aprano grazie alle direttive che abbiamo emanato. Proverò ad accelerare per cancellare la norma criminogen­a voluta da Alemanno per assegnare il 5% dei lavori alle cooperativ­e, e cercherò di dare una scossa ai dirigenti che si lamentano per le regole troppo complicate; io l’altro giorno mi stavo dimettendo non per gli scontrini, che ancora non avevo visto, ma perché questa amministra­zione non ha a disposizio­ne dirigenti in grado di affrontare i problemi che hanno davanti».

Però anche il sindaco... Davvero non ha nulla da rimprovera­rgli?

«Gliel’ho detto, la leggerezza. Ma dimenticar­e quello che è stato fatto non è giusto».

La leggerezza Anche per me era complicato restare con un’indagine. C’è stata leggerezza, ma era impossibil­e dimostrare al millesimo la correttezz­a di ogni spesa

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