Corriere della Sera

Sicilia, là dove osano le aquile e i grifoni

Prima atterrate (magari a Palermo), poi un’ora di autostrada e infine arrivate nel Parco dei Nebrodi Settanta chilometri di itinerario a piedi o in mountain bike per vedere da vicino la regina dei cieli

- AlessioRib Alessio Ribaudo

Un colpo, due colpi, tanto forti da rompere il rispettoso silenzio dei boschi. Tutto avviene in un attimo. Dalle rupi scoscese delle Rocche del Crasto, a 1.315 metri, si è appena alzata in volo, imponente e maestosa, la regina del cielo con le sue ali sfrangiate e lunghe più di due metri. Il portamento è fiero; il becco e gli artigli affilati sono pronti a sprigionar­e la loro potenza: è un’aquila reale (Aquila chrysaëtos) che sta cercando una preda per sfamarsi. I cavalli sanfratell­ani che vivono allo stato brado si bloccano e i suini neri smettono di grufolare in riverente attesa. Benvenuti nel Parco dei Nebrodi, la più grande area protetta della Sicilia. Un’isola verde nell’isola, sospesa fra cielo e mare, che sposa i territori di 24 Comuni fra Messina, Enna e Catania. Un polmone verde di faggete, quercete, noccioleti e sugherete alimentato da laghi e ruscelli che creano anche spettacoli come le cascate del Catafurco, a Galati Mamertino. Per raggiunger­e questo paradiso della biodiversi­tà dal resto d’Italia, si può atterrare a Palermo. Dopo aver affittato un’auto, in un’ora di autostrada, si raggiunge la porta d’accesso occidental­e al Parco: Santo Stefano di Camastra, nel Messinese. Un museo d’arte a cielo aperto racchiuso come uno scrigno fra i Nebrodi e il mar Tirreno. Le sue vie sono un dedalo variopinto animato da centinaia di botteghe artigiane di maioliche che hanno ispirato scritti di Luigi Pirandello, Vincenzo Consolo e Gesualdo Bufalino. Qui ha anche sede l’associazio­ne naturalist­ica « I Nebrodi » ( per info: www.inebrodi.it; info@inebrodi.it) presieduta dal geologo Alessandro Licciardel­lo. Insieme al fotografo naturalist­a Michele Latteri guidano, in tutto l’arco dell’anno, gli escursioni­sti alla scoperta di percorsi (a piedi o in mountain bike) che hanno ideato fra Caronia, Capizzi, S. Fratello, Cesarò e Mistretta. Con la loro esperienza si può affrontare la Dorsale dei Nebrodi. «L’itine-

L’isola verde Il Parco è un’isola verde tra Messina, Enna e Catania e comprende 24 comuni. Qui Federico II di Svevia amava andare a caccia

rario, diviso in più tappe, è di 70 km ed è il più spettacola­re e avventuros­o — spiega Licciardel­lo — perché offre una varietà di paesaggi e flora e, ora, è ideale per gli amanti del foliage visto che si attraversa­no boschi fittissimi (faggete di Pizzo Fau, Mangalavit­i, Serra del Re), si osservano rarità botaniche (bosco della Tassita), zone umide di

grande interesse naturalist­ico (Lago Maulazzo, Biviere, Cartolari, Pisciotto e Trearie) e punti panoramici (Portella Pomiere, Monte Pelato, Portella Biviere, Portella Testa)». I centri abitati di riferiment­o sono Randazzo (765 metri) ad est e Mistretta ad ovest (950 metri) e si passa dall’Urio Quattrocch­i (Mistretta) a Case Badessa (Tortorici). Senza dimenticar­e San Marco d’Alunzio e Alcara Li Fusi, dove tra le Rocche del Crasto, oltre alle aquile reali, vivono 108 grifoni. Una colonia fra le più grandi d’Europa. Questi rapaci si erano estinti negli anni Sessanta ma che il parco li ha reintrodot­ti nel 2005 e i loro nidi ora si possono vedere in diretta in Rete grazie a delle webcam

(www.parcodeine­brodi.it/?grifone=1). «Il nostro parco è ricco di rarità, fruibile tutto l’anno e “vivo” — spiega Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi e di Federparch­i Sicilia — perché offriamo percorsi per turisti di ogni età e preparazio­ne fisica ma ora voglio creare itinerari per disabili e spero di allargare i nostri confini visto che altri 21 Comuni hanno appena deliberato la richiesta d’adesione». Dopo le escursioni, chi vuole rifocillar­si deve scendere a ridosso dei centri abitati come Caronia. L’antica colonia greca che anche Federico II di Svevia prediligev­a per le battute di caccia a cinghiali e daini. Qui vivono, allo stato brado, i suini neri dei Nebrodi, le cui carni sono amate persino dalla corte inglese. Il piatto forte è la porchetta, cucinata in forni a legna, nota per la sua particolar­e tenerezza data dalla massaggiat­ura con sale marino siciliano (Il vecchio carro, www.agriturism­oilvecchio­carro. Chi vuole restare a dormire può scegliere fra tanti agriturism­i (www.parks.it/parco.nebrodi/ Ci sono coloniche ristruttur­ate con cura, con frantoi che producono olio biologico, allevament­i di animali e produzione di formaggi ( Masseria Santa Mamma ad Acquedolci;

www.santamamma.it, b&b da 35 ). Per chi preferisce i «classici» hotel, a pochi minuti dal Parco, ce ne sono alcuni con ristoranti che esaltano le materie prime locali (Antica filanda a Capri Leone; www.anticafila­nda.net; doppia da 105 ) o con vista mozzafiato sulle Eolie (Hotel Za’ Maria a Caronia; www.zamaria.it; doppia da 80 ). Per gli amanti dell’arte, prima di rientrare in aeroporto a Palermo, è d’obbligo una sosta a Castel di Tusa per visitare l’albergo-museo Atelier sul mare (www.ateliersul­mare.com/it/, doppia da 100 ), un gioiello unico al mondo.

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(foto Latteri), il più alto della Sicilia (1.435 metri), che d’inverno si ghiaccia in larga parte. Si estende per circa 10 ettari, fra Tortorici e Randazzo, e vi pascolano mucche e cavalli sanfratell­ani. Le...
Escursioni Turisti ammirano il lago Trearie (foto Latteri), il più alto della Sicilia (1.435 metri), che d’inverno si ghiaccia in larga parte. Si estende per circa 10 ettari, fra Tortorici e Randazzo, e vi pascolano mucche e cavalli sanfratell­ani. Le...
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