Corriere della Sera

Adozione per le coppie gay Un sondaggio frena il premier

Due terzi dei cittadini non sarebbero d’accordo sulla «stepchild adoption»

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l’ennesima volta con un partito spaccato in Parlamento. Ipotesi, questa, tutt’altro che improbabil­e dal momento che al Senato ci sono una trentina di parlamenta­ri che hanno dei dubbi sulla stepchild adoption.

No, a spingere il premier a prendere in mano lui la situazione e a dare la linea della libertà di coscienza sul voto e dello scrutinio segreto su questo punto, è stato un nuovo elemento. Già, Matteo Renzi conosceva la contrariet­à del Nuovo centrodest­ra quando ha pensato di portare avanti una legge sulle unioni civili improntata sul modello tedesco (che prevede l’adozione) e il premier sapeva anche che nel Pd c’era un gruppo di tenaci malpancist­i. Quello di cui non era ancora a conoscenza è la vastità della contrariet­à degli italiani all’istituto della stepchild adoption. È stato quindi un sondaggio, che rivelava come due terzi dei cittadini non siano d’accordo sul fatto che una coppia gay possa crescere un figlio, a fargli abbandonar­e la strada delle adozioni. È un dato che ha fatto subito drizzare le antenne, molto sensibili a quello che si muove nella pancia In Aula La senatrice del Pd Monica Cirinnà, 52 anni, prima firmataria del ddl sulle unioni civili omosessual­i, parla con il collega di partito Luca Lotti, 33 anni, sottosegre­tario del Paese, a spingere Renzi a dare quelle indicazion­i al gruppo del Pd del Senato.

Con il voto segreto la stepchild adoption rischia di grosso di essere impallinat­a. Tanto più che nel partito un gruppo di senatori, tra cui la renziana di ferro Rosa Maria Di Giorgi, sostiene un emendament­o alternativ­o che prevede il cosiddetto «affido rafforzato». «Una trappola», sostiene Paola Concia, ex deputata del Pd, omosessual­e dichiarata. E a questo escamotage per cercare di evitare la stepchild adoption, alla quale prima il governo era favorevole, sono contrarie anche le associazio­ni gay. Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, non nasconde il suo disappunto: «Sarebbe una follia».

Ma proprio su questa «follia» si sta cercando dietro le quinte un consenso trasversal­e per bypassare il problema. Certo, la stepchild adoption può contare sulla carta sui voti dei senatori del Movimento 5 Stelle e di quelli di Sel. Ma lo scrutinio segreto, come è noto, permette di fare varie manovre, grazie all’anonimato. «Io dei grillini, dico la sincera verità, non mi fido», afferma Concia.

Anche i tempi della legge sono a questo punto quanto mai vaghi. La ministra per le Riforme Maria Elena Boschi ieri non ha escluso la possibilit­à di affrontare le unioni civili già a dicembre, dopo che si sarà conclusa al Senato la sessione di Bilancio. A Palazzo Madama, però, tutti o quasi danno per scontato che la legge approderà in Aula solo con il nuovo anno, a gennaio.

E non è questo l’unico problema riguardant­e i tempi. Spiega infatti un autorevole esponente del Partito democratic­o: «Se alla Camera la normativa uscita dal Senato venisse cambiata ( perché lì la maggioranz­a pro-adozione è più vasta), dovrebbe tornare a Palazzo Madama e si sarebbe da capo a dodici».

Insomma, il cammino delle unioni civili è assai più irto di ostacoli di quanto certe dichiarazi­oni pubbliche degli esponenti del Pd lascino credere.

La strategia L’indicazion­e su questo tema è stata: voto segreto e libertà di coscienza

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