Tra dissenso interno e sfide dai vicini Merkel in tensione
attacco di Colonia mostra che il clima politico in Germania sta raggiungendo rapidamente il punto di saturazione. Mai come ora la cancelliera Angela Merkel si era trovata sotto pressione: dentro e fuori il suo Paese. All’interno, politici e opinione pubblica temono che la buona volontà nell’accogliere i profughi possa infrangersi sotto lo sforzo di ospitare, nutrire e sostenere entro l’anno almeno un milione di nuovi arrivati. Mentre in Europa la decisione di Berlino di aprire le porte ai rifugiati ha trovato pochi sostenitori. A livello nazionale, la linea Merkel incontra le maggiori resistenze nel suo stesso campo conservatore, in primo luogo nella Csu bavarese e nel suo leader Horst Seehofer. Numerosi politici locali hanno firmato una lettera aperta alla cancelliera per chiedere «misure urgenti tese a ridurre l’afflusso di rifugiati». E questa settimana un cartello innalzato a un raduno di partito vicino Lipsia invocava: «Detronizzate Merkel». Non siamo ancora a tanto, ma i sondaggi mostrano un calo di popolarità: solo il 46 per cento ritiene che stia facendo un buon lavoro, mentre il 48 pensa il contrario. Nel frattempo, si moltiplicano gli attacchi contro i centri di accoglienza: 550 quest’anno, con ben 72 incendi. E domani a Dresda si fronteggeranno in piazza i gruppi pro e anti immigrazione. All’estero, la decisione del premier ungherese Viktor Orban di chiudere la frontiera con la Croazia ha sottolineato la distanza fra il governo tedesco e i Paesi dell’Europa centro-orientale: e venerdì mattina la cancelliera è emersa visibilmente provata dall’ennesimo, inconclusivo vertice europeo. Oggi Merkel sarà in Turchia per convincere Erdogan a fare la sua parte. Per la Germania tutta, è la sfida più significativa del passato recente.