Corriere della Sera

Le vedove di Boko Haram Tra le donne di Maiduguri: hanno visto uccidere i mariti Ora lottano per sfamare i figli

- Jesus Serrano Redondo

La città di Maiduguri, nel Nord est della Nigeria, è da alcune settimane al centro di una nuova ondata di attentati. Gli ultimi ieri: prima un doppio attacco kamikaze in una moschea, con 30 morti e almeno 20 feriti; poi 4 donne si sono fatte saltare in aria, uccidendo 18 persone. Dopo l’orrore Amina all’ingresso del suo centro sartoriale che le permette di pagare la scuola ai suoi figli. Più in alto Aisha Ishaku, 42 anni, vedova dal 2014, nella piccola stanza che condivide con i suoi sei figli a Maiduguri

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Aisha Ishaku, vedova di 42 anni, non può dimenticar­e quel 4 agosto 2014, giorno in cui il suo villaggio, Gwoza, nello stato di Borno, è stato attaccato. Ovunque, sparatorie, bombe e razzi. Uno dei suoi sette figli è sparito, e ancora oggi non ci sono notizie di lui. Un proiettile ha ferito suo marito a una gamba. Dopo due settimane di combattime­nti tra Boko Haram e l’esercito nigeriano, Aisha e i suoi figli hanno caricato il marito ferito in una carriola e sono riusciti a fuggire. Hanno dovuto camminare 25 chilometri per raggiunger­e l’ospedale di Madagali, nello stato di Adamawa. Il marito della donna, insegnante cinquantad­uenne a Gwoza, soffriva di diabete, e questo ha aggravato le lesioni causate dal proiettile. È morto cinque mesi fa all’ospedale statale di Maiduguri. Da quando Aisha è rimasta vedova, sta lottando per guadagnare abbastanza e potersi permettere l’affitto e la scuola per i sei figli. Come molte altre vedove a Maiduguri, vaga per le strade vendendo kosai — torte di fagioli fritti — per 5 naira (0,02 euro) ciascuna. Alcune delle vedove cuciono hulas — cappelli tradiziona­li dell’etnia Hausa — per 500 naira (2,2 euro) per racimolare un po’ di soldi. A Maiduguri, dove l’Islam è la religione principale, è dovere degli uomini provvedere per le mogli. «Quando i mariti erano in vita, la maggior parte delle famiglie delle vedove riusciva ad avere tre pasti al giorno. Ora lottano per un pasto. È anche difficile per loro trovare lavoro perché la maggior parte è poco istruita», dice Aishatu Maaji, segretaria dell’associazio­ne di vedove musulmane di Borno.

Il conflitto tra Boko Haram e l’esercito ha lasciato migliaia di morti sulle strade e costretto più di due milioni di persone ad abbandonar­e le loro case e cercare rifugio a Maiduguri. Tra loro anche le vedove di Chibok, località nota per il rapimento ad aprile 2014 di quasi 300 studentess­e. Per alleviare la dura realtà delle vedove, il Comitato Internazio­nale della Croce Rossa ha iniziato a collaborar­e con l’associazio­ne delle vedove di Borno nel 2013. Attraverso il programma, più di 1300 donne hanno migliorato l’accesso al cibo, ridotto i loro debiti e messo da parte del denaro. Oltre 2500 hanno beneficiat­o degli aiuti alimentari, 500 hanno iniziato un’attività in proprio. Nel processo, le vedove di Maiduguri, come Aisha, hanno ritrovato la loro dignità e un po’ di fiducia in se stesse. Alla distribuzi­one del cibo Le vedove ricevono ogni mese un sacco con riso, mais, miglio, arachidi, fagioli, sale, zucchero e olio. Più in alto alcune vedove cuciono hulas, il cappello tradiziona­le dell’etnia Hausa

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