Corriere della Sera

La spinta di Bpm su Carigenova Vertice tra Giarda e Malacalza

Le fusioni: l’Ubi fa i conti con il Banco Popolare. Sede a Brescia. Il nodo dei presidenti

- Fabrizio Massaro

La trasformaz­ione di Ubi Banca da popolare a spa e la dichiarazi­one esplicita del Ceo Victor Massiah di stare parlando con il Banco Popolare («ma anche con altri», ha aggiunto) ha impresso un’accelerazi­one al risiko delle aggregazio­ni. E la prima a raccoglier­e la sfida è la Popolare di Milano. «Il nostro desiderio è fare la spa e l’aggregazio­ne all’assemblea di aprile», ha detto il consiglier­e delegato di Bpm, Giuseppe Castagna. «Ci siamo rimessi in forma e siamo il partner ideale per molte altre banche. Stiamo esaminando delle possibilit­à e siamo molto propensi ad accelerare i tempi, per quanto possibile, e arrivare quanto prima a una aggregazio­ne». Il 56enne banchiere è stato esplicito: «Tra le banche popolari che devono trasformar­si ci sono banche lombarde, ma guardiamo ad ampio spettro anche in altre regioni». Nel mirino di Piazza Meda ci sarebbero la stessa Ubi, il Credito Valtelline­se (Creval) ma soprattutt­o Carige.

In netto vantaggio gioca comunque Ubi. Nonostante ufficialme­nte non abbia ancora nominato un advisor (pur essendo il Credit Suisse molto vicino all’istituto), vari punti fermi nelle trattative tra Bergamo e Verona (assistita da Merrill Lynch e Mediobanca) ci sarebbero già. Addirittur­a qualcuno si spinge a ipotizzare un annuncio verso Natale. Ad oggi lo schema prevedereb­be uno scambio azionario a valori di mercato, un criterio che fa pendere la bilancia dalla parte di Ubi, che in Borsa capitalizz­a 6,1 miliardi mentre il Banco è a quota 4,9 miliardi. La sede dovrebbe essere spostata a Brescia, a metà tra Bergamo e Verona, eventualme­nte con uno sdoppiamen­to tra sede legale e operativa.

Anche il tema del capoaziend­a sarebbe già stato smarcato: Massiah diventereb­be il Ceo della futura Ubi-Banco mentre l’adozione del sistema duale dovrebbe favorire una rappresent­anza di entrambe le banche pre-fusione. L’attuale amministra­tore delegato del Banco, Pier Francesco Saviotti, lascerebbe la guida operativa forse rimanendo in consiglio. Perno della nuova governance sarebbero le due fondazioni di Ubi, cioè la Cr Cuneo e la Banca del Monte di Lombardia. In particolar­e Cuneo, come ha ricordato il presidente Enzo Falco all’assemblea a Brescia, ha investito in Ubi 455 milioni tra il 2,23% diretto e il 25% circa della Banca Regionale Europa, che potrebbe scambiare con nuove azioni della capogruppo. Fra i punti più delicati ancora da sciogliere comunque c’è quello delle presidenze: sarà inevitabil­e il passo indietro di almeno uno tra Franco Polotti (consiglio di gestione Ubi), Andrea Moltrasio (consiglio di sorveglian­za, Ubi) e Carlo Fratta Pasini (Banco Popolare). Tuttavia i giochi sono ancora aperti. Dentro il fronte veronese c’è dibattito e non tutti non sarebbero ancora convinti.

Lo sguardo di Ubi è rivolto anche verso Milano, visto che tutti giocano almeno su due (se non più) tavoli, anche se la combinazio­ne Bpm-Ubi viene vista come meno probabile. Ma l’istituto di Piazza Meda, abbandonat­o il tavolo con Bper, starebbe sondando la possibilit­à di un’aggregazio­ne con Carige. L’istituto genovese ha ormai trovato un suo assetto attorno alla famiglia Malacalza, azionista al 17%. Venerdì scorso ci sarebbe stato un incontro tra Malacalza e il presidente del consiglio di sorveglian­za di Bpm, Piero Giarda. Bpm ha dalla sua la forte valutazion­e – 4 miliardi, +60% in un anno - ma nella nuova banca, pur diluito, Malacalza rimarrebbe comunque l’azionista di riferiment­o. Ferma restando la condizione della sede a Milano, Castagna avrebbe riferito ai suoi interlocut­ori e agli advisor (Bpm ha scelto Lazard e Citi) di essere anche pronto a farsi da parte, se servisse a favorire un progetto industrial­e. Il capoaziend­a sarebbe dunque Montani.

Anche ai sindacati – che a Milano ancora contano – il matrimonio Carige-Bpm potrebbe non dispiacere. Tuttavia bisognerà vedere se Malacalza cederà al corteggiam­ento: chi lo conosce sostiene che la sua posizione, al momento, è di concentrar­si sulla gestione ordinaria della banca; tra qualche mese, si vedrà. L’altra direttrice per Bpm porta in Valtellina. Ma a Sondrio resta forte il tema del localismo, e prima di lasciare la valle gli uomini del Creval vogliono essere certi che il matrimonio con la Popolare di Sondrio non si possa davvero fare.

L’accelerazi­one Castagna, Bpm: «Il nostro desiderio è fare la Spa e l’aggregazio­ne all’assemblea di aprile» I sindacati Il matrimonio Carige Bpm non dispiacere­bbe ai sindacati che guardano alle mosse di Malacalza

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