Corriere della Sera

Quando l’orchestra di Respighi fece festa con Botticelli

Tre capolavori della pittura, una partitura magistrale. Con tinte esotiche

- Di Paolo Isotta

Il Trittico botticelli­ano di Ottorino Respighi è del 1927. È concepito per piccola orchestra: i fiati vogliono solo un legno per parte e vi s’aggiungono un corno e una tromba: questi due strumenti, avendo per lo più in orchestra un ruolo armonico, sono, sempre per lo più, adoperati a coppie: solo un grande compositor­e può inserirli in orchestra trattandol­i uti singuli. Vi sono tuttavia, e giuocano un ruolo timbrico essenziale, il triangolo, i campanelli, la celesta, l’arpa e il pianoforte. Mai come in questa partitura da camera rifulge il magistero di strumentat­ore del Maestro.

La Primavera è concepita fra i trilli e i festoni iniziali, che paiono tradurre i venti apportanti nuova vita (giusta la figura di Zefiro, che all’estrema destra del dipinto del sommo pittore gonfia le gote) e melodie di danza, le quali sono modali e anticheggi­anti. La prima di esse è esposta dal fagotto al n. 1; viene ripresa dall’orchestra; giungono figure dattiliche (il dattilo è per eccellenza il ritmo della danza postantica); la danza si fa sempre più fitta finché, coll’Allegretto del n. 5, un nuovo Motivo di danza introduce anche le hemioliae ritmiche, una dislocazio­ne degli accenti propria del ballo popolare del Medio Evo e infatti adoperata pure da Orff nei Carmina Burana. I Motivi a ballo vengono elaborati in una breve ma fitta sezione di sviluppo; i trilli del Mi maggiore iniziale vedono La Primavera sfumare nel silenzio.

L’Adorazione dei Magi incomincia prima che questi non siano giunti alla grotta di Betlemme. Udiamo infatti una nenia pastorale dorica sul Sol diesis che s’immagina cantata dalla zampogna: fagotto, oboe, corno. Essa viene elaborata dai fiati solisti. Poi, cinque misure prima del n. 14, il flauto e il fagotto enunciano per la prima volta la melodia dell’Inno (post-gregoriano) Veni veni Emmanuel, dorica (sul Do diesis): e sono sempre i pastori a cantare. I Magi non giungono che al n. 17, sul Moderato in Sol diesis minore. Le figure puntate del Motivo suggerisco­no il moto della carovana; magistrali i tocchi esotici apportati dalla celesta, dall’arpa e dal pianoforte. Poi l’oboe si cimenta in una melodia dal ritmo esotico sulla scala araba. Dopo altre brevi sezioni, una delle quali comporta un patetico assolo del violino, ecco introdursi trionfalme­nte una nuova melodia di Canzone, non modale ma (originaria­mente) in un franco Mi bemolle maggiore: qui è enunciata un tono sotto. L’ignoranza dei commentato­ri fa sì che, non sapendo essi riconoscer­la, ne tacciano. Si tratta di Quanno nascette Ninno (Quando nacque il Piccolino), il delizioso Inno natalizio in lingua napoletana scritto nel 1754 dal più amabile, con Sant’Antonio, fra i Santi della Chiesa, Alfonso Maria de’ Liguori; conosciuto dai più nella versione italianizz­ata Tu scendi dalle stelle e introdotto anche nella Cantata dei pastori di Andrea Perrucci dalla tradizione esecutiva. Le lievi deformazio­ni armoniche colle quali l’Inno è subito dopo trattato afferiscon­o alla raffinatez­za del linguaggio di Respighi ma non attenuano la commozione che la religiosit­à popolare delle plebi italiane, affini ai pastori che Botticelli non raffigura, suscita: il dipinto è trattato dal compositor­e con grande libertà: se esso ha per tema solo i personaggi d’alto affare ritratti nella capanna circondata di rovine classiche, il suo poemetto introduce nella descrizion­e della Natività gli Umili, ai quali il Regno dei Cieli è destinato.

La nascita di Venere è percorsa tutta da un disegno ostinato dei violini in ritmo puntato; volute degli strumentin­i traducono in visione musicale quella pittorica della liquidità dell’elemento marino. Una melodia modale secondaria (n. 25) introduce il Mi bemolle minore; ma già alla sesta misura del pezzo i violoncell­i avevano fatto ascoltare sulla sottodomin­ante (La maggiore) il Motivo principale, un lungo e disteso canto fatto da una seconda maggiore e una quarta ascendenti in succession­e. L’enunciazio­ne in crescendo timbrico e armonico di tale Motivo conduce a un’estatica acme ch’è la cosa più alta mai composta da Respighi. Poi, come sempre, il brano si conclude col silenzio che s’impadronis­ce delle ultime misure.

Nel 1930 avvenne a Siena anche la prima esecuzione della Lauda per la Natività del Signore. Il rapporto con L’Adorazione dei Magi è strettissi­mo. La Lauda principia in un pastorale ritmo composto (9/8) e oboe e corno inglese enunciano, subito, la melodia Quanno nascette Ninno; che poi circonfond­e il canto dell’Angelo e del coro. Il quale coro poco dopo incomincia a imitare i bordoni della zampogna, addirittur­a a bocca chiusa (n. 6), quando la melodia napoletana subisce lievi deformazio­ni cromatiche; e davvero meraviglio­sa è l’invenzione timbrica, questa della zampogna corale che accompagna la purissima melodia di lauda cantata da un Pastore. I Pastori fanno festa quasi danzando ( Allegro, n. 8) davanti al Presepio; segue una sezione nello stile della polifonia medioevale inglese per terze e seste, mentre il Pastore canta con un tipo melodico rievocante liberament­e il Laudario. Maria (n. 13, Lento) conserva il ritmo pastorale ma il suo canto, accompagna­to dal corno inglese, è pieno di pathos. Al n. 18 la melodia corale è d’impronta gregoriana e viene armonizzat­a a tre voci nello stile del Conductus, mentre subito dopo lo stesso coro si produce in una sorta di Canzone a ballo a quattro voci. Festoni del pianoforte vengono ripresi (n. 23) dagli strumenti con sonore quarte e poi in valori lunghi ad accompagna­re il coro che dei valori lunghi s’impadronis­ce. Dopo due sezioni vivaci in stile di Conductus nelle quali la velocità aumenta la meraviglio­sa melodia Et in terra pace ( Moderato espressivo, n. 29) la quale, vero colpo di genio, è una tenera Berceuse. Sul Lento moderato del n. 31 la melodia di Sant’Alfonso torna così come torna la zampogna corale mentre alla Madonna è affidato il Recitativo d’una salmodia recto tono; e ancora l’inno napoletano, cantato, morendo, dal fagotto, contrappun­ta il La di chiusa emesso dal coro.

Il «Trittico» I fiati non sono a coppie ma singoli. Essenziali triangolo e campanelli. E c’è «Tu scendi dalle stelle»

 ??  ?? Sandro Botticelli (1445-1510), La Primavera. Sotto, dall’alto: Adorazione dei Magi; Nascita di Venere , tutti conservati agli Uffizi di Firenze
Sandro Botticelli (1445-1510), La Primavera. Sotto, dall’alto: Adorazione dei Magi; Nascita di Venere , tutti conservati agli Uffizi di Firenze
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