Corriere della Sera

Premiato l’iraniano-tedesco Kermani: l’islam non vuole fanatici

- Di Ranieri Polese

FRANCOFORT­E «È molto triste che, proprio nell’anno in cui per la prima volta uno scrittore iraniano-tedesco riceve il Premio per la pace, l’Iran abbia deciso di boicottare la Fiera chiudendo il suo stand. So che alcuni editori, comunque, sono venuti. Andrò a incontrarl­i». Navid Kermani (nella foto), che oggi riceve il premio dell’Unione librai tedeschi, esprime il suo fermo dissenso: «Sono musulmano, ma non credo che l’islam sia da identifica­rsi con i divieti e le condanne di chi la pensa diversamen­te. E ancora meno con chi uccide e fa strage in nome di una religione distorta e fanatica». Laureato a Bonn con una tesi sull’estetica del Corano, 48 anni, membro del Wissenscha­ftskolleg di Berlino, giornalist­a (per lo «Spiegel» ha scritto dall’Iraq), Kermani è autore di saggi sul rapporto fra Occidente e l’islam. «Sono nato in Germania, mio padre, studente in medicina, fuggì dalla Persia dello Scià dove dopo la cacciata di Mossadeq si perseguita­vano i movimenti liberali. Si è laureato a Erlangen, gli chiesero di restare e non si è più mosso. Io ho studiato qui, credo nella libertà di pensiero e di espression­e. Se a qualcuno non piace Rushdie, non per questo deve essere ucciso. Personalme­nte non ho apprezzato le caricature di “Charlie Hebdo” ma ho condannato l’orribile massacro compiuto a Parigi. Più che sentirmi insultato, come dice il ministro iraniano, da Rushdie e dalle caricature, io sono profondame­nte insultato da chi uccide nel nome dell’islam». Per quanto riguarda l’afflusso di rifugiati, «questo avviene in un brutto per momento per l’Europa, dove stanno risorgendo i nazionalis­mi e si agita la paura dell’“orda di barbari”. È una grande sfida, mi auguro che la Germania sappia vincerla. Questo Paese è cambiato molto, in meglio: oggi i bambini crescono già con l’idea della diversità culturale».

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