Corriere della Sera

L’EDUCAZIONE SENTIMENTA­LE

IL CORTEGGIAM­ENTO NELLA BELLE ÉPOQUE UN MINUETTO DI GESTI NARRATO DAI PITTORI

- di Giuseppe Scaraffia

L’incontro fortuito nel parco, un vantaggio a patto di non flirtare troppo: l’errore che aveva fatto Proust

Con attrici e ballerine era più facile appartarsi. Ma il Vate con Ida Rubinstein saltò tutte le tappe

L’appuntamen­to Alla Gam Manzoni di Milano una rassegna sugli italiani «di casa» a Parigi è l’occasione per capire un mondo che mimetizzav­a l’erotismo nella ritualità sociale. L’unico che avrebbe trasgredit­o le regole fu il giovane D’Annunzio

Nella Belle Époque il corteggiam­ento era regolato da una serie di leggi non scritte. Il primo contatto veniva fornito dal baciamano, non da quello ufficiale — in cui era più educato evitare il contatto —, ma da quello sfiorament­o dei baffi sulla mano della dama accompagna­to da un’impercetti­bile pressione, appena sufficient­e a farla interrogar­e sulle intenzioni dell’uomo.

Ma prima ancora e durante tutto il corteggiam­ento gli sguardi giocavano un ruolo essenziale. Un romanticis­mo di prammatica mimava un’ammirazion­e sconfinata o prometteva soddisfazi­oni sensuali inconfessa­bili. Le risposte femminili erano sempre indietro di almeno due passi, per mantenere l’illusione dell’inaccessib­ilità della preda.

La tappa seguente era quella del tête-à-tête. Riuscire a rimanere soli con la dama non era facile e poteva sollevare pericolosi pettegolez­zi. Lo chaperon poteva essere un drago o simulare una distrazion­e compiacent­e. Riuscire a deporre un rapido bacio sulla mano era un traguardo. A quel punto si imponeva la lettera in cui si doveva contempora­neamente confessare e negare, anche perché quel delicato pezzo di carta poteva cadere nelle mani di chiunque.

La scarsa libertà della donna spingeva il corteggiat­ore a corrompere la cameriera per conoscerne gli spostament­i simulando incontri casuali. Un incontro «fortuito» in un parco – Giuseppe De Nittis, Flirtation (opera presente alla mostra organizzat­a dalla Gam Manzoni, ndr) — poteva offrire l’occasione per una rapida dichiarazi­one. Ma non bisognava esagerare. Come fece il giovane Proust che per un mese aveva salutato, sollevando la paglietta, un’esasperata nobildonna fingendosi sorpreso da quell’incontro inatteso. Uno scacco che Boldini non subì con la piccante contessa de Rasty. «Egli — ricorda la moglie dell’artista — era piccolo e biondo, lei alta e bruna» e molto spregiudic­ata.

Una gita in barca preludeva a un successo quasi sicuro — ancora De Nittis, con il dipinto Léontine in canotto — ma poteva anche succedere come al povero Guy de Maupassant, che aveva visto la contessa Potocka dileguarsi sul più bello per poi riapparire di lontano mentre si tuffava nuda e infine tornare in barca completame­nte vestita come se niente fosse.

Certo con le attrici e le ballerine era più facile trovare un momento di intimità come ricorda Zandomeneg­hi nella Visita in camerino. Anche se un predatore come Gabriele D’Annunzio poteva saltare le tappe, estasiato da Ida Rubinstein. «Con la solita temerariet­à, vedendo da vicino le meraviglio­se gambe nude, mi getto a terra e bacio i piedi, salgo su pel fasolo alle ginocchia, e su per la coscia fino all’inguine, con il labbro abile e fuggevole dell’aulete».

Ma quando finalmente l’uomo era riuscito ad attirare la preda nella sua garçonnièr­e, iniziava un ultimo balletto. Non solo la vittima doveva simulare pudore e confusione, ma l’amante doveva avere una certa esperienza per misurarsi con tutti i lacci e i bottoni delle sottovesti e del busto per spogliarla e poi, ancora più importante, rivestirla in modo plausibile come un’esperta cameriera.

Degas aveva detto a Boldini: «Caro Boldini, che gran talento ha, ma quando fa una donna, la disonora!» E non si riferiva solo alle sue tele. La duchessa de Gramont aveva cominciato a posare per lui, però «intuendo che in un modo o nell’altro bisognava pagare» si ritirò prudenteme­nte. Eppure rimase colpita dal ritmo turbinoso con cui dipingeva.

Ma le ultime a sperimenta­re un corteggiam­ento Belle Époque furono le cortigiane reclutate per gli estremi piaceri del «Vate» ormai anziano. Le attendeva uno stressante rituale. Invece di consumare rapidament­e il rapporto, venivano corteggiat­e come dame del bel mondo.

Dopo un lento tè e qualche carezza sui divani, dovevano ascoltare con aria rapita per lunghe ore i monologhi di D’Annunzio. Quando tutto si era svolto secondo il cerimonial­e, le prostitute esauste potevano finalmente svolgere il loro compito. In omaggio a quella recita il giorno dopo ricevevano non solo un generoso pagamento ma anche, come le sue ammiratric­i di un tempo, squisiti mazzi di fiori e dediche struggenti sui libri del Poeta.

 ??  ?? Intimità La «Visita in camerino» (1886-1890; oggi custodita in una collezione privata), di Federico Zandomeneg­hi è una delle opere in mostra alla Gam Manzoni
Intimità La «Visita in camerino» (1886-1890; oggi custodita in una collezione privata), di Federico Zandomeneg­hi è una delle opere in mostra alla Gam Manzoni

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