L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE
IL CORTEGGIAMENTO NELLA BELLE ÉPOQUE UN MINUETTO DI GESTI NARRATO DAI PITTORI
L’incontro fortuito nel parco, un vantaggio a patto di non flirtare troppo: l’errore che aveva fatto Proust
Con attrici e ballerine era più facile appartarsi. Ma il Vate con Ida Rubinstein saltò tutte le tappe
L’appuntamento Alla Gam Manzoni di Milano una rassegna sugli italiani «di casa» a Parigi è l’occasione per capire un mondo che mimetizzava l’erotismo nella ritualità sociale. L’unico che avrebbe trasgredito le regole fu il giovane D’Annunzio
Nella Belle Époque il corteggiamento era regolato da una serie di leggi non scritte. Il primo contatto veniva fornito dal baciamano, non da quello ufficiale — in cui era più educato evitare il contatto —, ma da quello sfioramento dei baffi sulla mano della dama accompagnato da un’impercettibile pressione, appena sufficiente a farla interrogare sulle intenzioni dell’uomo.
Ma prima ancora e durante tutto il corteggiamento gli sguardi giocavano un ruolo essenziale. Un romanticismo di prammatica mimava un’ammirazione sconfinata o prometteva soddisfazioni sensuali inconfessabili. Le risposte femminili erano sempre indietro di almeno due passi, per mantenere l’illusione dell’inaccessibilità della preda.
La tappa seguente era quella del tête-à-tête. Riuscire a rimanere soli con la dama non era facile e poteva sollevare pericolosi pettegolezzi. Lo chaperon poteva essere un drago o simulare una distrazione compiacente. Riuscire a deporre un rapido bacio sulla mano era un traguardo. A quel punto si imponeva la lettera in cui si doveva contemporaneamente confessare e negare, anche perché quel delicato pezzo di carta poteva cadere nelle mani di chiunque.
La scarsa libertà della donna spingeva il corteggiatore a corrompere la cameriera per conoscerne gli spostamenti simulando incontri casuali. Un incontro «fortuito» in un parco – Giuseppe De Nittis, Flirtation (opera presente alla mostra organizzata dalla Gam Manzoni, ndr) — poteva offrire l’occasione per una rapida dichiarazione. Ma non bisognava esagerare. Come fece il giovane Proust che per un mese aveva salutato, sollevando la paglietta, un’esasperata nobildonna fingendosi sorpreso da quell’incontro inatteso. Uno scacco che Boldini non subì con la piccante contessa de Rasty. «Egli — ricorda la moglie dell’artista — era piccolo e biondo, lei alta e bruna» e molto spregiudicata.
Una gita in barca preludeva a un successo quasi sicuro — ancora De Nittis, con il dipinto Léontine in canotto — ma poteva anche succedere come al povero Guy de Maupassant, che aveva visto la contessa Potocka dileguarsi sul più bello per poi riapparire di lontano mentre si tuffava nuda e infine tornare in barca completamente vestita come se niente fosse.
Certo con le attrici e le ballerine era più facile trovare un momento di intimità come ricorda Zandomeneghi nella Visita in camerino. Anche se un predatore come Gabriele D’Annunzio poteva saltare le tappe, estasiato da Ida Rubinstein. «Con la solita temerarietà, vedendo da vicino le meravigliose gambe nude, mi getto a terra e bacio i piedi, salgo su pel fasolo alle ginocchia, e su per la coscia fino all’inguine, con il labbro abile e fuggevole dell’aulete».
Ma quando finalmente l’uomo era riuscito ad attirare la preda nella sua garçonnière, iniziava un ultimo balletto. Non solo la vittima doveva simulare pudore e confusione, ma l’amante doveva avere una certa esperienza per misurarsi con tutti i lacci e i bottoni delle sottovesti e del busto per spogliarla e poi, ancora più importante, rivestirla in modo plausibile come un’esperta cameriera.
Degas aveva detto a Boldini: «Caro Boldini, che gran talento ha, ma quando fa una donna, la disonora!» E non si riferiva solo alle sue tele. La duchessa de Gramont aveva cominciato a posare per lui, però «intuendo che in un modo o nell’altro bisognava pagare» si ritirò prudentemente. Eppure rimase colpita dal ritmo turbinoso con cui dipingeva.
Ma le ultime a sperimentare un corteggiamento Belle Époque furono le cortigiane reclutate per gli estremi piaceri del «Vate» ormai anziano. Le attendeva uno stressante rituale. Invece di consumare rapidamente il rapporto, venivano corteggiate come dame del bel mondo.
Dopo un lento tè e qualche carezza sui divani, dovevano ascoltare con aria rapita per lunghe ore i monologhi di D’Annunzio. Quando tutto si era svolto secondo il cerimoniale, le prostitute esauste potevano finalmente svolgere il loro compito. In omaggio a quella recita il giorno dopo ricevevano non solo un generoso pagamento ma anche, come le sue ammiratrici di un tempo, squisiti mazzi di fiori e dediche struggenti sui libri del Poeta.