FEROCE MA CORAGGIOSO IL GENERALE GALLIFFET
Ho avuto l’occasione di leggere un articolo che trattava di Gaston de Galliffet, che fu un generale francese che, malgrado non se ne abbia un ricordo positivo in quanto si rese responsabile di massacri indiscriminati dei comunardi, fu insignito della legion d’onore e di gran croce. Mentre era ministro della Guerra nel governo Waldeck-Rousseau avvennero degli scandali e lui dovette dimettersi. Potrebbe narrare di quali episodi fu ritenuto responsabile?
Per raccontare tutte le avventure e disavventure di Gaston Alexandre Auguste, marchese di Galliffet e principe di Martigues, generale del Secondo Impero e ministro della Guerra durante il caso Dreyfus, non mi basterebbe l’intera pagina. Era nato in una nobile famiglia del Vecchio regime, completamente rovinata dalla Repubblica, ma era bello, spavaldo, grande corteggiatore delle signore parigine e, grazie al matrimonio con la figlia di un banchiere, molto ricco. Scelse la carriera delle armi e conquistò le sue promozioni sul campo di battaglia in Algeria, in Crimea e in Messico, quando Napoleone III sperava di fare del grande Stato latino-americano un satellite dell’Impero francese. A Sedan, durante la guerra franco-prussiana, guidò una carica di cavalleria che suscitò l’ammirazione del re di Prussia. Fu straordinariamente efficace anche quando si trattò di reagire alla rivoluzione della Comune, scoppiata a Parigi dopo la sconfitta e l’abdicazione di Napoleone III. Ma in quella occasione rivelò un altro aspetto del suo carattere. Era altero e brutale. Fra i molti massacri che insanguinarono la capitale francese quando le forze governative assediarono e riconquistarono la città, quelli del generale Galliffet furono particolarmente spietati. Sceglieva capricciosamente i ribelli da giustiziare e l’arma preferita, per la esecuzione delle condanne a morte, era la mitragliatrice. Quando fu eletto all’Assemblea nazionale durante la Terza Repubblica, i deputati lo accolsero gridando «Assassino! Assassino!». Rispose spavaldamente: «Presente!».
Eppure questo soldataccio senza pietà si dimostrò capace, in altre occasioni, di fare la cosa giusta. Divenuto ministro della Guerra mentre il caso Dreyfus divideva la Francia in due opposti partiti, si rese conto dell’innocenza del capitano accusato di spionaggio e propose la revisione del processo.
Per quanto strano possa sembrare, il governo italiano, in un certo senso, è un erede del generale Galliffet. Nel 1894 prese in affitto il palazzo della sua famiglia e nel 1908 lo comprò per farne definitivamente la sede dell’Ambasciata d’Italia. Più tardi, nella seconda metà degli anni Trenta, quando l’Ambasciata si trasferì in un’altra sede, il palazzo Galliffet divenne sede del Consolato generale, della rappresentanza presso l’Oece (l’organizzazione del Piano Marshall) e dell’Istituto di Cultura. Aggiungo per completezza che il palazzo ha altri meriti. Fu sede del ministero delle Relazione esterne quando il ministro era Talleyrand, e fu anche il luogo in cui Napoleone e Madame de Staël si scambiarono, durante un ricevimento, alcune velenose battute.