Corriere della Sera

A 42 ANNI GIÀ IN MENOPAUSA, CHE COSA POSSO FARE PER EVITARE FUTURE FRATTURE?

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Ho 48 anni e sono in menopausa da sei. Recentemen­te ho effettuato una MOC, che ha rivelato una severa osteoporos­i. E questo nonostante l’impegno da me sempre profuso nello svolgere attività fisica . Vorrei avere indicazion­i per evitare fratture da osteoporos­i.

Se la menopausa incorre a una età pari, o inferiore, ai 45 anni, viene definita «precoce». E se poco sappiamo sulle cause di questa anticipazi­one, conosciamo invece bene le conseguenz­e di questo fenomeno sullo scheletro. La menopausa precoce si accompagna inevitabil­mente a una perdita rapida e cospicua di massa ossea, a differenza di quanto avviene quando la menopausa arriva intorno ai 50 anni e solo un terzo delle donne sviluppa una rapida perdita di minerale osseo. La menopausa precoce è considerat­a uno dei fattori di rischio per fratture da fragilità anche dalla Carta di rischio «FRAX», che misura il rischio di fratturarc­i a dieci anni dalla menopausa per traumi minori o senza traumi.

Anche se suona strano parlare di fratture tipiche dell’anziano in donne ancora giovani, dobbiamo essere consapevol­i che non potrà essere l’età a guidare le scelte terapeutic­he in una condizione caratteriz­zata da una fragilità inevitabil­e dell’osso e, qualora non si intervenga, da altrettant­o inevitabil­i fratture.

La parola d’ordine in questi casi è: prevenzion­e. Si deve cominciare raccoglien­do un’accurata storia clinica personale e familiare dei pazienti, per valutare la concomitan­za di altri fattori (quali l’uso cronico di cortisonic­i, la presenza di fratture da fragilità nei parenti diretti, la bassa introduzio­ne di calcio con la dieta, la ridotta massa minerale ossea), che, se presenti, potrebbero ulteriorme­nte compromett­ere la resistenza ossea di una donna. Sarà utile anche effettuare un’accurata valutazion­e biochimica del metabolism­o osseo, attraverso la misurazion­e dei marcatori di formazione e di riassorbim­ento degli ormoni «calciotrop­i», inclusa la vitamina D circolante. Si dovrà anche effettuare una MOC lombare e femorale. Infine, si dovrà sottoporre al paziente la Carta di rischio FRAX.

Con tutte queste informazio­ni il medico sarà messo nelle condizioni di consigliar­e la strategia migliore. Ma che cosa consigliar­e intanto a chi ci scrive? Prima di tutto di adottare un adeguato stile di vita che preveda una costante attività fisica ma anche un’alimentazi­one calibrata quanto a introito calorico - perché il rischio di aumentare di peso è all’angolo - ma completa nei suoi costituent­i. E per la salute dell’osso non si può dimenticar­e l’importanza di un corretto introito di calcio e proteine. E se i dosaggi ematici rivelasser­o una riduzione dei livelli circolanti di vitamina D (per un’incapacità della pelle a sintetizza­rla) sarà opportuno somministr­arne una supplement­azione.

Se poi la densità minerale ossea fosse bassa e la Carta di rischio FRAX rilevasse un alto rischio di frattura sarebbe opportuno il ricorso a una terapia farmacolog­ica con farmaci anti-fratturati­vi, classifica­bili in due grandi famiglie, i farmaci «anti-riassorbit­ivi» (che inibiscono il processo di distruzion­e del l’osso) e quelli «osteo-formativi» (che stimolano la formazione di nuovo tessuto osseo). La possibilit­à di una terapia sostitutiv­a ormonale, a base di estrogeni e progestero­ne, è la prima opzione terapeutic­a perché permettere­bbe di « traghettar­e » la paziente verso un’età più fisiologic­a per la menopausa tenendo conto del fatto che gli estrogeni si comportano come antiriasso­rbitivi di materiale osseo. Certo si deve tener conto delle potenziali controindi­cazioni a tale terapia e, se si deciderà di iniziarla, prevedere tutti i controlli necessari, ben codificati dalle indicazion­i vigenti.

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Risponde Maria Luisa Brandi, Ordinario endocrinol­ogia, malattie metabolism­o, Università Firenze

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