Unioni civili, l’affondo dei vescovi «Famiglie messe nell’angolo»
Boschi frena: lasceremo libertà di coscienza, ma la legge va fatta
Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, interviene sulle unioni civili in maniera diretta: «Chiedo che la politica non sia strabica. Non si può pensare a un governo che sta investendo tantissime energie per queste forme di unioni particolari e, di fatto, sta mettendo all’angolo la famiglia tradizionale che deve essere il pilastro della società».
Il dibattito politico sulla legge per i diritti alle coppie omosessuali è incandescente, in queste ore. E proprio ieri il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha disegnato la linea politica di maggioranza su questa legge, annunciando la libertà di coscienza per il voto sulla legge e, in particolare, sulla «stepchild adoption», ovvero la possibilità di poter adottare il figlio biologico del compagno.
Ha detto Boschi: «Sappiamo che questi sono temi sui quali c’è una coscienza individuale che deve essere rispettata. Le unioni civili non fanno parte del programma di governo, non c’è una posizione di maggioranza, ma la legge va fatta, cercando un accordo ampio in Parlamento».
L’accordo per far approvare questa legge (il cosiddetto «ddl Cirinnà») non si riesce a trovare con l’Ncd, sebbene ieri l’annuncio del ministro Boschi sulla libertà di coscienza abbia aperto qualche spiraglio nel partito. Non certo nel senatore Gaetano Quagliariello che anche per le unioni civili si è già dimesso da coordinatore del partito e adesso insiste a chiedere ad Angelino Alfano di ritirare la delegazione dal governo. «Sappiamo bene che Pd e M5s possono approvare la legge», dice. Gianluca Castaldi, capogruppo al Senato di M5s, gli dà indirettamente ragione: «Noi siamo per i diritti e siamo per le unioni civili, per fare il bene delle persone che aspettano da 20-30 anni». E aggiunge: «Ho chiesto di iniziare a discutere la proposta Cirinnà martedì e di chiuderla giovedì, ma è il Partito democratico che non vuole».
Tuttavia non è così pacifica l’approvazione della legge, anche non dovendo fare i conti con i voti dell’Ncd. Perché c’è quel punto che continua a dividere gli animi, pure all’interno del Pd: la « stepchild adoption». E c’è un quarto dei senatori dem che non è favorevole a questo provvedimento e ha già presentato un emendamento (primi firmatari Stefano Lepri e Emma Fattorini) per trasformare l’adozione in affido. Lo stesso premier Renzi ha espresso più di una perplessità. Queste perplessità potrebbero far retrocede i senatori di M5s. I soccorsi potrebbero però arrivare da Forza Italia, lì la presidente della Commissione bicamerale dell’infanzia Michela Vittoria Brambilla ha rilanciato la «stepchild adoption» a tutela del bambino, invocando contro l’utero in affitto una legge ancora più restrittiva per l’Italia.
Un appello all’Ncd arriva da Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri: «Seguano la lezione del 1970 sul divorzio». E spiega: «Nel 1970 da parte democristiana c’era chi sosteneva che si dovessero sacrificare il governo e le alleanze per impedire l’approvazione del divorzio. Fortunatamente per gli italiani prevalse la logica opposta, anche dentro il governo e la Dc. E così il Parlamento, sovranamente, decise di varare la normativa sul divorzio a prescindere dalla maggioranza. Mi auguro che quella lezione democristiana ispiri le forze di maggioranza a quarantacinque anni di distanza».