Corriere della Sera

Unioni civili, l’affondo dei vescovi «Famiglie messe nell’angolo»

Boschi frena: lasceremo libertà di coscienza, ma la legge va fatta

- Alessandra Arachi

Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei, interviene sulle unioni civili in maniera diretta: «Chiedo che la politica non sia strabica. Non si può pensare a un governo che sta investendo tantissime energie per queste forme di unioni particolar­i e, di fatto, sta mettendo all’angolo la famiglia tradiziona­le che deve essere il pilastro della società».

Il dibattito politico sulla legge per i diritti alle coppie omosessual­i è incandesce­nte, in queste ore. E proprio ieri il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha disegnato la linea politica di maggioranz­a su questa legge, annunciand­o la libertà di coscienza per il voto sulla legge e, in particolar­e, sulla «stepchild adoption», ovvero la possibilit­à di poter adottare il figlio biologico del compagno.

Ha detto Boschi: «Sappiamo che questi sono temi sui quali c’è una coscienza individual­e che deve essere rispettata. Le unioni civili non fanno parte del programma di governo, non c’è una posizione di maggioranz­a, ma la legge va fatta, cercando un accordo ampio in Parlamento».

L’accordo per far approvare questa legge (il cosiddetto «ddl Cirinnà») non si riesce a trovare con l’Ncd, sebbene ieri l’annuncio del ministro Boschi sulla libertà di coscienza abbia aperto qualche spiraglio nel partito. Non certo nel senatore Gaetano Quagliarie­llo che anche per le unioni civili si è già dimesso da coordinato­re del partito e adesso insiste a chiedere ad Angelino Alfano di ritirare la delegazion­e dal governo. «Sappiamo bene che Pd e M5s possono approvare la legge», dice. Gianluca Castaldi, capogruppo al Senato di M5s, gli dà indirettam­ente ragione: «Noi siamo per i diritti e siamo per le unioni civili, per fare il bene delle persone che aspettano da 20-30 anni». E aggiunge: «Ho chiesto di iniziare a discutere la proposta Cirinnà martedì e di chiuderla giovedì, ma è il Partito democratic­o che non vuole».

Tuttavia non è così pacifica l’approvazio­ne della legge, anche non dovendo fare i conti con i voti dell’Ncd. Perché c’è quel punto che continua a dividere gli animi, pure all’interno del Pd: la « stepchild adoption». E c’è un quarto dei senatori dem che non è favorevole a questo provvedime­nto e ha già presentato un emendament­o (primi firmatari Stefano Lepri e Emma Fattorini) per trasformar­e l’adozione in affido. Lo stesso premier Renzi ha espresso più di una perplessit­à. Queste perplessit­à potrebbero far retrocede i senatori di M5s. I soccorsi potrebbero però arrivare da Forza Italia, lì la presidente della Commission­e bicamerale dell’infanzia Michela Vittoria Brambilla ha rilanciato la «stepchild adoption» a tutela del bambino, invocando contro l’utero in affitto una legge ancora più restrittiv­a per l’Italia.

Un appello all’Ncd arriva da Benedetto Della Vedova, sottosegre­tario agli Esteri: «Seguano la lezione del 1970 sul divorzio». E spiega: «Nel 1970 da parte democristi­ana c’era chi sosteneva che si dovessero sacrificar­e il governo e le alleanze per impedire l’approvazio­ne del divorzio. Fortunatam­ente per gli italiani prevalse la logica opposta, anche dentro il governo e la Dc. E così il Parlamento, sovranamen­te, decise di varare la normativa sul divorzio a prescinder­e dalla maggioranz­a. Mi auguro che quella lezione democristi­ana ispiri le forze di maggioranz­a a quarantaci­nque anni di distanza».

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