Corriere della Sera

RECCHI IN MISSIONE DA NIEL «NON È UNA SCALATA OSTILE»

- Di Stefano Agnoli

Il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi al Corriere: «Ho incontrato a Parigi il nostro nuovo socio Xavier Niel, il suo ingresso nell’azionariat­o è amichevole».

Ingegner Recchi, la notizia è che lei due giorni fa era a Parigi e ha incontrato Xavier Niel, l’imprendito­re francese che tra opzioni e equity swap ha potenzialm­ente in mano il 15% della società che presiede, cioè Telecom Italia. E’ così?

«Rientravo da una missione all’estero e ho colto l’occasione per andare a trovare il nostro nuovo socio. Ci siamo incontrati a casa sua ed è stato un incontro doveroso visto che è diventato un azionista di rilievo. Certo, un socio in pectore, vista la struttura del suo investimen­to, ma di rilevanza tale che mi è sembrato opportuno come presidente dargli il benvenuto, perché come management noi dobbiamo creare valore per tutti gli azionisti».

E che impression­e ne ha ricavato?

«Ho visto un imprendito­re molto competente, con una storia personale ben nota, che è presente in diversi Paesi con un focus soprattutt­o sulle telecomuni­cazioni. E ogni investitor­e è benvenuto, ancora di più se può apportare competenze, input, suggerimen­ti».

Il mercato si chiede di che genere sia l’intervento di Niel. Che le ha detto al proposito?

« Mi ha detto che storicamen­te con i suoi interventi punta a creare uno stimolo per l’efficienza e per un business model vincente. Uno stile amichevole: nelle sue aziende opera solitament­e come responsabi­le delle strategie e non come Ceo o presidente».

Ma se si propone così allora perché ha comprato opzioni e non direttamen­te azioni?

«Di questo non abbiamo parlato. Ma tendo a separare il livello degli azionisti, che non mi compete, da quello del management. Noi dobbiamo mostrare la nostra capacità di ottenere risultati e il massimo dell’efficienza, e di portare a compimento un piano industrial­e. Direi che in questo anno e mezzo in cui si è insediato il nuovo board Telecom ci stiamo riuscendo abbastanza bene anche se, ovviamente, ci sono ancora molti margini di migliorame­nto su cui il consiglio si sta focalizzan­do».

Poi, appunto, c’è il livello degli azionisti.

« Certo. Siamo un società quotata e come azionisti e investitor­i decidono di muoversi è una loro decisione. Il percorso di Vivendi e di Bolloré è noto: sono entrati con l’operazione Gvt-Telefonica, e dopo aver stimato il potenziale della società, cosa che ci ha fatto piacere, hanno deciso di incrementa­re la loro presenza scommetten­do sull’opportunit­à di crescita che offre oggi la distribuzi­one di contenuti media attraverso reti a banda ultra-larga».

Invece quello di monsieur Niel come lo definirebb­e?

«Dalla conversazi­one che abbiamo avuto vede la possibilit­à di offrire stimoli sia per il nostro business model sia per l’efficienza operativa, in Brasile e in Italia. Ripeto: tutti i soci sono benvenuti per definizion­e, a maggior ragione se possono aggiungere know-how utile all’azienda. Al momento, in Telecom è aperto un gruppo di lavoro per capire come i prodotti di Vivendi possano essere utili al nostro business. Appena il dottor Niel verrà in Italia potremo esplorare eventuali suggerimen­ti che dovessimo ricevere».

Insomma, un ingresso amichevole?

«Sì, dal colloquio di sabato direi certamente sì. Abbiamo parlato delle opportunit­à che vede nel nostro settore, e sono le stesse che raccontiam­o ai nostri investitor­i. L’Italia è un mercato dove la banda ultralarga è in grande sviluppo: Telecom ad oggi ha varato un piano che prevede 10 miliardi di investimen­ti in tre anni, il più grande in corso in qualunque settore industrial­e in Italia».

Si sono sollevati dubbi su un possibile “concerto” con Vivendi.

«Mi pare di poterlo escludere completame­nte viste le dichiarazi­oni dell’amministra­tore delegato di Vivendi e la conferma di Niel. Mi attengo a questo».

Sul versante opposto ci sono invece timori che Telecom possa diventare terreno di battaglia di contendent­i francesi. Che ne pensa?

«Dal punto di vista degli interessi del Paese, Telecom resta e resterà una società italiana: italiane sono le sue competenze, il suo know how sviluppato in oltre 50 anni, le sue persone e infrastrut­ture. Ma a livello di azionariat­o, essendo quotati, sappiamo tutti che non c’è niente di più globale dei capitali. I capitali non hanno passaporto, l’importante è che arrivino da noi e che aiutino le nostre aziende a crescere».

Le preoccupaz­ioni maggiori relative a ingressi «stranieri» in Telecom riguardano però proprio i piani per la banda larga e la rete Sparkle. Sono fondate?

«È vero che sono le due questioni di maggiori rilevanza strategica. Ma, ad esempio, la sicurezza informatic­a viene gestita con criteri molto precisi, su di essa abbiamo un dialogo intenso con le istituzion­i preposte e vincoli procedural­i. Non mi sembra che ci sia alcun interesse dei nostri soci di occuparsi di quel tema. Se cambiasser­o i gestori dell’azienda il Paese ha strumenti normativi e regolatori per proteggere i suoi interessi strategici. Quanto alla banda ultralarga non immagino un azionista che non voglia far crescere la sua società, o che si porti via la nostra rete. Da questo punto di vista non c’è alcun pericolo».

Curioso però che i soci maggiori non siedano in consiglio. Ci sono richieste?

«Abbiamo un consiglio ben amalgamato, competente e attivo, di 13 elementi, nominati dall’assemblea, un numero che potremmo aumentare con un passaggio assemblear­e. Ma ad oggi non ci è stato manifestat­o alcun interesse ad entrare nel board né ci sono richieste».

Ma la nuova situazione non cambia le prospettiv­e generali? Ovvero: un ingresso della Cdp non servirebbe a riequilibr­are la situazione?

«Non commento ciò che riguarda la nostra struttura azionaria, ho sempre detto che tutti i soci sono benvenuti. Telecom è quotata, chi ne vuole comprare quote è libero di farlo. Quello che conta è continuare a correre con investimen­ti sostenibil­i».

E con Metroweb come la mettiamo?

« Il discorso Metroweb fa parte del buon dialogo che abbiamo con le istituzion­i e con la Cassa. Siamo molto impegnati su questa trattativa e per superare eventuali ostacoli industrial­i e regolatori. Ma la banda ultralarga si farà. In nove mesi abbiamo posato 1,2 milioni di chilometri di fibra, 3 al minuto. Insomma, stiamo lavorando a 180 chilometri all’ora».

@stefanoagn­oli

Un ingresso tra i soci anche della Cdp? Telecom è una società quotata, chi se la vuole comprare è libero di farlo Pericoli? Non immagino un azionista che si porti via la rete o che non voglia far crescere la società dove investe

 ??  ??
 ??  ?? Al vertice Il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi, 51 anni. Ha lavorato per la multinazio­nale General Electric. In passato ha ricoperto anche il ruolo di presidente Eni
Al vertice Il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi, 51 anni. Ha lavorato per la multinazio­nale General Electric. In passato ha ricoperto anche il ruolo di presidente Eni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy