RECCHI IN MISSIONE DA NIEL «NON È UNA SCALATA OSTILE»
Il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi al Corriere: «Ho incontrato a Parigi il nostro nuovo socio Xavier Niel, il suo ingresso nell’azionariato è amichevole».
Ingegner Recchi, la notizia è che lei due giorni fa era a Parigi e ha incontrato Xavier Niel, l’imprenditore francese che tra opzioni e equity swap ha potenzialmente in mano il 15% della società che presiede, cioè Telecom Italia. E’ così?
«Rientravo da una missione all’estero e ho colto l’occasione per andare a trovare il nostro nuovo socio. Ci siamo incontrati a casa sua ed è stato un incontro doveroso visto che è diventato un azionista di rilievo. Certo, un socio in pectore, vista la struttura del suo investimento, ma di rilevanza tale che mi è sembrato opportuno come presidente dargli il benvenuto, perché come management noi dobbiamo creare valore per tutti gli azionisti».
E che impressione ne ha ricavato?
«Ho visto un imprenditore molto competente, con una storia personale ben nota, che è presente in diversi Paesi con un focus soprattutto sulle telecomunicazioni. E ogni investitore è benvenuto, ancora di più se può apportare competenze, input, suggerimenti».
Il mercato si chiede di che genere sia l’intervento di Niel. Che le ha detto al proposito?
« Mi ha detto che storicamente con i suoi interventi punta a creare uno stimolo per l’efficienza e per un business model vincente. Uno stile amichevole: nelle sue aziende opera solitamente come responsabile delle strategie e non come Ceo o presidente».
Ma se si propone così allora perché ha comprato opzioni e non direttamente azioni?
«Di questo non abbiamo parlato. Ma tendo a separare il livello degli azionisti, che non mi compete, da quello del management. Noi dobbiamo mostrare la nostra capacità di ottenere risultati e il massimo dell’efficienza, e di portare a compimento un piano industriale. Direi che in questo anno e mezzo in cui si è insediato il nuovo board Telecom ci stiamo riuscendo abbastanza bene anche se, ovviamente, ci sono ancora molti margini di miglioramento su cui il consiglio si sta focalizzando».
Poi, appunto, c’è il livello degli azionisti.
« Certo. Siamo un società quotata e come azionisti e investitori decidono di muoversi è una loro decisione. Il percorso di Vivendi e di Bolloré è noto: sono entrati con l’operazione Gvt-Telefonica, e dopo aver stimato il potenziale della società, cosa che ci ha fatto piacere, hanno deciso di incrementare la loro presenza scommettendo sull’opportunità di crescita che offre oggi la distribuzione di contenuti media attraverso reti a banda ultra-larga».
Invece quello di monsieur Niel come lo definirebbe?
«Dalla conversazione che abbiamo avuto vede la possibilità di offrire stimoli sia per il nostro business model sia per l’efficienza operativa, in Brasile e in Italia. Ripeto: tutti i soci sono benvenuti per definizione, a maggior ragione se possono aggiungere know-how utile all’azienda. Al momento, in Telecom è aperto un gruppo di lavoro per capire come i prodotti di Vivendi possano essere utili al nostro business. Appena il dottor Niel verrà in Italia potremo esplorare eventuali suggerimenti che dovessimo ricevere».
Insomma, un ingresso amichevole?
«Sì, dal colloquio di sabato direi certamente sì. Abbiamo parlato delle opportunità che vede nel nostro settore, e sono le stesse che raccontiamo ai nostri investitori. L’Italia è un mercato dove la banda ultralarga è in grande sviluppo: Telecom ad oggi ha varato un piano che prevede 10 miliardi di investimenti in tre anni, il più grande in corso in qualunque settore industriale in Italia».
Si sono sollevati dubbi su un possibile “concerto” con Vivendi.
«Mi pare di poterlo escludere completamente viste le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Vivendi e la conferma di Niel. Mi attengo a questo».
Sul versante opposto ci sono invece timori che Telecom possa diventare terreno di battaglia di contendenti francesi. Che ne pensa?
«Dal punto di vista degli interessi del Paese, Telecom resta e resterà una società italiana: italiane sono le sue competenze, il suo know how sviluppato in oltre 50 anni, le sue persone e infrastrutture. Ma a livello di azionariato, essendo quotati, sappiamo tutti che non c’è niente di più globale dei capitali. I capitali non hanno passaporto, l’importante è che arrivino da noi e che aiutino le nostre aziende a crescere».
Le preoccupazioni maggiori relative a ingressi «stranieri» in Telecom riguardano però proprio i piani per la banda larga e la rete Sparkle. Sono fondate?
«È vero che sono le due questioni di maggiori rilevanza strategica. Ma, ad esempio, la sicurezza informatica viene gestita con criteri molto precisi, su di essa abbiamo un dialogo intenso con le istituzioni preposte e vincoli procedurali. Non mi sembra che ci sia alcun interesse dei nostri soci di occuparsi di quel tema. Se cambiassero i gestori dell’azienda il Paese ha strumenti normativi e regolatori per proteggere i suoi interessi strategici. Quanto alla banda ultralarga non immagino un azionista che non voglia far crescere la sua società, o che si porti via la nostra rete. Da questo punto di vista non c’è alcun pericolo».
Curioso però che i soci maggiori non siedano in consiglio. Ci sono richieste?
«Abbiamo un consiglio ben amalgamato, competente e attivo, di 13 elementi, nominati dall’assemblea, un numero che potremmo aumentare con un passaggio assembleare. Ma ad oggi non ci è stato manifestato alcun interesse ad entrare nel board né ci sono richieste».
Ma la nuova situazione non cambia le prospettive generali? Ovvero: un ingresso della Cdp non servirebbe a riequilibrare la situazione?
«Non commento ciò che riguarda la nostra struttura azionaria, ho sempre detto che tutti i soci sono benvenuti. Telecom è quotata, chi ne vuole comprare quote è libero di farlo. Quello che conta è continuare a correre con investimenti sostenibili».
E con Metroweb come la mettiamo?
« Il discorso Metroweb fa parte del buon dialogo che abbiamo con le istituzioni e con la Cassa. Siamo molto impegnati su questa trattativa e per superare eventuali ostacoli industriali e regolatori. Ma la banda ultralarga si farà. In nove mesi abbiamo posato 1,2 milioni di chilometri di fibra, 3 al minuto. Insomma, stiamo lavorando a 180 chilometri all’ora».
@stefanoagnoli
Un ingresso tra i soci anche della Cdp? Telecom è una società quotata, chi se la vuole comprare è libero di farlo Pericoli? Non immagino un azionista che si porti via la rete o che non voglia far crescere la società dove investe