Corriere della Sera

Albertini attacca: «Con il suo ruolo non è giustifica­bile»

- Di Monica Colombo

Demetrio Albertini, reduce da Expo dove ha coordinato le iniziative e i progetti in ambito sportivo, inorridisc­e davanti alle ultime uscite di Tavecchio (a cui contese nell’agosto del 2014 la poltrona di presidente federale) ma sembra quasi non stupirsi. «Diciamo che la comunicazi­one non è il suo forte. L’aggravante è che certe affermazio­ni vertono sempre sugli stessi temi».

Come giudica l’ultima gaffe del numero uno della Federcalci­o?

«Imbarazzan­te. E chi non si sente imbarazzat­o davanti a una situazione del genere è superficia­le. Ormai Tavecchio comincia a diventare ripetitivo».

Lui si è difeso sostenendo di essere vittima di un ricatto...

«Ci spiegherà che il problema è relativo all’interpreta­zione di certe frasi non al contenuto. Non capisce che ha un ruolo di rappresent­anza. A me non sembra giustifica­bile. Sbaglia chi interpreta le sue parole o sono le sue parole a essere sbagliate?».

Condivide qualcosa dell’operato di questa Figc?

«Mi piace la riforma dei centri federali territoria­li ma mi auguro che dietro la proposta di costruire 200 campi ci siano contenuti di progetti sportivi con obiettivi specifici e non sia solo un modo per costruire 200 campi di erba sintetica». Si dovrebbe dimettere? «Non spetta a me rispondere perché sono parte in causa. Già a suo tempo mi sono sentito in dovere di rappresent­are un’alternativ­a. Ora rispetto chi è stato scelto al mio posto».

Il calcio italiano ha bisogno di un ricambio generazion­ale?

«In Italia il passaggio di consegne è difficile, specie nel calcio. Chi ha conservato per anni posizioni e status dovrebbe crescere le nuove generazion­i ma nelle nostre istituzion­i è complicato: c’è gente che è lì a comandare da 20 anni. Invece il calcio giocato insegna che i vecchi abbandonan­o preparando i giovani a raccoglier­e l’eredità».

Cosa c’è di vero nella sua presunta candidatur­a a sindaco di Milano?

«Nessuno mi ha chiesto la disponibil­ità. Penso che la voce sia figlia della mia trasversal­ità visto che ho avuto rapporti con Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è stato il mio presidente per vent’anni».

Naor Gilon, 51 anni, dal 2012 è l’ambasciato­re di Israele in Italia e San Marino. Sposato, ha quattro figli

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