Orfini: «Per Alfio un errore farsi schiacciare a destra»
Il mantra ufficiale è recitato da Ettore Rosato, capogruppo dem: «A Roma non ci stiamo occupando di campagna elettorale, né di toto nomi. Siamo concentrati a far bene per il Giubileo e a fare in modo che i servizi pubblici funzionino». Un tentativo di sviare l’attenzione dal vuoto che si è creato nel dopo Marino. Ma anche un modo per sottolineare come, senza un periodo di decompressione e senza qualche mese di risultati modello Expo per Roma, non è neanche pensabile credere di stare in gara per il Campidoglio. Solo dopo un eventuale «miracolo a Roma», il Pd renziano potrà sperare di avere chance alle urne. E si scioglieranno i dubbi. Fare le primarie o concordare un nome? Scegliere un candidato del Pd o accettarne un altro, magari dell’Ncd? Puntare su un nome della società civile o insistere su un politico puro? Difficile rispondere ora. Anche perché le risposte divergono e molto. A Roma se ne occuperà
anche Matteo Orfini, pur inviso ad alcuni (per esempio ad Angelo Rughetti e Dario Franceschini). Vogliono dire la loro anche gli esponenti della minoranza, pronti a lanciare una nuova battaglia antirenziana (ieri Roberto Speranza ha chiesto che Marino resti nel Pd). La «road map» la indica Orfini: «Di nomi parleremo a gennaio. Prima ci concentriamo sul Giubileo e proviamo a far funzionare questa città». Primarie sì primarie no? «Le primarie si faranno. A meno che, come è successo per Chiamparino e Zingaretti, non si trovi un solo candidato che unisca la coalizione». Già, ma quale coalizione? «Noi partiamo da quella uscente, Pd e Sel. Ma non dipende solo da noi». Quanto a Marchini, non fa paura a Orfini: «Marchini è andato benino quando si è presentato la prima volta, perché pescava trasversalmente nell’elettorato. Lo schiacciamento a destra non può che penalizzarlo». Stefano Esposito, turboassessore uscente ai Trasporti, la butta lì, un po’ scherzando, un po’ no: «Facendo un po’ di fantapolitica, un partito serio dovrebbe candidare uno tipo Massimo D’Alema». D’Alema? «Certo, un politico vero, in pensione, autorevole. Uno come lui potrebbe bonificare la città. Ma dico per dire, non è un’ipotesi realistica».