«Il jet russo si è spezzato in volo» Putin invia una squadra nel Sinai
La vedova del pilota: mio marito diceva che l’aereo era in pessime condizioni
S’è spezzato in due mentre volava. Per un’esplosione, forse. O perché stava insieme con lo sputo. Più la ricerca dei resti del volo 9268 s’allarga a un’area di 20 chilometri quadrati — il corpo d’una bambina è stato trovato a otto di distanza — più ristrette si fanno le ipotesi. Escluso l’errore umano del pilota: il comandante Nemov era molto esperto. Meno credibile un razzo da terra: nessun jihadista del Sinai ne possiede di paragonabili a quello che abbatté il jet malese in Ucraina. Resta la depressurizzazione per un guasto tecnico, più probabile per gli egiziani. Oppure la bomba a bordo e il sabotaggio, se si crede alla rivendicazione dell’Isis: anche Emirates ha cancellato il Sinai dalle sue rotte. «L’area dei rottami è così vasta — dice Alexander Neradko, dell’agenzia aeronautica russa — da far pensare che l’Airbus si sia rotto in due ad alta quota». «Questo suggerisce non un collasso meccanico — commenta Michael Clarke, esperto di sicurezza intervistato dalla Bbc — ma un’esplosione a bordo».
Ci vorranno mesi, a capire. Il presidente egiziano Al Sisi lascia che all’indagine egiziana s’affianchi un team inglese (che ha l’esperienza della lunga inchiesta sull’esplosione di Lockerbie) e accoglie pure tedeschi e francesi, perché «si richiedono tecnologie avanzate». Si scaricano le voci di bordo e i dati delle due scatole nere. La stampata del radar cipriota di Larnaca, che ha seguito la rotta minuto per minuto, mostra un’improvvisa perdita di quota. Verticale. Difficile attribuirla a un inconveniente tecnico, anche se le testimonianze si contraddicono: un funzionario egiziano, che aveva ispezionato l’aereo Metrojet sulla pista di Sharm el-Sheikh, sostiene d’averlo trovato «in buone condizioni»; la vedova del copilota Sergei Trukachec, Nataly, racconta in lacrime che il marito poco prima del decollo s’è lamentato al telefono perché «le condizioni tecniche dell’A-321 lasciavano molto a desiderare». Nel 2001, quando portava i colori della Mea libanese, l’Airbus aveva subìto un danno pesante alla coda mentre atterrava al Cairo: proprio quella coda che s’è staccata, tutt’intera, al momento del disastro.
Ogni indizio serve a capire. All’obitorio cairota di Zeinhom arrivano da San Pietroburgo, la città della maggior parte dei turisti morti, dov’è stato proclamato un lutto di tre giorni, i campioni di Dna per le identificazioni dei 163 corpi trovati finora: chi fa le autopsie, cerca anche tracce d’esplosivo. Mancano ancora 61 cadaveri. Putin ha mandato nel deserto una squadra di cento uomini. Ma non è semplice setacciare da soli la Wilaya Sinai, la provincia del Califfato islamico. E i russi girano con la scorta armata.